Per Pomaretto il 17 febbraio è una data doppiamente importante. A parte l’ovvia gioia dei valdesi nell’anniversario della concessione dei diritti civili, da quest’anno un’altra occasione lieta legherà questa data alla comunità pomarina: la nuova vita del primo piano del presidio di Pomaretto.
Dal mese di novembre, infatti, il servizio di Riabilitazione funzionale aveva abbandonato le sponde del Germanasca per trasferirsi a Pinerolo, lasciando vuoto un piano della struttura. «Era una cosa spiacevole vedere inutilizzato quello spazio – racconta il sindaco Danilo Breusa -; i sedici posti letto aggiuntivi di continuità assistenziale sono il frutto degli sforzi congiunti delle amministrazioni pubbliche (Regione e Comuni locali), dell’ASL TO3 e della Tavola Valdese».
Se la costante pressione di amministratori come Breusa, ha spinto l’ASL a mettere a disposizione la struttura, sicuramente l’intervento della Tavola – legata affettivamente al nosocomio di cui in passato era proprietaria -, che ha messo sul piatto 200 mila euro (del suo 8 per mille) per tre anni è stato determinante: «La compartecipazione alle spese da parte di un privato – come sottolinea Breusa – ha messo l’Assessorato Regionale alla Sanità nella condizione di non poter negare la concessione del nuovo servizio» che migliorerà l’assistenza ai pazienti già seguiti dal servizio di cure palliative, grazie al personale specialistico e psicologico aggiuntivo. Da parte sua la Regione metterà a bilancio «800 mila euro all’anno – evidenzia il Consigliere regionale Elvio Rostagno – per un servizio di prestazioni sanitarie di alta valenza». Le cifre in campo, oltre all’importante valore per i malati, avrà anche una ricaduta occupazionale significativa: «Tra OSS e infermieri – ricorda Breusa – si ricaveranno quasi venti nuovi posti di lavoro».
Sabato 17 sono convenuti a Pomaretto l’Assessore Antonio Saitta e il consigliere Elvio Rostagno per la Regione Piemonte, il Direttore Generale dell’ASL TO3 Flavio Boraso, il Moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini e, oltre a Breusa, il sindaco di Perosa Argentina Andrea Garavello. Proprio Garavello ci tiene a rimarcare il ruolo ricoperto dal suo collega pomarino nella vicenda: «Come i miei colleghi del territorio, ho fornito il mio appoggio politico per l’ospedale, ma va detto che Danilo Breusa, sia come sindaco di Pomaretto sia come rappresentante in ASL dell’Unione dei Comuni è stato per gli enti superiori un interlocutore sempre preparato e pronto nel pungolarli in vista del bene del territorio». Restando in tema, Breusa riconosce: «Dobbiamo sicuramente ringraziare sia Flavio Boraso dell’ASL sia il Moderatore e tutta la Tavola Valdese».

Nella foto, insieme ad alcune dipendenti, i sindaci di Perosa e Pomaretto, l’assessore Saitta, Elvio Rostagno, il direttore dell’ASL To3 Flavio Boraso e il moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini
Con l’istituzione del CAVS (servizio di Continuità Assistenziale a Valenza Sanitaria) l’ASL, senza necessità di intervenire su una struttura già esistente, rispetterà i parametri regionali dello 0,3 posti letto di continuità assistenziale ogni mille abitanti.
Per il presidio di Pomaretto, la storia però non finisce qua: «Il prossimo passo – richiama Danilo Breusa – sarà realizzare la “Casa della Salute”», un’iniziativa che dalla collaborazione tra medici di base e specialisti permetterà diagnosi e cure tempestive per i pazienti. «Ogni medico di famiglia conserverà il suo ambulatorio, – spiega Breusa -, ma verrà un giorno alla settimana a Pomaretto e potrà, se c’è bisogno, mandare subito i suoi pazienti a consultare lo specialista, ad esempio il fisiatra, e fare gli esami di cui ha bisogno: in quel giorno, infatti, saranno presenti nella struttura sia i medici specialisti che gli addetti alla diagnostica».
Il presidente della Croce Verde: «Chi ci chi chiede il voto si nasconde dietro ai burocrati»
Se il nuovo servizio aperto a Pomaretto rappresenta una notizia positiva per il territorio, a far da contraltare – e i sindaci hanno approfittato della presenza dell’assessore Saitta per ricordarlo – c’è la situazione di difficoltà – per non usare termini più reboanti – del 118 di Perosa Argentina. Racconta il sindaco Andrea Garavello: «La nostra Croce Verde che gestisce il 118 patisce una sofferenza di organico a cui il volontariato non riesce più a sopperire, specialmente per il presidio di Pragelato». Già qualche settimana fa i sindaci di Perosa, Pomaretto, Fenestrelle e Pragelato avevano richiamato il problema all’attenzione dell’assessore che «aveva lasciato qualche speranza». Purtroppo il funzionario competente non era della stessa idea, come racconta Piero Tron, presidente della Croce Verde di Perosa: «Forti dell’apertura di Saitta, abbiamo subito inviato alla Regione un’istanza in cui evidenziavamo come il territorio coperto dal nostro servizio (16 comuni per 130 Km quadrati) non poteva essere valutato solo in termini numerici: è chiaro che un 118 in centro a Torino fa più interventi dei nostri, ma allo stesso tempo noi – che oltre a Perosa abbiamo anche i presidi di Prali e Pragelato – quando dobbiamo intervenire in località isolate e distanti dagli ospedali impieghiamo molto più tempo; purtroppo la risposta che abbiamo ricevuto non ci concede né più personale, né più ore di straordinario». Anche Garavello non può che unirsi alle doglianze di Tron: «Ci scontriamo con la rigidità burocratica dei funzionari per cui dovremo tenere sotto pressione la Giunta e i nostri rappresentanti in Regione».
E Monica Berton, sindaca di Pragelato, aggiunge il carico: «Non è una questione di prestigio, per noi la presenza del 118 fa spesso la differenza tra sopravvivere oppure no! E noi vogliamo mettere lingua nelle decisioni dei funzionari: non si può lasciare senza servizi chi vive in montagna, altrimenti è come dirci di andarcene in città. Chi governa ha certamente molti problemi, ma anche se siamo pochi deve tener conto delle esigenze delle vallate alpine». Piero Tron confida però poco in una soluzione positiva: «Non abbiamo armi: potremmo rifiutare di tenere la postazione di Pragelato così che la Regione riemettesse il bando per coprire il servizio; purtroppo esistono compagnie private che potrebbero aggiudicarsi la gara: utilizzano personale interinale – pagato molto meno dei nostri dipendenti – e anche la qualità del servizio ne risentirebbe!» E rincara la dose: «I nostri sindaci hanno poco peso politico e chi ci chiede il voto non si fa problema a fare promesse e poi nascondersi dietro ai burocrati per non doverle mantenere! Anche nella sanità – e non è adesso che lo scopriamo – si ragiona solo in termini economici. Quando si parla di “rimodulazione” dei servizi, vuol forse dire eliminare quel poco che c’è ancora?» E insieme al servizio si perderebbero anche «quattro posti di lavoro». Per tamponare al problema del personale la Croce Verde cercherà di sensibilizzare la popolazione, sperando di trovare nuovi volontari: «Prossimamente inizieremo insieme ai sindaci a organizzare degli incontri e – anche se per esperienza so che i risultati saranno scarsi e il lavoro enorme – cercheremo nuovi “militi”». I motivi che scoraggiano sono vari dalla crescente età della pensione ai corsi di formazione, giustamente, più impegnativi, al tipo di volontariato richiesto che «deve essere garantito e non a tempo perso». Ma Tron tiene a sottolineare che «il problema è politico: se la classe politica se ne sbatte le scatole, noi andiamo avanti lo stesso – forti dei nostri 70 anni di storia –, sempre con il nostro spirito e cercando di lavorare al meglio, però occorre essere consapevoli che in prospettiva ci sono dei limiti oltre i quali non potremo andare e che la qualità del servizio ne risentirà».
GUIDO ROSTAGNO