29 Giugno 2020
La pastorale giovanile con gli oratori chiusi

Fare o non fare l’Estate-Ragazzi, questo è il dilemma. O almeno lo diventa, se come spesso accade si riduce (a torto) la pastorale giovanile alla sua attività più evidente, quella dell’oratorio estivo. Se così fosse, il 2020, a causa dell’emergenza Covid, rappresenterebbe l’anno zero.
Per fortuna in diverse parrocchie, ognuna con le sue peculiarità, se l’epidemia ha impedito l’apertura degli oratori, non ha fermato il lavoro insieme ai ragazzi.
«La maggioranza dei nostri animatori – racconta Johnny Barquero, parroco di Fenestrelle – non abita abitualmente in paese. Molti hanno la seconda casa e vengono solo d’estate quando si concentrano le nostre attività». Se le norme emergenziali rendono impossibile organizzare l’oratorio estivo, don Johnny però non si arrende: «ho invitato i ragazzi più grandi, gli animatori, a trovarsi il sabato in parrocchia insieme a me. Anche così si può crescere come gruppo». Siccome «i ragazzi hanno comunque voglia di fare», molti di loro collaboreranno con il Centro Estivo curato dal comune, mentre il parroco sta organizzando per rinsaldare i legami «un campeggio a inizio agosto».
Pure in altre realtà il Covid ha frenato, ma non fermato, il lavoro che si stava svolgendo. «A Pinasca – racconta Andrea Haeffely – con i ragazzi delle I e II Media ci trovavamo due volte al mese per cercare di capire attraverso testimonianze, film e canzoni come la conoscenza di Gesù dica davvero qualcosa alla nostra vita». L’epidemia ha interrotto gli incontri “in presenza”, ma «si era creato un legame di amicizia, che è continuato. Così ai ragazzi più grandi, che mi davano una mano, ho cercato di mandare video e messaggi che trovavo di aiuto in un periodo così difficile come il lockdown. “Se volete, fatelo vostro – dicevo loro – e giratelo, se credete, ai ragazzi più piccoli”. E devo dire che le risposte più soddisfacenti, mi sono arrivate spesso dai ragazzi da cui meno me lo sarei aspettato».
Nella parrocchia di Perosa Argentina, in valle quella con una pastorale dei ragazzi e dei giovani più sviluppata, «abbiamo mantenuto per i gruppi delle varie età gli incontri settimanali col programma di video-conferenze Zoom – spiega il responsabile Matteo Galliano -, cercando di non perdere i contatti con i ragazzi (che hanno partecipato con costanza) e di sostenerli nelle fragilità del periodo».

La rinuncia alla storica Estate Ciac (quest’anno sarebbe stata l’edizione n° 44) non è stata dettata, come quasi ovunque, dalla mancanza di forze: «Avremmo avuto almeno ventidue maggiorenni per seguire l’iniziativa!» La scelta di non organizzare l’oratorio estivo deriva da ragioni di principio: «Il Ciac è solo una delle nostre attività, ma è un mezzo e non un fine: con l’oratorio chiuso, quando abitualmente ogni giorno per tutto l’anno ospita i vari gruppi – dalle elementari fino agli universitari – non avrebbe avuto senso farlo. Al di là del servizio che possiamo rendere alle famiglie, il nostro compito non è di gestire il tempo libero (con tutto il rispetto per chi lo fa di mestiere) dei loro figli, ma di formare i cristiani adulti di domani, instaurando relazioni di crescita alla luce del vangelo». L’obiettivo del post-Covid insomma non è di fare l’estate-ragazzi, «ma, con tutte le cautele e cogliendo l’occasione – come dice il nostro vescovo – per rivedere il modo abituale in cui operavamo, di riaprire l’oratorio!»
GUIDO ROSTAGNO
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