12 Marzo 2018
La vita ricomincia a sessant’anni
Che fare? Era questa la domanda che assillava il parroco, Alessandro Ricci, e l’architetto Elena Clot nel valutare, agli inizi del 2014, la sorte da destinare a quel locale, il vecchio salone parrocchiale, tanto ampio (circa 200 metri quadrati) e al contempo inutilizzabile per le attività pastorali. Ricorda il parroco: «Nel periodo invernale, quando fuori faceva brutto o freddo, l’ex teatro parrocchiale diventava il nostro rifugio. Purtroppo, per una serie di problemi della struttura, lo spazio era poco e non era così caldo». Ma se le difficoltà erano tante e i soldi pochi, la fede nella Provvidenza non è mai mancata: «Durante un pellegrinaggio a Roma con i ragazzi nel giugno 2014, abbiamo pregato sulle tombe di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. A quest’ultimo (ndr a cui l’oratorio di Pinasca è dedicato) abbiamo chiesto, in particolare, di poter ristrutturare il teatro e così ricavarne una struttura polipastorale». E se all’epoca la preghiera sorreggeva la speranza, oggi don Alessandro può dirsi certo di aver ricevuto risposta: a distanza di alcuni anni il sogno si è realizzato. «La ristrutturazione del salone – commenta soddisfatto il parroco – ci ha permesso di creare un nuovo ufficio parrocchiale – che dà direttamente su Piazza Santa Maria Assunta -, di fare una stanza per il seminarista che mi accompagna, di ricavare il bagno per disabili e altri lavori sugli altri locali pastorali». E per completare l’opera non mancava che la benedizione dei locali a cui ha provveduto domenica 11 marzo il nostro vescovo Derio Olivero. «La prima parte dei lavori – spiega il don – è stata inaugurata da monsignor Pier Giorgio Debernardi durante l’estate all’oratorio del 2016; monsignor Derio, dopo aver presieduto la messa delle 11, ha benedetto invece gli ultimi locali ristrutturati». Se il primo lotto riguardava soprattutto il salone principale, ora sono stati varati «la cucina, la sala adibita agli incontri del giovedì delle signore del gruppo Caritas parrocchiale e l’ufficio parrocchiale». L’entusiasmo della comunità per il recupero del vecchio “Cine” è stato grande, come testimoniato dalle iniziative organizzate a sostegno delle spese dei lavori ad esempio «il mercatino natalizio e il festival della famiglia». Oltre ai parrocchiani, anche «alle imprese, ai fornitori di materiali e ai tecnici che hanno lavorato a questo progetto perché sono venuti incontro alle nostre esigenze economiche» va il ringraziamento del parroco che ci tiene a fare «un ringraziamento speciale all’Otto per Mille e alla Fondazione CRT per i contributi che ci hanno concesso».
Un po’ di storia
«Domenica è sempre domenica» cantava in coda al Musichiere Mario Riva negli anni ‘50 quando l’allora parroco, Francesco Picco diede inizio ai lavori per realizzare il “Teatro parrocchiale”. Alfonso Gelato ricorda: «L’inizio dei lavori di sbancamento risale alla primavera del 1955; con mio padre abbiamo lavorato una giornata con un motocarro per trasportare la terra da mettere; tutto il materiale edile fu fornito dalla ditta Gelato Leonzio». Sul nome del progettista l’ipotesi più probabile lo individua nel «l’ingegner Poet, perché don Picco veniva dalla parrocchia di Castel del Bosco, il paese dell’ingegnere». Erano anni in cui a volte gli impresari davano punti ai progettisti: «Il signor Damiano (ndr Battista), che aveva solo la terza elementare, quando ha dovuto costruire le capriate si è reso conto che i calcoli dei ferri non combaciavano». Già all’epoca non sempre le casse delle parrocchie erano traboccanti, per cui nacque – su iniziativa delle donne che gestivano negozi e attività di ristorazione, allora numerose a Pinasca – una sottoscrizione per raccogliere fondi da destinare alla copertura delle spese per i lavori.
Dopo l’inaugurazione nell’autunno del 1956, il salone venne utilizzato sia come teatro vero e proprio sia come sala cinematografica fino al 1968, avvalendosi di un proiettore «donato dalla RIV» su cui molti volontari più e meno giovani hanno armeggiato come operatori per le proiezioni. Poi lentamente il locale perse via via d’importanza per poi cessare, o quasi, di essere utilizzato.
Fino ai giorni nostri. Ma questa è una storia ancora da scrivere…
LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *