7 Agosto 2018
Villar e la Juve: più di una partita
Cristiano Ronaldo alla Juventus: una notizia che da un mese a questa parte ha riempito le cronache sportive. E ha caricato di entusiasmo – neanche ce ne fosse bisogno – l’attesa per la tradizionale partita della Juve a Villar Perosa (domenica 12 agosto). Che certo anche quest’anno non si preannuncia semplice da organizzare: “Circolare Gabrielli” più CR7, una combinazione davvero esplosiva.
Ma un tempo le cose erano diverse – persino un po’ naif – come ricorda Franco Minetto, amministratore pubblico e responsabile delle squadre RIV ai tempi di Gianni Agnelli. «Una volta c’era tanta gente ancora in fila fuori, ma i posti erano esauriti e per motivi di sicurezza non si poteva farne entrare di più, ma l’Avvocato dispiaciuto mi disse “Questa è una festa, ma lo deve essere per tutti. Minetto, li lasci passare!”» Difficile dirgli di no, così «quelli entrarono, senza biglietto, e si misero a sedere a bordo campo. Andai a dir loro di tenere i piedi fuori dalle linee per non far inciampare i calciatori e tutto andò bene». E pensare che, nonostante le odierne misure di sicurezza, già da due anni, la “partita” dopo pochi minuti finisce interrotta dall’invasione dei tifosi.
Minetto, però, senza soffermarsi a lodare i tempi andati, racconta aneddoti che ne sottolineano la diversità col presente. «Il povero Armando Picchi (ndr allenatore juventino nel campionato ‘70-’71, morto per un tumore a fine stagione), dopo la partita doveva andare via con la moglie e, per non perdere tempo, vista la confusione, salì in Vespa con me e lo portai al ponte di San Martino dove lei lo aspettava». Altro che le sei jeep per Ronaldo! Un’altra volta «con la mia macchina – era una Volkswagen, ma l’Avvocato non lo sapeva – portai Anastasi e Marchetti alla colonia RIV di Prà Martino. Se fosse capitato qualcosa, non credo che la mia assicurazione sarebbe bastata a coprire i danni ai calciatori».
I villaresi cercavano di garantire una certa tranquillità intorno all’albergo che accoglieva la squadra zebrata. Ma, nonostante tutte le loro attenzioni e i controlli maniacali di allenatori della tempra di Heriberto Herrera, ogni tanto i calciatori si comportavano da quei ragazzi che erano. Come Helmut Haller che «per andare dalla sua morosa a Inverso Pinasca, scappava e attraversava il Chisone». Più di recente, Vialli doveva fare meno strada: «si incontrava con le ragazze all’ingresso dei vecchi rifugi antiaerei».
In virtù della tradizione – «la prima volta che la Juve venne a Villar, il campo era dove ora c’è un supermercato e la collina faceva da tribuna naturale e a giocare contro di loro fu la squadra RIV» – fino agli inizi degli anni ‘80, a Villar la Juventus faceva il ritiro precampionato e disputava la prima amichevole «sempre il 15 agosto». La presenza dei bianconeri aveva anche un risvolto economico: «Seguivo le squadre della RIV – che pagava solo per la prima squadra composta esclusivamente da dipendenti – e con l’incasso dell’incontro, coprivo le spese delle giovanili RIV per tutto l’anno». Anche se tenendo fede alla fama di spilorceria che lo accompagnava «Boniperti iniziò a rivendicare metà dell’incasso. Ma gonfiando un po’ i prezzi riuscimmo lo stesso ad andare avanti».
Negli anni Villar Perosa arrivò ad ospitare le giovanili juventine: «A Torino dove erano alloggiati prima, mi dissero, era tutto un viavai di peripatetiche». Per dovere di ospitalità «le formazioni della RIV le facevo giocare negli altri giorni, in modo che il campo fosse libero per la Juve Primavera il fine settimana». E in forza del legame con la Juve, in un’occasione persino la nazionale italiana si trovò in ritiro nel feudo degli Agnelli: «Vennero anche Boninsegna e Gigi Riva».
Tempi andati e che difficilmente torneranno a Villar. Come quei personaggi rimasti nel cuore di Franco Minetto: l’Avvocato, Cornelio Siccardi, l’ingegner Bertolone. Personaggi di un’era in cui Villar, RIV – «aveva cinquemila dipendenti» – e Agnelli erano un tutt’uno. E pazienza se, «nei giorni caldi delle rivendicazioni sindacali in fabbrica», chi era rimasto affezionato alla Proprietà non visse certo le sue ore più liete.
GUIDO ROSTAGNO
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