Il sindaco Ferretti: «La frammentazione accentua la distanza dai centri più importanti»
Negli ultimi tempi si è fatto un gran parlare dell’ipotesi di fusione tra Pragelato e Usseaux. Ma, soprattutto in quest’ultimo (187 abitanti sulla carta, con poco più di cento residenti effettivi), la questione ha sollevato non poche polemiche.
Il sindaco Andrea Ferretti, richiesto di un parere dopo la vivace riunione (sabato 27 gennaio ad Usseaux) dedicata all’argomento, ci tiene a sottolineare: «L’obbiettivo dell’incontro non era di prendere una decisione, ma di stimolare una riflessione e – perché no – un dibattito intorno al tema. Ma prima di tutto per capire la portata della proposta bisogna conoscere l’argomento». Nelle parole di Ferretti non manca una punta di disappunto: «Ero consapevole che il tema della fusione avrebbe generato discussioni, ma mi spiace che chi ha guidato il fronte contrario (ndr in primis l’ex sindaco Adriano Sgarbanti) lo abbia fatto sull’onda dell’emozione e senza portare opinioni fondate su dei dati». Il sindaco, a chi «ha organizzato una raccolta firme per il No», replica che questa presa di posizione è, al momento, quanto meno prematura: «Ci sono persone che non sono ancora schierate, che vogliono capire e ragionare in base a qualche dato». E Ferretti i dati li ha esposti in un documento presentato in occasione dell’incontro pubblico. Qualcosa come 475mila euro in più nell’arco di dieci anni, tra contributi statali e regionali. Non proprio spiccioli, ma Ferretti sottolinea «non è che ci vendiamo, come ha detto qualcuno, per quattro soldi», anche se non nega che con questi incentivi «si potrebbero affrontare investimenti capaci di generare ricadute economiche importanti per il paese: uno dei problemi degli enti locali è infatti che i bandi europei (GAL e PSR) prevedono una quota di cofinanziamento che non sempre abbiamo a disposizione e così a volte perdiamo delle buone occasioni».
Non sono però le risorse in più il movente principale dei ragionamenti del sindaco: «Usseaux negli ultimi vent’anni – spiega Ferretti -, grazie al lavoro dei miei predecessori Sgarbanti e Elvio Rostagno, ha lavorato bene per contrastare i problemi comuni a tutte le aree montane marginali (spopolamento, mancanza di opportunità di lavoro, difficoltà nel mantenere i servizi). Forse però è mancata un’azione a livello di territorio». Anche a causa della soppressione di province e comunità montane e delle difficoltà con cui Città Metropolitana e Unioni di Comuni stanno cercando di ricavarsi uno spazio, «un buon amministratore deve esplorare tutte le possibilità per cercare di cogliere ogni opportunità per il suo territorio non solo nel breve periodo, ma in un orizzonte di 15-20 anni. E magari anticipare una decisione – quella della fusione – che rischiamo, prima o poi, di vederci calata dall’alto senza poter dire o fare nulla».
Anche gli organici comunali presentano a volte dei limiti: «I nostri quattro dipendenti lavorano molto – e il legislatore ogni tanto appesantisce il carico – e non è pensabile che possano fare di più, ma per affrontare investimenti di un certo tipo occorre una struttura adeguata».
La stessa strisciante disaffezione verso la politica rischia di costituire un problema per i piccoli paesi: «I comuni hanno dei bilanci paragonabili a piccole aziende, ma gli amministratori che, a parte il sindaco che ha un’indennità, sono dei volontari che si trovano spesso a dover subire decisioni prese a livelli più alti: sarà sempre più difficile trovare persone disponibili ad amministrare i comuni!»
Sul finale il sindaco si lascia andare a riflessioni di profilo più ampio: «Parlare di scelte che guardano al futuro è un bene. Anche altri miei colleghi si stanno interrogando – fusione o non fusione – per capire come fronteggiare le sfide non solo dei nostri singoli comuni, ma di tutto il Pinerolese. Bisogna cambiare approccio e visione: attorno a Pinerolo è necessario costruire un progetto di territorio per cui, sicuramente, la frammentazione diventa un elemento che accentua la distanza in termini politici e di sviluppo rispetto ai centri più importanti». E alle critiche di chi vede troppo minuto anche l’eventuale comune nato dalla fusione, Andrea Ferretti rilancia: «Io sarei pronto a coinvolgere nella fusione anche Fenestrelle, se a loro stesse bene».
Ad Usseaux, dopo il primo incontro pubblico, ne è seguito un’altro sabato 10 febbraio, mentre venerdì 9 marzo anche a Pragelato si affronterà al questione. E solo una volta sviluppato in maniera esaustiva l’argomento, i due comuni indiranno il referendum consultivo per sondare le cittadinanze in merito alla ventilata fusione.
L’ex sindaco Rostagno: «Conservare il mansìa come riferimento per la comunità»
Interrogato sul tema delle fusioni comunali (in generale e non sul caso specifico), Elvio Rostagno, consigliere regionale e già sindaco di Usseaux, non ha problemi a esprimere una posizione netta: «Di mio ero contrario, non consideravo la fusione uno strumento così efficace per razionalizzare i nostri comuni; per affrontare i problemi legati alla frammentazione e alle dimensioni dei nostri territori ritenevo più adatta l’Unione di Comuni». Con onestà intellettuale Rostagno, però, riconosce: «Devo dire che come consigliere regionale ho potuto vedere in Piemonte anche casi in cui le fusioni hanno funzionato bene».
Negli ultimi anni chi ha legiferato ha cercato di incentivare le forme di semplificazione amministrativa, nell’ottica di una nuova concezione dei comuni che li intende, al di là di territorio e popolazione, come luoghi capaci di garantire un elevato livello di welfare. Tra i provvedimenti che vanno in questa direzione, vi sono i contributi straordinari sia statali (previsti per dieci anni dopo la costituzione di un comune nato dalla fusione) sia regionali oltre a un allentamento dei vincoli del famigerato Patto di stabilità.
«Nei casi in cui le fusioni hanno funzionato – riprende Rostagno – i territori coinvolti erano caratterizzati da contiguità e omogeneità sia territoriale sia identitaria. La stessa possibilità prevista dalla legge di mantenere delle municipalità, dei presidi per i cittadini sui vecchi territori comunali è un’ottima cosa». Infatti ben consapevole del campanilismi, il legislatore (oltre a consentire di mantenere tributi e tariffe differenziati nei comuni preesistenti) ha ammesso per i comuni decisi a fondersi la possibilità di istituire municipi nei territori delle comunità di origine così da permettere idonee forme di partecipazione e un decentramento dei servizi tale da non penalizzare nessuno.
«Nel caso dei nostri comuni dell’alta Val Chisone – aggiunge il consigliere regionale – sarebbe importante conservare oltre alla municipalità, anche la funzione del “mansìa”(e magari concedergli la possibilità di voto in consiglio) come punto di riferimento “fisico” per le comunità».
E se matrimonio tra comuni deve essere «bisognerebbe farlo in modo più ambizioso, cercando di formare una nuova aggregazione da duemila abitanti, così da costituire un soggetto forte all’interno dell’Unione dei Comuni e di contare di più, ma una soluzione di questo tipo richiede più tempo…»
Al di là delle differenze di vedute, l’ex sindaco riconosce al suo successore il merito «di aver affrontato in modo serio e maturo il ragionamento intorno all’assetto amministrativo del territorio. Rincresce il fatto che non tutti abbiano capito la valenza della proposta di Andrea Ferretti».
GUIDO ROSTAGNO