Non molti conoscono la figura di Lorenzo Cot. Neppure a Fenestrelle che gli diede i natali.

È comprensibile visti gli anni trascorsi dal 1825 – quando vide la luce a Chambons (allora sotto il comune di Mentoulles) – e considerando come la vita di questo sacerdote si sia svolta per lo più oltre oceano.

Racconta Fabio Banchio, vicepresidente dell’”Associazione Piemontesi nel mondo”: «Nonostante mia madre sia originaria proprio di Chambons, neanch’io sapevo chi fosse quando, dall’Argentina, un’associazione tra le molte con cui siamo in contatto ci ha invitato alle manifestazioni organizzate nel centocinquantesimo anniversario del suo martirio».

Dal 23 al 29 settembre, infatti, a Colón nello stato di Entre Rios sono previste conferenze storiche, mostre, processioni e preghiere in onore del primo cappellano della colonia di San José e Villa Colón. A dar lustro a don Cot sarà anche un nuovo libro “El silencio de una historia”, curato da Alejandro González Pavón, professore e membro del comitato organizzatore della ricorrenza.

Presentazione da parte del professor Alejandro González Pavón al Consiglio di Colón della proposta delle iniziative in ricordo di don Lorenzo Cot

A onor del vero di questo sacerdote, che dalle valli si spostò in Sud America, al di qua dell’oceano se ne era già parlato. Nel “Convegno del Laux” dello scorso anno, dedicato alle migrazioni dalle valli, don Giorgio Grietti aveva tratteggiato la biografia di Lorenzo Cot e, in particolare, il suo ruolo nell’organizzare la partenza dall’Europa di molti migranti alla volta del Paranà.

Quinto figlio di una famiglia numerosa, Lorenzo Cot diventò sacerdote nel 1847. In virtù della sua eccellente formazione culturale fu poi professore di Grammatica al Piccolo Seminario di Fenestrelle, ma i modi rudi e «le accuse di violenza nei riguardi degli studenti» – come riporta il volume che raccoglie gli atti del convegno del Laux – lo fecero sollevare dalla mansione con la nomina a vicario di Balboutet. Forse deluso per il nuovo incarico, Lorenzo Cot accolse l’invito, rivoltogli nel 1857 dal generale Justo José Urquiza, presidente della Confederazione argentina, a divenire suo cappellano. Nella nuova terra il sacerdote valligiano trovò già numerosi migranti savoiardi e del Vallese con cui sfruttando la conoscenza del Francese – allora lingua madre in alta val Chisone – non faticò certo a instaurare buoni rapporti. Ma oltre alle cure pastorali, Urquiza affidò a Cot anche l’incarico di organizzare il reclutamento dall’Europa di nuovi coloni per le terre argentine. Incarico a cui il prete si dedicò per alcuni anni favorendo l’arrivo di migranti da Svizzera, Germania, Francia e, anche, dalle valli Susa e Chisone (tra questi numerosi suoi familiari). Lo zelo dimostrato nel compito venne però inficiato agli occhi di alcuni in Argentina dal suo tentativo di privilegiare i cattolici come nuovi coloni.

Il volume “Le migrazioni dalle valli in età moderna” in cui, tra gli altri, è presente il saggio di don Giorgio Grietti sull’avventuroso don Lorenzo Cot

Sicuramente Cot non era un carattere semplice con cui confrontarsi. Prova ne sia la rivalità, degna di Peppone e don Camillo, con Alejo Peyret, direttore della colonia di San José. Addirittura Cot, eletto nel consiglio municipale, alla richiesta di dimettersi per incompatibilità con la carica di cappellano, risolse il casus belli rinunciando alla cappellania.

La fine di questo sacerdote ne riscatta comunque le zone d’ombra. Chiamato una sera al capezzale di una moribonda, a chi lo invitava alla prudenza – nella colonia era un periodo carico di tensioni e violenza – rispose «che la sua coscienza di sacerdote lo obbligava» ad andare. Fu così che il 27 settembre 1868 cadde in un agguato mortale, forse su mandato massonico o di qualche politico a lui avverso. Ai funerali furono duemila a testimoniare con la presenza la popolarità di padre Cot.

E le celebrazioni in programma mostrano come, a distanza di un secolo e mezzo, il ricordo di Lorenzo Cot sia ancora vivo.

«L’”Associazione Piemontesi nel mondo” – commenta Banchio – invierà una lettera agli organizzatori e, alla prima occasione, andrò a Colón per incontrare chi si è occupato delle celebrazioni in memoria di Lorenzo Cot».

GUIDO ROSTAGNO