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Cultura  

Ci fanno compagnia certe lettere d'amore: in un libro l'epistolario sentimentale di Irma Spagnoletti e Giulio Pons

Ci fanno compagnia certe lettere d'amore: in un libro l'epistolario sentimentale di Irma Spagnoletti e Giulio Pons

La storia di due innamorati attraverso le loro lettere nell’Italia degli anni Sessanta diventa un libro. La protagonista Irma ne racconta la genesi.

 

Irma con il marito Giulio

 

Una storia d’amore attraverso le lettere scambiate tra due innamorati. Questa “corrispondenza d’amorosi sensi” tra Irma Spagnoletti, molisana salita in Piemonte negli anni ’60 per lavoro, e il villarese Giulio Pons è alla base del libro, che prendendo a prestito un verso di Enrico Ruggeri dalla canzone “Quello che le donne non dicono”, si intitola “Ci fanno compagnie certe lettere d’amore” (Vita Editrice). Una storia umana fatta di piccoli dettagli e grandi ideali che affondano le loro radici in una fede semplice e profonda, sullo sfondo un’Italia in rapido mutamento sotto l’aspetto sociale e culturale. A raccontare la genesi di questo volume, rendendo al contempo un ideale omaggio al marito che non c’è più, le parole di Irma.

 

Il libro può essere richiesto a vitaeditrice@gmail.com

Com’è nata l’idea di tirare fuori dal cassetto queste lettere?

Volevo solo mettere in ordine proprio un cassetto qualche tempo dopo la morte di mio marito Giulio e così le ho ritrovate; mi sono commossa tanto: è il carteggio tra noi fidanzati! così ho insistito perché mia figlia le leggesse, ma lei non aveva mai tempo! Allora mi ha insegnato a usare il suo portatile ed io le ho tutte battute a macchina e ci siamo accorte che erano state conservate per quasi sessant’anni proprio da mio marito che era un tipo preciso, con botta e risposta. Sono rimaste lì per più di un anno. Dopo di ché nemmeno mi ricordo come si fa ad usare il computer, ma le lettere hanno preso il volo, sono arrivate a Patrizio Righero che sorprendentemente ci ha visto la possibilità di farne un libro e lo ringrazio.

 

Quali sono i passaggi fondamentali che secondo lei sono i momenti salienti della storia raccontata in queste lettere?

Lo sfondo è l’Italia degli Anni Sessanta. Ma questo scambio di lettere, non essendo possibile sentirci per telefono (i telefoni non c’erano) ci ha permesso di continuare la nostra amicizia e poi attraverso la conoscenza reciproca il nostro rapporto si è fatto più profondo ed abbiamo fortemente sentito la mancanza l’uno dell’altra. Un momento importante è stato quando Giulio ha deciso di venirmi a cercare in Abruzzo dove mi ero trasferita per lavoro. Dopo questa sua visita mi sono poi mossa anche io. La lontananza, come diceva una canzone del tempo, è come il vento: fa dimenticare chi non s’ama, ma a noi ha fatto scoprire che oltre all’affetto che già c’era, un sentimento profondo emergeva e ci faceva sentire il desiderio di riavvicinarsi fino a pensare seriamente ad una vita insieme, a creare una famiglia, a realizzare un sogno e a chiedere la benedizione del Signore.

 

Che cosa vuole trasmettere alle nuove generazioni? Qual è il messaggio?

Non siamo soli. Ci sono persone con cui parlare, c’è il Signore che ci aiuta. Oggi ci sono molte crisi familiari. Non posso risolvere le crisi ma incoraggiare a parlarsi, ad accettarsi, a discutere insieme, a farsi aiutare. Se i giovani trovassero il modo di conoscersi meglio sarebbero più capaci di scegliere la propria vita e, confrontandosi, arricchire il bene reciproco per vivere insieme superando le difficoltà uniti. Lo auguro con tutto il cuore.

 

Infine qual è il ruolo di sua figlia Angelica in tutto questo?

In famiglia ci ha voluto bene ed appoggiati nelle scelte: ci siamo sempre confrontati e parlati molto anche con lei. Nella stesura del libro mi ha incoraggiata ed assistita tecnicamente. Sicuramente mi ha trovato una cosa che mi impegnasse ed aiutasse a tirarmi un poco su per non sentire tanto la mancanza di mio marito che ora è in Cielo e lo sento sempre e comunque molto vicino.

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