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Una pianeta da difendere. Intervista a Luca Retenuna, autore del libro “Terra, Terra!"

Una pianeta da difendere. Intervista a Luca Retenuna, autore del libro “Terra, Terra!

24 novembre 2015

 

Papa Francesco con l’enciclica Laudato si’ ha richiamato l’attenzione del mondo e della chiesa sulla questione ambientale. Ma qual è la vera novità di questo documento?

Direi le critiche: anche se può sembrare una battuta, non è mancato chi ha accusato il Vescovo di Roma di aver abbandonato la tradizione del Magistero, di arrendersi alle tesi degli ambientalisti e persino di esser comunista.

In realtà, afferma con forza Francesco, l’enciclica «si aggiunge al Magistero sociale della Chiesa»  ed «è preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi principi alla vita umana».

Ma l’aver posto al centro del creato l’uomo e non il denaro ha infastidito qualcuno, che non si dà pace del fatto che il papa ricordi che «la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata».

In realtà, il suo predecessore San Giovanni Paolo II, che di sicuro non poteva essere tacciato di essere arrendevole nei confronti delle teorie marxiste, aveva anticipato lo stesso concetto con decisione: «Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno».

Un pianeta in pericolo. Solo un eco-slogan oppure c’è del vero? E quali sono i dati reali?

Non sono catastrofista per natura e ritengo il terrorismo psicologico controproducente, ma alcune situazioni sono inequivocabili, anche se non manca mai chi nega l’evidenza di fenomeni su cui la comunità scientifica è pressoché unanime, come il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello dei mari, il consumo di suolo, il fatto che per quasi metà dell’anno consumiamo più risorse di quelle che l’ambiente riesce a ripristinare.

Un numero per tutti: un aumento della temperatura di 4 – 5 gradi, come ci si aspetta per la fine di questo secolo, significherebbe un impatto enorme sull’agricoltura mondiale, spostando le colture verso nord, aumentando le zone aride e diminuendo la produzione di cereali: il risultato drammatico sarebbe un ulteriore aumento della fame nel mondo, che già oggi lascia quasi ottocento milioni di uomini, donne e soprattutto bambini senza cibo sufficiente, mentre noi, fortunati abitanti del nord del mondo, dobbiamo combattere contro i rischi da sovralimentazione.

Se questa è la situazione globale, quale è la situazione italiana e del Piemonte in particolare?

Purtroppo in linea con quella degli altri paesi industrializzati, che in quarant’anni di dopoguerra hanno emesso tanta anidride carbonica quanto in tutto il periodo che va dal 1750 agli anni settanta.

Consideriamo ad esempio il consumo di suolo, vale a dire le superfici, quasi sempre di terreno fertile, che ricopriamo di cemento, spesso inutile, se non illegale.

Nel mondo, ci documenta la Banca Mondiale, ogni minuto se ne vanno l’equivalente di trenta campi di calcio, mentre in Italia, secondo l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, spariscono dai 6 ai 7 metri quadrati al secondo, per un totale giornaliero di 55 ettari circa.

Torino vanta un primato, che sicuramente non inorgoglisce: con il suo 57,6% del territorio occupato, il capoluogo piemontese è quello più cementificato d’Italia.

Non è tutto verde quel che luccica. C’è chi specula anche sull’ecologia?

Esiste soltanto l’imbarazzo della scelta e senza dover citare situazioni criminali. Possiamo partire dalla cosiddetta benzina verde, che ecologica proprio non è, perché semplicemente non contiene più il piombo tetraetile, ma il benzene, da tempo riconosciuto come un potente cancerogeno. Proseguiamo con la carta riciclata, che spesso è ottenuta con procedimenti chimici molto inquinanti, soprattutto per l’acqua o con l’abuso di termini come “naturale”, “a chilometri zero”, “antica ricetta”, per far credere al consumatore di stare per acquistare qualche cosa di diverso da un prodotto industriale. Non manca chi sfiora la frode commerciale dichiarando biologico un prodotto che non è certificato secondo il regolamento europeo o usa latte di chissà dove  per produrre formaggi italiani, come sta giustamente denunciando la Coldiretti in questi giorni.

 

Nel nostro piccolo che cosa possiamo fare?

Spesso si rischia di fare grandi discorsi, di metterci noi a pontificare, mentre è il Papa che scende dalla Cattedra di San Pietro per invitarci a tante piccole azioni quotidiane: «L’educazione alla responsabilità ambientale –  afferma Francesco – può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. Tutto ciò fa parte di una creatività generosa e dignitosa, che mostra il meglio dell’essere umano. Riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità».

P.R.

Prossime presentazioni:

– martedì 24 novembre, ore 18, presso libreria Borgopo a Torino (via Luigi Ornato, 10);

– sabato 28, ore 16:30, presso il Salone Engim di Pinerolo (via Regis, 34).

 
borgopo

 

 

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