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A Torre Pellice il Sinodo valdese ricorda gli 850 anni dei valdesi

A Torre Pellice il Sinodo valdese ricorda gli 850 anni dei valdesi

Il Sinodo Valdese (Torre Pellice 25-31 agosto 2024) in occasione degli 850 anni del movimento fondato da Pietro Valdo dà l’occasione a Pier Giuseppe Accornero per ripercorrere i rapporti con la chiesa cattolica.

Lo striscione «Cessate il fuoco» chiede pace, a chiare lettere. L’appello accoglie i 180 deputati e deputate arrivati a Torre Pellice, tra gli ospiti il vescovo di Pinerolo mons. Derio Olivero. Cordiale come sempre il messaggio di Papa Francesco al Sinodo valdese 2024, fino al 31 agosto, che celebra un anniversario storico: gli 850 anni dalla conversione di Valdo che diede il via a un movimento cristiano diventato poi, con la riforma protestante, una Chiesa evangelica.

Lione 1174

Da 850 anni c’è una confessione religiosa, nata a Lione nel 1174, movimento popolare e pauperista, che predica la povertà e di libera predicazione dell’Evangelo. È il movimento valdese che deriva da Pietro Valdo (o Valdesio), mercante di Lione morto attorno al 1215, fondatore di un movimento laico dei «poveri di Lione»: sosteneva e sostiene la necessità del rinnovamento spirituale del Cristianesimo mediante l’accesso e la lettura della Scrittura, la libera predicazione del Vangelo, la povertà della Chiesa e la sua separazione dal potere politico, il superamento della barriera tra chierici e laici. Divenuta Chiesa evangelica valdese all’epoca della Riforma protestante nel Sedicesimo secolo, nonostante le persecuzioni e i pregiudizi, ha continuato a sostenere i principi ispiratori delle origini pur nei profondi mutamenti dell’età moderna.

Valdesi dalle origini all’adesione alla Riforma

Pietro Valdo viene dichiarato eretico e scomunicato nel 1184, ma il movimento si diffonde in Italia e in Europa, ispirando altri movimenti, fra i quali quello di Boemia con Giovanni Huss. Per secoli i valdesi subiscono severe persecuzioni dai re cattolici, dall’Inquisizione romana, in Francia, in Savoia, in Italia. Nel 1532 i valdesi sopravvissuti alle persecuzioni, sull’onda della predicazione di alcuni pastori ginevrini, aderiscono alla Riforma protestante e si strutturano come comunità di matrice calvinista.

Cattolici e valdesi, una rivisitazione critica

Dall’accusa di eresia ai massacri «atti inumani contro i protestanti»: Papa Francesco il 22 giugno 2015, nel viaggio a Torino, ha visitato il tempio valdese di corso Vittorio Emanuele, importante novità perché nessun Papa prima di lui lo aveva fatto. La rivisitazione critica del passato da parte della Chiesa continua: nel 1986 Giovanni Paolo II aveva visitato per la prima volta una sinagoga. Rivolgendosi ai valdesi, Papa Francesco ha chiesto perdono «da parte della Chiesa cattolica per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi». Atteggiamenti non cristiani, contese e violenze costituiscono di fatto la trama centrale della secolare storia dei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa valdese.

Un po’ di storia

Il fondatore del movimento, il ricco mercante Valdo era in ottimi rapporti con l’arcivescovo di Lione, Guichard. Nel 1174 decise di vendere tutti i suoi beni per vivere con i suoi seguaci una vita cristiana intensa, fondata su concetti chiave come la lettura della Bibbia.

Un laico che vuole predicare

Qualche anno dopo, nel 1179, si reca a Roma – come farà più tardi Francesco d’Assisi – per chiedere al Papa l’approvazione della propria visione di vita cristiana. Il collegio di tre ecclesiastici incaricato dal Papa di esaminare i suoi propositi non approva. Uno di loro, l’inglese Walter Map dà un giudizio sprezzante: «Valdo e i suoi seguaci si credono degli esperti mentre sono dei saccenti. Simili a uccelli che, non vedendo la trappola, s’immaginano sempre di poter prendere il volo». «Saccenti»: l’accusa nasconde una paura profonda della Chiesa di allora, di perdere il controllo della lettura della Bibbia. Valdo vuole poter predicare, anche da laico, la parola del Vangelo, e per questo fa tradurre in franco-provenzale alcuni libri della Bibbia. Come più tardi Francesco d’Assisi, Valdo vuole vivere una vita di povertà «andando di porta in porta… mendicando il sostentamento».

Scomunica e diffusione

Cacciato dal nuovo vescovo di Lione, Valdo viene bandito dalla comunità cristiana: la scomunica arriva 1184 da Papa Lucio III in quanto «eretici» per «la presunzione di volere predicare in pubblico». Il movimento valdese conosce una rapida espansione verso il Sud della Francia. E in Italia si costituiscono le comunità in Piemonte, Lombardia, Puglia e Calabria. Così anche nel mondo germanico, in Polonia e Boemia. Le comunità si organizzano ma devono vivere in clandestinità per non incorrere nell’Inquisizione e nelle persecuzioni.

Persecuzioni

Repressioni sistematiche avvengono nel Cinque-Seicento. Nel 1522, con il Sinodo di Chanforan, aderiscono alla Riforma protestante calvinista. Nel giugno 1561 un migliaio di Valdesi sono massacrati dalle truppe del Regno di Napoli. Persecuzioni anche in Puglia e in Piemonte a opera dei Savoia che vogliono far contento il Papa: la «pace di Cavour» del 1561 salva le comunità valdesi che devono vivere in valli isolate e di confine del Pinerolese, sopra i 700 metri. In Piemonte i Savoia e la Chiesa scrivono pagine vergognose contro i valdesi. Un editto del 25 gennaio 1655 ordina loro di convertirsi al Cattolicesimo o di vendere i beni e di trasferirsi più a monte. Per far rispettare la decisione, il marchese di Pianezza, con l’approvazione del Papa, dà l’assalto all’alba del 25 aprile. La strage delle «Pasque Piemontesi» fa 1.712 morti e 148 bambini sono affidati a famiglie cattoliche. Secondo il marchese-omicida si è «riusciti a purgare interamente questo sì bel paese dall’infezione dell’eresia et della ribellione».

Esilio e rimpatrio

La promulgazione dell’editto di Nantes nel 1685 spinge lo Stato sabaudo – con arresti, torture e uccisioni – a cacciare i valdesi dalle loro valli. Più di duemila persone trovano rifugio nella Ginevra calvinista. Altri emigrarono nella Germania protestante. Una quindicina di famiglie fondano nel 1698 il villaggio Walldorf nel Baden-Württenberg. Nel 1689 un migliaio di valdesi, sostenuti e aiutati dal re d’Inghilterra Guglielmo III d’Orange, riescono a rientrare nelle loro valli: è il «Glorioso rimpatrio». Solo nel 1848, pochi anni prima dell’Unità d’Italia (1861), Carlo Alberto riconosce loro i diritti civili e politici. La notte del 16 febbraio nelle Valli valdesi si accendono i falò per ricordare il 17 febbraio del 1848 in cui il re sabaudo concede loro, con le «lettere patenti», «i diritti civili e politici di cui godono tutti gli altri sudditi». É un momento storico, che arriva dopo secoli di discriminazione, persecuzioni e massacri.

Atteggiamenti di incomprensione

Papa Francesco a Torino non ha paura di tirare fuori dall’armadio lo scheletro di quelle vicende, delle quali furono protagonisti e complici i cattolici e chiede perdono per «quei fratelli cattolici che sono stati dalla parte del diavolo». Le repressioni sono cessate da tempo, ma non sono finiti tutti gli «atteggiamenti di incomprensione».

Intese e divergenze con i Cattolici

Oggi i valdesi in Italia sono circa 26 mila. Tra cattolici e valdesi ci sono intese e dialoghi ma rimangono punti divergenti in materia teologica e morale. Per esempio, i cattolici non riescono a capire i valdesi che sono favorevoli all’aborto. È fuori di dubbio che con l’aborto si rispetta e valorizza la volontà della donna, ma è altrettanto vero che si uccide un essere umano al quale nessuno chiede un parere e al quale si toglie il diritto primordiale di nascere.  

Pier Giuseppe Accornero

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