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Territorio  

Don Barra e Pragelato: quando Casa Alpina era “un altro pianeta”

Don Barra e Pragelato: quando Casa Alpina era “un altro pianeta”

Il neo Venerabile Giovanni Barra per quasi 30 anni trascorse le sue estati in mezzo ai giovani a Pragelato, nella Casa Alpina da lui fondata.

 

 

Anche a Pragelato, località per tante ragioni cara a don Giovanni Barra, la notizia dell’attribuzione al sacerdote nativo di Riva del titolo di Venerabile è stata accolta con sincera soddisfazione.

 

La soddisfazione del sindaco Merlo

«Credo di interpretare la gioia di tutta la comunità di Pragelato, credenti e non credenti, per l’importante riconoscimento ad un sacerdote che si è contraddistinto in tutta la sua vita per la dedizione agli altri – ha sottolineato il sindaco del paese, Giorgio Merlo –. Oltre ad essere stato un prete giornalista, uno scrittore raffinato ed apprezzato in tutta Italia, don Barra viene ricordato anche come il sacerdote che nel dopoguerra aprì “Casa Alpina” a Pragelato. Un luogo di preghiera, di permanente formazione culturale e spirituale e di incontro per giovani e famiglie durante tutto l’anno. Ma, soprattutto, negli anni ‘50 e ‘60 un luogo di confronto e di discussione tra gli esponenti più rappresentativi del mondo cattolico italiano, ad esempio da Carlo Donat-Cattin a Guido Bodrato».

 

La storia di Casa Alpina

La storia di Casa Alpina parte nel 1946, quando don Barra – che, come assistente della FUCI (Federazione Universitari Cattolici) e del gruppo femminile studenti, era solito organizzare delle brevi uscite – decise di acquistare un vecchio villino a Soucheres Basses. I soldi non c’erano, ma a supplire c’era la fiducia nella Provvidenza. E negli anni don Barra riuscì così ad ammodernare e ampliare la struttura. Se gli inizi furono ben più che frugali – i testimoni ricordano un camerone nel sottotetto e materassi di trucioli di legno o foglie secche –, la partecipazione di ragazzi e giovani fu già allora significativa. Gli ampliamenti iniziarono presto, ma allo stesso tempo aumentò il numero di quanti chiedevano di poter venire, attratti dal carisma di don Giovanni, che non mancò di trascorrervi insieme ai giovani tutte le estati fino al 1974 (morì a fine gennaio dell’anno dopo). Alla fine degli anni ‘60 la struttura poteva ospitare circa 200 persone e soprattutto era stata arricchita dalla bella chiesa, la cui vista ancora oggi accoglie chi arriva a Pragelato.

 

Un clima di fraternità e dialogo

Ma quali erano le ragioni che portavano tanti ragazzi e ragazze a salire ai 1500 metri di Casa Alpina? «Era un altro pianeta – racconta Laura, che da giovane villeggiante a Pragelato frequentò per numerose estati don Barra -. C’era un clima di fraternità e dialogo, ricco di stimoli culturali e spirituali soprattutto grazie a don Barra, che sapeva davvero mettersi in ascolto di chi arrivava lassù. La prima volta che dalla casa di villeggiatura con i miei fratelli, scesi a Casa Alpina, mi colpì il fatto che c’erano ragazzi e ragazze: negli anni ‘50 e ‘60 la promiscuità non era una cosa comune negli ambienti cattolici; don Barra non imponeva obblighi, ma il suo carisma faceva sì che tutti quanti si comportassero, senza forzature, in modo rispettoso e serio. Era normale poi alla sera, dopo essere stati insieme durante il giorno per le varie attività più e meno serie, ritrovarsi in chiesa per la messa: non c’era alcun obbligo, ma a tutti o quasi sembrava la conclusione perfetta della giornata. Dopo la morte di don Barra, sono tornata ancora una volta a Casa Alpina, ma non era più la stessa cosa, sembrava ormai un albergo come tutti gli altri…»

GR

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