31 Maggio 2023
Pinasca. Demolita la casa del primo televisore di Dubbione
La Casa Berruti demolita di recente a Dubbione era uno dei simboli di un’epoca che ormai non c’è più: nel 1954 nell’alloggio di Carlo Boasso ospitò la prima televisione del paese.
Una nota di dispiacere mista a innumerevoli ricordi ha suscitato – sui social e non solo – in tanti pinaschesi il recente abbattimento di un caseggiato all’angolo tra Via Vittorio Veneto e la strada provinciale. La vecchia sagoma a chi passa abitualmente lì davanti manca non poco. In termini tecnici si tratta di “una ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione”, che si avvale del superbonus del 110%.
Il primo televisore e la poltrona di don Ambrosiani
Ma questi dettagli interessano chi valuta l’operazione immobiliare, non chi porta quella casa in un angolo del cuore. Come Gianni Canova (classe 1948), che racconta: «Conoscevo bene quell’edificio: ci vivevano i miei nonni Carlo e Olga Boasso e, siccome i miei genitori lavoravano entrambi, ero spesso da loro. Ricordo le famiglie che stavano lì,
- gli Antonioli
- il maestro di musica Franzoso
- Colomba Bernardi
- la signora Casolin e il suo negozio di alimentari
Mio nonno nel 1954 fu il primo a Dubbione a comperare un televisore, così alla sera da lui venivano in molti portandosi la sedia da casa per vedere la TV, veniva anche don Mario Ambrosiani a cui era riservata l’unica poltrona…»
Il signor Berruti in sella al suo “Galletto”
Molti indicavano la casa che non c’è più come “’l Capitani” commettendo un piccolo errore. «’l Capitani è il caseggiato dall’altro lato di via Vittorio Veneto – puntualizza Canova – dal nome del proprietario, lì davanti fermava il tram. All’interno c’era fino agli anni ’60 la caserma dei Carabinieri (che conoscevo bene perché ero amico di Paolo, il figlio del maresciallo Terlevich) e c’era la rivendita di vini di Lucia Valero (a casa dei miei nonni non c’era il pozzo e ogni tanto mi mandavano a comprare un bottiglione di vino). La casa abbattuta era del signor Berruti, macellaio e salumiere a Perosa Argentina. Me lo ricordo ancora quando scendeva a ritirare gli affitti sul suo “Galletto” (ndr motorino degli anni ’50-’60 prodotto dalla Moto Guzzi) e tutte le famiglie tiravano fuori i soldi dalla “burnìa” (barattolo) per pagare…»
Un mondo che non c’è più
Il dispiacere per la demolizione nasce per tante ragioni: «Dai racconti che mi faceva Sigfrido Galliano (che era del 1915) l’edificio doveva risalire ai primi anni ’20 e conservava diverse parti architettoniche realizzate a mano… con la casa è caduto anche un piccolo pezzo di storia del paese». La storia di quando nel solo concentrico di Dubbione c’erano quasi venti esercizi commerciali: la Cooperativa, due panettieri, la latteria, diversi alimentari e osterie, due macellai. Un mondo che non c’è più, ma che ritorna trasfigurato nei racconti di chi l’ha conosciuto.
GR
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