Il geologo Luca Coccolo, partendo dalla recente frana sulla SP 23, porta la riflessione sulla priorità da garantire agli interventi di riassetto idrogeologico.

 

 

Una tragedia sfiorata lo scorso 2 marzo, quando verso le 15 una frana si è staccata sulla Strada Provinciale 23 nel territorio di Villar Perosa, un po’ a monte della rotatoria del “rospo”. Per pura combinazione non sono stati coinvolti mezzi in transito o persone.

 

La dinamica

Il distacco di una porzione della parete rocciosa a ridosso della strada ha interessato metà dello sviluppo della carreggiata. Tecnici e cantonieri della Viabilità della Città metropolitana di Torino, con la collaborazione dei Carabinieri, sono presto intervenuti e già nel pomeriggio è avvenuta la rimozione del materiale franato e la pulizia preliminare della sede stradale. L’indomani è stata è stata effettuata una verifica più puntuale e una iniziale bonifica mediante disgaggio, a cui è seguita la posa sul versante interessato dal crollo di chiodature e reti per assicurarne in via definitiva la stabilità.

 

Luca Coccolo: non è un caso!

«Probabilmente – spiega il geologo pinaschese Luca Coccolo – il versante si è imbibito d’acqua e poi a seguito dell’azione del gelo e disgelo si è verificata la frana. Non è però un evento accaduto per caso, da tempo l’Ordine Nazionale dei Geologi ha lanciato l’allarme sul cosiddetto “dissesto idrogeologico” del territorio italiano, e le nostre valli non fanno eccezione. Purtroppo soltanto dopo eventi tragici come alluvioni si dà voce ai geologi; ma senza dar loro retta: sono sempre altre le priorità di intervento che vengono scelte. Ad esempio, non discuto sull’opportunità di realizzare la famosa “pista ciclabile”, certo però è singolare che per questa ci siano risorse, mentre non si trovano quasi mai risorse per intervenire sui versanti o su rii e torrenti. E dire che sarebbero ottimi investimenti, sia per prevenire la perdita di vite umane (che non hanno prezzo) sia per evitare tante catastrofi “ambientali” con i pesanti costi necessari per gli interventi di ripristino». Inoltre «mentre i nostri vecchi controllavano il territorio, pulendo i boschi e i corsi d’acqua, spesso oggi questo non lo si fa. E se dove un tempo c’erano dieci case, ora ce n’è mille visto che il cemento non assorbe l’acqua, quando piove un po’ di più accadono disastri e allora si dà la colpa al cambiamento climatico. Invece ci vorrebbe un cambiamento di mentalità, quello per cui da tempo lavora l’Ordine dei Geologi con il progetto E-Geologica, che propone nelle scuole una campagna di sensibilizzazione su questi temi».

GR