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Personaggi  

Verona omaggia Lidia Poët

Verona omaggia Lidia Poët

A poche persone tocca l’onore di dare il nome a una piazza o a un monumento. Ancor più raro che capiti lontano dal proprio luogo di origine. Chi non conosca la storia di Lidia Poët potrebbe così sorprendersi che sabato 16 giugno le siano stati intitolati i Giardini della Corte d’Assise di Verona.

Il Comitato Pari Opportunità del consiglio dell’Ordine degli avvocati scaligeri ha pensato infatti a questa donna, che fu il primo avvocato donna in Italia, come simbolo di emancipazione femminile.

Eppure la storia di Lidia non è così conosciuta neppure nelle valli che le diedero i natali. O almeno la sua figura era trascurata finché nel 1994, Clara Bounous con il suo libro “La toga negata” non ne rinvigorì la memoria. «Lidia Poët nacque a Perrero a metà ‘800 – racconta la Bounous – da una famiglia benestante: suo padre era sindaco». Tempi in cui alle donne si richiedeva di dedicarsi alla casa e far la calza, ma proprio dalle calze di Lidia, Clara Bounous partì alla scoperta di questa donna: «Per il Museo delle donne di San Germano avevo ricevuto un paio di calze con le iniziali L P e decisi di risalire a chi ne fosse l’autrice». E così di archivio in archivio «scoprii che Lidia volle studiare, nonostante la contrarietà della famiglia, fino a laurearsi a pieni voti in Giurisprudenza con una tesi sul Diritto di voto alle donne». Un diritto che la Poët legava «all’istruzione senza di cui sarebbero mancati gli strumenti per una scelta autonoma». Superato il praticantato e l’esame da procuratore «non poté mai esercitare a causa dell’opposizione di giuristi e politici che ne fecero revocare l’iscrizione all’Albo». Lidia collaborò tuttavia con il fratello Enrico a sua volta avvocato a Pinerolo, perorando «soprattutto la causa degli emarginati e dei carcerati». Viaggiò molto all’estero «dove conobbe Victor Hugo e anche il movimento delle suffragette: lei stessa si attivò per  l’emancipazione delle donne». Soltanto dopo la I guerra mondiale «in cui le donne ricoprirono un ruolo importante (Lidia ad esempio fu crocerossina), cadde finalmente il divieto per le donne di esercitare l’avvocatura – per la magistratura bisognerà aspettare il 1964 -, ma ormai Lidia era anziana e così non fu lei la prima donna in tribunale». A lungo la sua figura rimase oscura: «Solo in tempi recenti a Pinerolo le sono state intitolate una scuola e una Piazza e a Perrero, dove riposa nel cimitero valdese di San Martino, una targa sulla sua casa natia».

 

 

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