14 Dicembre 2017
Sì che nevicava una volta!
La consistente nevicata che ha aperto il mese di dicembre sembra avere lasciato traccia di sé, non solo sulle strade, ma anche sui social network. In particolare i sindaci più attivi su facebook si sono visti talora trascinati loro malgrado, al centro di polemiche, spesso al di là delle reali responsabilità, da cittadini spazientiti dai veri o presunti disservizi delle ditte addette allo sgombero neve.
Ma se si tornasse con la memoria indietro di qualche decennio, si vedrebbe come allora anche le nevicate si vedevano sotto un’altra luce.
Dante Roncaglia, storico “spazzaneve” del comune di Pinasca, ricorda: «Negli anni ‘60, quando ho cominciato, la gente aveva più pazienza, mentre oggi pretendono che mezz’ora dopo la nevicata la strada sia già pulita: è impossibile!» E dire che, ai tempi, Roncaglia si occupava da solo di tutte le numerose strade pinaschesi – che ben conosceva, avendo allora anche l’incarico della raccolta dei rifiuti – quando molte borgate non erano, come purtroppo oggigiorno, deserte: «Mi è capitato di trascorrere addirittura 48 ore consecutive sul trattore senza quasi scendere – tolte le pause per un panino, una sigaretta o per fare pipì -, ovviamente dovendo sgomberare dappertutto capitava di arrivare in certe località dopo 24 ore dall’inizio della nevicata, ma quasi tutti capivano le difficoltà e pazientavano».
Le precipitazioni nevose erano inoltre maggiori di quelle degli ultimi anni: «Ricordo un anno, forse il 1972, quando nella zona più alta caddero sei metri di neve; un’altra volta (era forse il 76?) da casa mia al trattore – e c’erano venti metri di strada da fare – ho impiegato un’ora: il vento aveva accumulato tanta di quella neve…».
I primi mezzi spazzaneve erano poi veramente eroici e sicuramente non da paragonare con quelli odierni: «All’inizio neanche venivo pagato per togliere la neve: avevo cominciato per conto mio a farlo dopo aver comprato a Pragelato una jeep americana dei tempi della guerra e averla attrezzata da me con una lama! Poi fu la volta di una “Fiat Campagnola” e anche su questa avevo montato l’attrezzatura per spostare la neve; purtroppo andava a benzina e consumava troppo così alla fine acquistai, sempre della Fiat, un trattore “100 cavalli” che, per fortuna aveva già la cabina per ripararsi dal freddo». Una vita difficile da immaginare: «Anche se negli ultimi tempi toglievo la neve solo più nella mia zona di Serre Marchetto e Gran Dubbione, era una fatica enorme e solitaria. Qualche volta saliva con me il geometra del comune per tenermi un po’ compagnia. E poi spesso non si vedeva neppure la strada – solo la neve! – tanto che in alcuni casi ho rischiato anche di ammazzarmi: una volta sono rimasto sospeso a un ponte – c’era un salto di 5-6 metri – finché alcune persone con un cavo non sono riuscite a trainarmi fuori pericolo». Tra le insidie dei tempi gloriosi di Roncaglia non andavano trascurati i numerosi chilometri di strade non asfaltate in cui «le buche, profonde anche 50 centimetri, sia quando erano gelate sia quando la neve fondeva e si riempivano di fango, diventavano delle vere trappole».
Non manca nella testimonianza di Dante, un ricordo per Riccardo Richiardone, a lungo sindaco di Pinasca, residente a Gran Dubbione: «Riccardo arrivava a piedi, anche all’una o alle due di notte, e mi chiamava: “Dante, Dante!”, uscivo e c’erano magari 30-40 centimetri… Una sera l’ho fatto dormire a casa mia, poi al mattino siamo partiti verso Gran Dubbione, non ricordo se alle 6 o alle 7, e siamo arrivati alle 11:30. Il vento aveva portato 4 o 5 metri di neve!»
Anche se «c’era chi mi diceva “la neve non metterla lì, mettila là”, io facevo come potevo, “non posso mica mangiarla!”». Dante conserva un bel ricordo di quegli anni: «C’erano anche persone che capivano le mie difficoltà, mi volevano bene e me lo dimostravano a parole e non solo: conservo ancora, di alcuni di loro, una lettera di ringraziamento».
GUIDO ROSTAGNO
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