Non c’è ancora nulla di concreto e forse non ci sarà mai. Ma il tema dell’organizzazione dei Giochi Olimpici invernali da parte di Torino in una riedizione del 2006 ha, se non altro, vivacizzato molto un consesso politico amministrativo – a Torino in primis e nel Pinerolese e valli in seconda battuta – altrimenti un po’ soporifero.
A lanciare l’idea del revival sono stati in partenza i comuni dell’Unione della Via Lattea (che comprende Cesana, Sauze d’Oulx, Sestriere e Pragelato, sedi di gara nel 2006) e, pian piano, a questa proposta si sono accodati anche Pinerolo e, ultimamente, l’Unione Montana Valli Chisone e Germanasca. Quest’ultimo ente, lunedì 12 marzo si è infatti ritrovato in un consiglio dedicato a quest’argomento. Racconta la presidente Laura Zoggia: «Eravamo l’ultimo territorio a non essersi ancora espresso sulla candidatura olimpica: l’unanimità dei presenti si è dichiarata favorevole. Abbiamo sentito telefonicamente anche i sindaci di Perosa e Pinasca, che erano in Sardegna per impegni istituzionali, e anche loro hanno dato il loro sostegno a questa iniziativa». A motivare la scelta hanno contribuito sia il ricordo dell’entusiasmo del 2006 sia la nascita di eventuali nuove infrastrutture «come potrebbe essere il raddoppio della ferrovia di Pinerolo». L’auspicio, però, rispetto all’esperienza di Torino 2006 è «di avere un maggior coinvolgimento dei territori montani: allora finite le gare, tutto si spostava a Torino per le premiazioni, senza consentire di scoprire le attrattive del nostro territorio dal Forte di Fenestrelle allo Scopriminiera».
Anche uno dei protagonisti politici della stagione olimpica (e non solo) «il sindaco di Sestriere, Valter Marin era presente – continua la Zoggia – e ha illustrato, dati alla mano, le infrastrutture realizzate sul territorio in occasione del 2006». La “variante” alla Strada Provinciale 023 da Porte a Perosa o la riqualificazione degli impianti sciistici di Prali restano ancora ben visibili.
Per contraltare anche l’impianto per il salto con gli sci di Pragelato rimane sotto gli occhi di tutti, assurto ormai a simbolo della non inappuntabile gestione post olimpica. E proprio la sindaca di Pragelato, Monica Berton, davanti alla prospettiva di nuovi giochi olimpici, non nasconde di «essere un po’ spaesata: per garantire uno sviluppo al territorio come comune stavamo lavorando per riqualificare l’area coinvolta nel 2006, quando ci è “caduta in testa” l’olimpiade 2026». I progetti dell’amministrazione pragelatese erano volti a rinunciare ai trampolini olimpici che «nonostante i tentativi fatti in passato, non sono né saranno sostenibili in un eventuale dopo olimpiade: dopo il 2006 abbiamo ereditato delle strutture nel disinteresse delle Federazioni che avrebbero dovuto farle funzionare! Oltretutto non siamo inseriti nel calendario internazionale del salto e non godiamo dei finanziamenti di una regione a statuto autonomo, a differenza di Predazzo dove, inoltre, esiste una lunga tradizione del salto con gli sci».
Naturalmente in caso di nuove olimpiadi, lo smantellamento delle strutture del Salto subirebbe un rinvio a cui la sindaca, però, ben volentieri acconsentirebbe in nome delle prospettive di sviluppo del territorio e non solo: «Le olimpiadi significherebbero tante cose, basti pensare allo spirito di coesione che si è creato, al di là degli orientamenti politici, in tutto il territorio». Ciò non toglie che si vorrebbe evitare «di ricadere nei teatrini del post olimpico in cui, nonostante i fondi assegnati sulla carta, si è riusciti a realizzare ben poco». E dire che interventi, forse non così ardui, «come la costruzione di guadi definitivi sul Chisone per il percorso dello sci di fondo permetterebbero sia di risparmiare i circa 15 mila euro annui necessari per mettere in piedi quelli provvisori, sia di rendere fruibile il tracciato anche per le passeggiate d’estate». L’idea della prima cittadina “pradzalenca” sarebbe, infatti, di privilegiare un’idea di montagna – sintetizzata nel progetto “Pragelato Naturale Terrain” (PNT) – in cui il turista possa conoscere e godere natura e bellezza dei luoghi, potendo scegliere tra diverse attività (sia con la neve che d’estate) adatte al più esperto come al principiante. Un progetto, quello del PNT, condiviso con tutta la popolazione che avrebbe costi dell’ordine dei cinque milioni di cui «solo 1,5 milioni sarebbero a carico dei fondi comunali e degli investimenti dei privati, investimenti che però arriveranno solo a progetto avviato!» Con il realismo di chi si trova davanti una situazione comunque impegnativa, Monica Berton commenta: «L’obbiettivo è di risolvere le questioni ancora aperte e garantire lo sviluppo: ben vengano le olimpiadi se possono aiutare a risolvere le cose, ma con o senza Giochi noi resteremo attenti a controllare ciò che accadrà e ad agire per il bene del nostro comune».