11 Dicembre 2018
Addio a don Adalberto e al suo sorriso
È stato probabilmente un infarto a strappare alle comunità di Castel del Bosco e Villaretto (nel comune di Roure) il loro parroco, Wojciech Rzeszutek, in Italia più semplicemente don Adalberto. L’hanno trovato morto nel suo letto, nel pomeriggio di mercoledì 5 dicembre, i Vigili del Fuoco, allertati dopo un paio di giorni in cui l’assenza di don Adalberto non era stata notata o non aveva creato apprensione. Le ipotesi più accreditate portano a pensare che la morte sia avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 dicembre. La salma è stata trasportata nella camera mortuaria del presidio sanitario di Pomaretto, in attesa dei funerali da concordare con i familiari in arrivo dalla Polonia.
Don Adalberto era nato il 4 marzo 1979 a Misko ed era stato ordinato presbitero il 29 maggio 2004 per la diocesi di Sandomierz. Aveva conseguito il magistero in Teologia all’Università Cattolica di Lublino. Dopo un periodo come vicario a Wierzchowiska, venne a Pinerolo nel 2006. Dal 2007 al 2009 fu amministratore parrocchiale di Santa Maria Maddalena (Perrero), per poi passare con analogo incarico a Santo Stefano in Castel del Bosco e San Giovanni in Villaretto. Ottenuta la cittadinanza italiana nel 2016, assunse la carica di parroco delle due comunità e si incardinò nella nostra diocesi. Fu membro del Consiglio Presbiterale (rappresentante dei preti delle Valli Chisone e Germanasca) dal 2012 al 2016 e nuovamente da quest’anno.
Il vescovo Derio Olivero ha riassunto in poche frasi la commozione dell’intera diocesi e in particolare dei suoi confratelli: «Questa tragica notizia mi ha colto di sorpresa. Don Adalberto era un prete giovane, valido, stimato e sorridente. Amava molto le sue comunità cui era molto legato. Era contento di fare il prete in Italia e in particolare in montagna. Era un bell’esempio di prete. Questa notizia addolora molto me e tutto il presbiterio della diocesi. Ci mancherà molto. Sono vicino alla sua comunità e alla sua famiglia».
Rino Tron, sindaco di Roure, ne parla commosso: «Mi sento di dire – ed è quello che dirò anche in occasione dei funerali – che dobbiamo ricordare e ringraziare don Adalberto per due cose. Per il sorriso che lo accompagnava sempre, anche nei momenti brutti o difficili. Un sorriso non di facciata, ma segno di quella gioia che aveva dentro di sé e che si rifletteva sul suo viso. Una gioia che ti faceva aprire anche nei momenti tristi. E poi bisogna ricordarlo per la sua umiltà, con cui ha saputo entrare in punta di piedi nella nostra comunità e grazie alla quale tutti gli volevano bene». Tron ricorda ancora: «Quando ha fatto il suo ingresso in parrocchia, ero già sindaco. Nell’accoglierlo gli dissi: “Per qualunque cosa tu abbia bisogno, chiamami”, al che mi rispose che lo stesso doveva valere per me. E così è sempre stato da entrambe le parti».
Manuela Ressent, del gruppo di tradizioni popolari “La Tèto aut“, conferma come don Adalberto fosse riuscito ad ambientarsi bene nel paese: «Questa domenica avevamo in programma la “Festa dei nonni” a Castel del Bosco. Abbiamo deciso – d’accordo tutti gli organizzatori – di rinviarla. Quando muore qualcuno della comunità – un parroco poi e così giovane – non è possibile fare festa. Don Adalberto era molto attento e amante delle tradizioni: a Santo Stefano avevamo programmato insieme una messa concerto a cui come Tèto Aut avremmo partecipato in costume tradizionale. D’altronde capiva l’importanza della nostra storia e in alcune occasioni ci aveva permesso di fare le letture in patois durante la messa». Di don Adalberto «mi torna in mente l’espressione commossa quando, durante la festa dei trentacinque anni de “La Tèto Aut”, intonammo “Madonna Nera” in occitano…»
Sulla piazza di Facebook, non appena diffusasi la notizia della morte, non sono mancati i ricordi. Da quello di don Giuseppe Rizzi – «… Il tuo essere placido e solare a volte mi innervosiva ma poi mi calmava e rasserenava. “Non te la prendere, non serve a niente” mi dicevi. E ora chi me lo ricorderà?» – e di altri confratelli che ne testimoniano la bontà e disponibilità e, nella preghiera, si stringono all’anziana madre di Wojciech. Anche dai commenti virtuali di paesani e villeggianti di Roure traspaiono le qualità del parroco venuto da lontano: «Ricorderò sempre la tua umiltà, la tua semplicità nelle omelie, il tuo sorriso ed il tuo modo di parlare che mi ricordava Giovanni Paolo II».
Seguendo «Il desiderio di tutti i parrocchiani – come sottolineato dal sindaco Tron – di fare il funerale a Castel del Bosco», le esequie sono state fissate nella chiesa di Santo Stefano mercoledì 12 dicembre alle ore 15.
GUIDO ROSTAGNO
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