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A San Pietro Val Lemina, dal 6 all'8 luglio, una mostra sulla terra di Papa Francesco

A San Pietro Val Lemina, dal 6 all'8 luglio, una mostra sulla terra di Papa Francesco

A San Pietro Val Lemina presso il nuovo salone polivalente confinante con il monumento “Ai Piemontesi nel Mondo” dal 6 all‘8 luglio prossimo verrà esposta, per la prima volta a cura dell’Associazione Piemontesi nel Mondo, un originale mostra dal titolo “Argentina: Flash di storia, di emigrazione piemontese, di gemellaggi, di artigianato turistico”.

Prezioso e originale materiale storiografico raccolto in 40 anni di visite, di donazioni, di rapporti e di gemellaggi con l’Argentina, conseguenti all’inaugurazione del monumento “Piemontesi nel Mondo” avvenuto nel 1974 sulla Piazza Piemonte del paese e successiva costituzione dell’Associazione Piemontesi nel Mondo.
Rapporti solidali con comunità che affondano le proprie radici della terra che fu di Cavour, costruendo un ponte ideale ma robusto verso centinaia di migliaia di nostri corregionali rimasti, malgrado tutto, “più piemontesi dei piemontesi, più italiani degli italiani”.
La mostra è tutto un richiamo storico-sentimentale all’Argentina, terra dove i piemontesi si contano a milioni (da 3 a 3 e mezzo), fra cui emigrati dal piccolo paese di Portocomaro (Asti) i cui discendenti ci hanno regalato l’attuale Pontefice Francesco, primo papa Argentino-Piemontese.
Emergono oggetti, documenti, episodi, richiami a paesi e Famije Piemontesi di Cordoba, Rosario, Santa Fe, Mendoza, San Francisco, San Jorge, San Juan, Paranà, Rafaela, Mar del Plata, Villa Maria, Villa Mercedes, La Pampa, Patagonia, Luque, Freire, Devoto, Piamonte, Nuevo Torino, Cavour, Silvio Pellico, Umberto I°.
Concreta espressione di quel filo ideale che congiunge gli emigrati piemontesi è l’obelisco all’entrata della sede della Famija Piemonteisa di Cordoba e riprodotta nella mostra: una sfera di bronzo con una pietra proveniente dal Colle dell’Assietta, appositamente trasportata in Argentina a ricordo della battaglia del 1747.
La mostra, nella sua semplicità ed eloquenza è un parziale doveroso ricordo alla grande nazione Argentina dove la presenza piemontese è massiccia, esemplare e determinante. Gente ricca soltanto della forza delle sue braccia che ha rivoltato la “pampa” e costruito un continente.
Praterie deserte sono diventate campi coltivati. Chi voleva vendere trattori e macchine agricole imparava il dialetto piemontese, altrimenti era difficile parlare e impossibile fare affari.
Significativa l’ininterrotta operatività fino al 1934 a Buenos Aires della “Compañia d’arte piemonteisa” che eseguiva spettacoli teatrali in piemontese con grande presenza di pubblico specialmente nelle provincie di Santa Fe e Cordoba.
I piemontesi, in qualche modo hanno influenzato la lingua e il castigliano è molto più vicino all’italiano dello spagnolo classico. Le provincie di Cordoba (gemellata con Torino) e di Santa Fe (gemellata con Cuneo) sono un’enorme regione dove gli immigrati dal Piemonte raggiungono percentuali vicine al 90% della popolazione. Chi vende insegne per negozi ne fabbrica nove su dieci con i colori bianco, rosso e verde della bandiera italiana. Il piemontese è la lingua che usano le massaie quando vanno a fare la spesa e le radio private mandano in onda ogni giorno servizi in piemontese.
San Francisco in provincia di Cordoba, città gemellata con Pinerolo, con 70.000 abitanti fu fondata nel 1886 da piemontesi: per primo arrivò Alessandro Sema di Pancalieri, poi i quattro fratelli Casalis di Carmagnola. Nel 1986 si inaugurò il Monumento Nazionale all’Immigrante Piemontese, con accanto una Mole Antonelliana di 17 metri di altezza, una Cappella dedicata alla Madonna della Consolata, un salone per manifestazioni e sale per iniziativi culturali e di incontri. Il 9 luglio 1989 venne sottoscritto il protocollo per il gemellaggio con il Monumento “Ai Piemontesi nel Mondo” di San Pietro Val Lemina.
Parlare, scrivere, rievocare quanto i nostri piemontesi hanno fatto in Argentina, significa rivisitare una pagina di storia non scritta della nostra Regione e del nostro territorio.
Significa tornare indietro di 100-150 anni e rivivere la miseria delle campagne, la battaglia quotidiana per la sopravvivenza, le famiglie numerose, il duro lavoro dei mezzadri nelle grandi cascine padronali della pianura, la fatica sui fazzoletti di vigna delle colline, l’adattamento alla dura esperienza della montagna.
La storia dell’emigrazione Argentina è quella di gente per lo più disperata, che inseguiva oltremare il miraggio della fortuna, che voleva tentare la sorte. Da questa storia è nato un altro Piemonte in terra straniera con tanta nostalgia e tante tradizioni legate al ricordo di una terra lontana, com’era e come non è più.
Richiamare alla nostra attenzione questi ricordi non ha solo valore di attualità, ma rende giustizia a una vicenda storica che è già diventata leggenda.
Nella mostra di San Pietro Val Lemina emergeranno anche curiosità di emigrazione pinerolese tipo: il salone “da bal Pinerolo” a Rafaela (provincia Santa Fe) realizzato nel 1908 da Giovanni Giraudo; la Colonia Prosperidad in provincia di Cordoba che nel 1896 insoddisfatta del nome, ne propose la sostituzione con quello di “Colonia Pinerolo” perché “Città del nordeste italiano ubicata in provincia di Torino in Piemonte, a pochi chilometri dalla frontiera con la Francia, che era una comunità forte e dove esiste una Scuola di Cavalleria di Stato”.
Inoltre un ricordo e fotografie di monsignor Desiderio Collino – Vescovo della Diocesi di Lomas de Zamora a Buenos Aires – il cui nonno, Matteo Giovanni, era nato a San Pietro Val Lemina nel 1881.
Infine un doveroso richiamo al trattato storico di grande significato che aveva impresso una svolta determinante alle relazioni ufficiali fra Argentina e Italia sottoscritto nel 1837 dal Regno Sardo-Piemontese con Carlo Alberto, prima potenza nel mondo a riconoscere la Repubblica Argentina nata dalla fusione della Repubblica di Buenos Aires e di quella di Rio della Plata.
Una mostra da visitare per trarne anche motivo di orgoglio ed un momento di riflessione per saldare il debito morale verso una Nazione che porta ovunque indelebile in marchio della piemontesità: su ogni pietra, in ogni solco, nelle arti, nelle opere, nelle industrie, nei commerci, nella cultura, nella politica, nella vita religiosa, in ogni landa sconfinata dell’enorme territorio.

Michele Colombino

Inaugurazione e apertura Mostra

Sabato 6 luglio, alle ore 16.00, taglio del nastro tricolore; saluto in musica con breve concerto bandistico-orchestrale della Filarmonica Pinerolese di Frossasco, nel ruolo anche di complesso bandistico dell’Associazione Piemontesi nel Mondo. Esecuzione di un repertorio di classiche musiche argentine e dell’emigrazione. Alle ore 17.00 inaugurazione della mostra e visita.
Domenica 7 luglio apertura dalle ore 9,30 alle 12,30 e dalle ore 15,00 alle 22,00. Lunedi 8 luglio apertura dalle ore 17,00 alle 22,00.

In una rara foto del 1904 l’inaugurazione di Piazza Italia a Tres Arrayas. La città si trova a Sud di Buenos Aires a circa 500 km a est di Bahia Blanca
In una rara foto del 1904 l’inaugurazione di Piazza Italia a Tres Arrayas. La città si trova a Sud di Buenos Aires a circa 500 km a est di Bahia Blanca

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