26 Ottobre 2022
Villar Perosa. Giovedì 3 novembre al Cinema delle Valli una serata “in attesa della pace”

Giovedì 3 novembre, alle ore 20.45, nel Teatro – Cinema delle Valli (Viale Galileo Ferraris, 2) di Villar Perosa, si terrà una serata di riflessione sulla pace e in memoria delle vittime di tutte le guerre. In tanti hanno aderito alla proposta che sarà animata dal duo Angelica Pons e Marco Barale, con l’associazione Cantiere senza sensi, il Corpo Musicale di Villar Perosa e un gruppo di ragazzi delle ex quinte elementari di Villar Perosa. Interverranno il sindaco Marco Ventre, la pastora Erika Tomassone e, in video, il parroco Don Orlando Aguilar Tobon, attualmente in visita alla sua famiglia in Colombia.
Durante la serata sarà proiettato in anteprima assoluta il cortometraggio “L’attesa” di Federico Depetris in concorso e già premiato in diversi festival internazionali.
Intervista al giovane regista Federico Depetris
Come è nata l’idea per questa produzione?
L’idea del cortometraggio nasce dall’incontro tra me e Patrizio Righero, autore del racconto breve “Allo scoccare delle 18”. Fin da subito le tematiche del racconto sono risultate attuali e la struttura adatta alla realizzazione di una versione filmica. Si tratta di una storia che è frutto di una riflessione nata dopo l’invasione russa in Ucraina e dal timore di una deriva nucleare. Nel passaggio da racconto a sceneggiatura abbiamo dovuto modificare alcuni passaggi, ma si sono volute rispettare le tematiche fondanti. La versione filmica in particolare vuole offrire un finale aperto che può essere una fine, ma anche un nuovo inizio.
Come hai scelto gli attori?
Fin da subito è sorto il problema dell’età dei protagonisti. Nel racconto la coppia ha circa 80-90 anni e lui ha anche alcuni problemi legati all’età. Appare evidente come non sia semplice trovare attori che abbiano queste caratteristiche. Abbiamo quindi contattato Luigi Pentenero, attore con grande esperienza teatrale con cui ho già collaborato in passato. Dopo alcune riflessioni abbiamo pensato che fosse perfetto per il ruolo e abbiamo modificato la sceneggiatura per ringiovanire i protagonisti. L’attrice Ornella Novajra è stata consigliata dallo stesso Luigi, con cui aveva già collaborato in teatro. Durante le prime prove abbiamo trovato subito affinità nel modo di lavorare, erano entrambi molto aperti al dialogo e desiderosi di capire i propri personaggi fino in fondo.
E la location?
Diversi luoghi sono stati proposti o visitati. Un giorno siamo andati a Villar Perosa, casa di Angelica Pons, con cui abbiamo già collaborato per costumi e trucco, con lo scopo di parlare dell’estetica del cortometraggio. In quell’occasione siamo rimasti colpiti da come un angolo della casa si sposasse perfettamente con l’ambientazione del cortometraggio. In particolare la finestra che si sarebbe dovuta vedere alle spalle dei protagonisti e che dà sulla chiesa di San Pietro in Vincoli. Abbiamo quindi deciso di girare quasi tutto lì.
Perché la scelta del bianco e nero?
Ci sono diverse ragioni per cui l’uso del bianco e nero è venuto immediato. Inizialmente, senza neanche parlarci, tutto quanti ci siamo immaginati la storia in bianco e nero, questo è il motivo principale. In secondo luogo permette alla luce di essere totalmente bianca, e che in generale riteniamo adatta per poter dare al finale un’identità diversa da una semplice chiusura. Considerando infine l’aspetto tecnico, il bianco e nero permette di lavorare più tranquillamente piuttosto che in situazioni nelle quali è richiesto un color grading. Ciò non vuol dire che il bianco e nero sia facile, infatti abbiamo lavorato molto per dargli un effetto particolare, simile a quello delle pellicole di inizio ‘900.
Chi ha collaborato al cortometraggio?
Oltre a chi ho già nominato devo ringraziare sicuramente Serena Rumello per l’aiuto che mi ha dato nel ruolo di aiuto regista. Realizzare un film o cortometraggio non è semplice e ci sono molti aspetti da tenere in conto. Avere collaboratori che si rivelano complementari al tuo modo di lavorare e di vedere il film si rivela essenziale. Mauro Goia si è occupato della colonna sonora, facendo un grande lavoro per trasmettere le emozioni e le sensazioni richieste. Mio padre Claudio che si è messo a disposizione nell’aiutarci a creare il set e in altri lavori utili. E, non per ultima, un ringraziamento a Irma Spagnoletti, la madre di Angelica, che ci ha messo a disposizione la location per alcuni giorni.
In quali concorsi è iscritto il corto? Quali sono i premi vinti attualmente?
Abbiamo fin da subito voluto mandare il cortometraggio in giro per il mondo iscrivendolo a diversi concorsi internazionali. Se devo essere onesto, questo è stato uno dei lavori più pesanti di tutto il processo, perché ogni concorso ha richieste diverse che vanno assecondate e spesso non è facile. Abbiamo dovuto preparare delle foto del set, dei comunicati stampa e dei sottotitoli in diverse lingue. Al momento sta andando molto bene, è entrato nella selezione ufficiale di diversi concorsi negli Stati Uniti, Inghilterra, India, Sudafrica e Ucraina. “L’attesa” ha già ricevuto alcuni importanti riconoscimenti come il “Premio del Pubblico” al “Golden Horse International Film Festival” e il “Premio del Pubblico”, il “Miglior Sound Design”, il “Miglior Sceneggiatore” e la “Miglior Fotografia” al “Rohip International Film Festival”. Ma sicuramente ci rende tutti quanti molto orgogliosi il percorso che sta facendo in Ucraina, dove i festival cinematografici continuano nella speranza di preservare e portare avanti la cultura ucraina anche in momenti difficili come quello che stanno vivendo.
A proposito del “Sound Design” e della colonna sonora abbiamo interpellato il musicista e compositore Mauro Goia. Come hai lavorato su questo progetto?
Sono felice di aver composto la colonna sonora per il cortometraggio “L’attesa”: quando ho letto la prima volta la sceneggiatura ho immaginato fin da subito la musica che avrebbe commentato le scene. In tonalità minore con alcune modulazioni veloci e improvvise, per rappresentare lo stato d’animo dei protagonisti. Li ho immaginati combattuti tra diverse emozioni: dall’ansia e la paura alla consapevolezza di aver fatto la scelta giusta, ma sempre “sospesi”, con sensazioni imprevedibili, proprie dell’attesa di qualcosa di grande. L’Ave Maria finale, poi, l’ho affidata ad un arrangiamento classico, la voce solista di Mega, in questo caso in versione lirica, vuole rappresentare il viaggio verso un mondo diverso, pieno di luce e speranza.
Cristina Menghini

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