«È una cosa da fare assolutamente, un viaggio che ti fa cambiare il modo di vedere le cose!»
In due frasi Tommaso Sorbino, giovane studente di Pomaretto, riassume l’esperienza vissuta con il “Treno della memoria”. Un progetto, quello del “Treno”, che affonda le sue radici nel lontano 2004 – prima ancora dell’istituzione del “Giorno della Memoria” (27 gennaio), la ricorrenza internazionale con la quale l’ONU ha voluto ricordare lo sterminio nazista degli ebrei -, quando alcuni torinesi poco più che maggiorenni dell’associazione “Terra del Fuoco” decisero di organizzare un percorso di riflessione e memoria, portando altri ragazzi come loro sui luoghi della più efferata tragedia novecentesca.
E così, negli anni, migliaia di giovani hanno scelto di compiere questo vero e proprio “pellegrinaggio laico” finché, nel febbraio 2017 durante le vacanze di carnevale, l’ennesima spedizione – a cui han preso parte Tommaso e le sue compaesane Veronica Rostan e Sofia Cristiano – è salita su un treno, per ripercorrere il tragitto compiuto da migliaia di ebrei oltre settant’anni prima. Nel suo cammino il Treno della Memoria ha trasportato i suoi giovani passeggeri, attraverso l’Europa, per far tappa in luoghi come Praga, Terezin e Lidice (in Repubblica Ceca) e poi in Polonia, a Cracovia con il museo della fabbrica Schindler e il ghetto ebraico, e infine nei purtroppo celebri campi di Auschwitz e Birkenau.
Un viaggio dalla genesi particolare come emerge dal racconto di Sofia e Veronica: «Un giorno allo “Spazio Adolescenti” di Perosa (ndr punto di incontro curato dalla Diaconia Valdese), quasi per caso abbiamo saputo della cosa: non sapevamo neanche come fare per aderire, ma ci siamo date da fare, informandoci con gli organizzatori e chiedendo ai nostri comuni un aiuto economico per l’iscrizione». E il loro darsi da fare, soprattutto pubblicizzando l’iniziativa presso i compagni di scuola, è riuscito a mobilitare un buon numero di partecipanti al progetto: «Siamo stati in otto della mia classe (ndr una quarta del Liceo Socio-economico del Porporato) a partire, dopo aver affrontato il percorso preparatorio», ricorda Sofia. Il progetto del “Treno della Memoria” non prevede, infatti, soltanto il viaggio sui luoghi della Shoah: «La visita dei campi rappresenta il punto di arrivo di una preparazione fatta di incontri di conoscenza reciproca, di studio e di riflessione per essere pronti al viaggio». Insieme ai tre di Pomaretto, tra i componenti della comitiva 2017 «c’erano anche Alissa del comune di Perosa, Anna di Massello e Davide di Villar, anche i loro comuni sono intervenuti con un contributo per favorirne la partecipazione».
Nel tornare col ricordo al viaggio, traspare nella voce dei ragazzi l’entusiasmo abbinato sempre a parole ponderate. «Non è qualcosa da prendere alla leggera, non è una gita scolastica: devi essere tu a scegliere di farlo», suggerisce Veronica. «Con il nostro gruppo c’erano anche due ragazzi africani (rifugiati politici) – sottolinea Sofia – e grazie a loro, che per raggiungere l’Europa hanno vissuto vicissitudini incredibili, abbiamo allargato lo sguardo dalla storia delle ingiustizie di ieri a quelle dei giorni nostri». Anche Tommaso rimarca l’importanza del gruppo: «Secondo me è stato importante e bello fare il viaggio in compagnia; nei momenti di condivisione ci si appoggiava l’un l’altro, ci si confrontava, ci si conosceva e si imparava dall’esperienza altrui. Durante le occasioni di riflessione tutti davano il meglio di sé». E sempre insieme, nelle sere libere, «uscivamo per svagarci un po’ dall’orrore provato durante il giorno; un orrore a cui non pensi quando parti, ma nel momento in cui ti trovi lì in mezzo te ne senti avvolto». Dal cuore di ognuno talora spunta qualche ricordo più vivido: «Mi viene in mente Lidice – rivela Sofia -, un paese come potrebbe essere Pomaretto, completamente distrutto dai Nazisti – ora al suo posto c’è un parco –; tutta la popolazione è stata uccisa per caso, senza che avessero fatto niente». Qualcuno ricorda invece il brutto tempo con «l’atmosfera brumosa che ci ha fatto un po’ immedesimare – per quanto possibile – nello stato d’animo di quelle persone al loro arrivo nel campo di concentramento».
E i tre giovani viaggiatori, come chiunque abbia vissuto una bella esperienza, desiderano comunicarla agli altri: «Consiglierei a tutti di provare il “Treno della Memoria” – proclama Tommaso – forse non in Quinta (superiore) per via dell’esame, ma è qualcosa che prima lo si fa, meglio è»; e infatti quest’anno, contagiata dall’entusiasmo, sarà sua sorella a prendere il Treno. Anche Veronica insiste su questo aspetto: «Nella mia scuola (ndr l’Istituto “Michele Buniva”) sto facendo una grande pubblicità per questa iniziativa, tra l’altro gestita benissimo dallo staff di animatori e accompagnatori dell’organizzazione».
Al di là delle emozioni però, l’esperienza del “Treno della Memoria” diventa un’occasione di crescita, di presa di consapevolezza e di responsabilità: «Abbiamo imparato – chiosano Sofia e Veronica – che bisogna diventare persone attive, cercando di conservare la nostra umanità nonostante, a volte, i pregiudizi trasmessi dai potenti e dai mezzi di comunicazione ci presentino altre persone quasi come “diverse”». Come si cominciò a fare in Germania nel 1933… E questi diciottenni in gamba hanno tutta l’intenzione di diventare adulti capaci, anche nella quotidianità, di cogliere le differenze tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. «Si dice – commenta Tommaso – che il viaggio del Treno non finisce con il ritorno a casa, ma anzi che da quel momento comincia veramente! Attraverso questa esperienza, oltre a conoscere meglio la Storia, nei giorni passati all’estero abbiamo incontrato persone e culture diverse da quella a cui siamo abituati. Ma soprattutto abbiamo ricevuto una spinta a guardare con spirito critico la realtà: il male che c’è stato nel passato può ripresentarsi e, solo informandoci e prestando attenzione a quello che succede nel mondo, potremo cercare di evitare di lasciarci passare le cose davanti, così da non ripetere gli errori del passato!»
GUIDO ROSTAGNO