Skip to Main Content

Personaggi  

35 anni di messa per don Dariusz Komierzynski, dal 2009 a Dubbione

35 anni di messa per don Dariusz Komierzynski, dal 2009 a Dubbione

Sacerdote da oltre quindici anni a servizio della Diocesi di Pinerolo, don Dariusz Komierzynski si racconta: dalla formazione sotto il Comunismo in Polonia all’esperienza italiana.

Parroco a Dubbione dal 2009, don Dariusz “Dario” Komierzynski lo scorso 14 giugno ha festeggiato i 35 anni di ordinazione sacerdotale.

Nel seminario più grande del mondo

«Sono entrato in seminario – spiega – nel 1983 dopo la Maturità. Al primo anno eravamo centoventuno seminaristi (il nostro seminario, il più grande al mondo, ne aveva in tutto 440!). Cinquantotto sono poi diventati sacerdoti al termine di un percorso scolastico intenso: prima del diaconato c’era l’obbligo di conseguire la laurea in Teologia…»

Studio tanto, cibo poco

Oltre allo studio, la vita in seminario non era rose e fiori: «Non c’era troppo da mangiare: pane, burro, cipolle bruciacchiate, pranzavamo a delle tavole lunghissime e il vassoio col cibo partiva un giorno da un estremo, l’indomani dall’altro perché quando arrivava al fondo restava ben poco da mettere tra i denti, così almeno un pasto ogni due veniva garantito».

Le spie dei Comunisti

Condizioni rese dure dal regime comunista, che era solito infiltrarsi anche tra i seminaristi: «Appena prima dell’ordinazione diaconale, i nostri superiori hanno individuato quattro “spie”, tutti studenti esemplari e sulla cui integrità avremmo messo la mano sul fuoco: per alcuni la vocazione era sincera, ma erano stati indotti a tradire da delle minacce alle loro famiglie… Ma difficoltà e persecuzioni incontrate hanno irrobustito la nostra fede, siamo rimasti tutti fedeli alla nostra vocazione».

Viceparroco, cappellano e insegnante

Dopo l’ordinazione per don Dario sono arrivate «esperienze da viceparroco in parrocchie piccoli e grandi e come cappellano in carcere e in ospedale, prima di prendere un dottorato in Teologia pastorale e fare esperienza da insegnante». Infatti con la caduta del Comunismo, la Chiesa ha assunto un ruolo centrale nella società polacca: «Dopo il 1989 in tutti gli ordini di scuola, dall’asilo all’università, sono previste delle ore, potremmo dire in modo un po’ improprio, di “Religione”».

Chiamata dall’Italia

Finalmente «nel 2002 sono diventato parroco in una comunità ancora scossa dall’assassinio del mio predecessore; nel tempo insieme ai collaboratori siamo riusciti a ridare fiducia a questi fedeli spaventati. Poi nel 2006 ho deciso di rispondere a una richiesta di aiuto dall’Italia (diocesi di Castellaneta) e ho raggiunto la Puglia, salvo scoprire una volta giù che il vescovo italiano aveva cambiato idea, così, dopo aver dormito in auto qualche giorno, sono rientrato in Polonia dove nel frattempo era giunta da parte di mons. Pier Giorgio Debernardi, un’analoga richiesta di aiuto motivata in particolare dalla presenza di numerosi minatori polacchi».

Un gelato con il vescovo

Arrivato a Pinerolo insieme al compianto don Adalberto (Wojciech Rzeszutek), don Dariusz resta colpito dalla differenza tra l’idea che aveva dell’Italia e la realtà: «Alloggiamo nel seminario, che scopriamo con stupore essere da anni privo di seminaristi, restiamo però ancora più stupiti quando il vescovo ci invita ad andar a prendere un gelato con lui (cosa impensabile in Polonia)».

Roure e poi Dubbione

A don Dario vengono affidate le parrocchie di Roure: «Qui ho imparato a mie spese che proporre le stesse cose in realtà diverse non funziona, ma ho trovato anche tante persone pronte ad aiutarmi». Dopo un breve ritorno in Polonia, Dariusz rientra a Pinerolo per raccogliere la difficile eredità di don Mario Ambrosiani a Dubbione (dove opera tuttora).

Sogni in italiano

Della sua esperienza italiana sottolinea: «Per quanto si possano trovare degli amici, il senso di solitudine e la mancanza della famiglia a volte sono forti; trovo a mancare inoltre quell’amicizia sacerdotale, che in Polonia è favorita dalla presenza di più sacerdoti nella stessa parrocchia. Se in Italia mi sento ancora straniero, quando torno in Polonia, però, mi capita spesso parlando di fare degli errori e soprattutto mi accorgo di sognare in italiano…»

GR

LASCIA UN COMMENTO  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *