4 Marzo 2012
Una città senza ghetti
Pinerolo. Pubblicati i dati statistici relativi alla popolazione straniera Romania (1463), Marocco (410), Albania (285). Questo il “podio” delle prime tre nazioni di appartenenza della popolazione straniera residente nella città di Pinerolo alla data del 31 dicembre 2011 (i dati ufficiali sono forniti dall’Ufficio di Statistica del Comune), su un totale di 2935 presenze. Se la popolazione albanese è equamente suddivisa tra maschi e femmine, altrettanto non si può affermare per quella marocchina (lieve prevalenza maschile) e quella romena (netto primato femminile). Altre comunità numericamente significative sono, in ordine, quella moldava, peruviana, cinese, brasiliana e polacca. Al di là dei meri dati numerici, com’è la situazione degli immigrati stranieri nella città di Pinerolo? Ne abbiamo parlato con Giorgio D’Aleo (coordinatore del Museo Regionale dell’Emigrazione di Frossasco) e con Raffaella Basso (insegnante di italiano per stranieri). D’Aleo fa notare che «a Pinerolo, presso l’istituto scolastico “Michele Buniva”, sono attivi dei corsi di alfabetizzazione e di lingua e civiltà italiana per stranieri. La Regione Piemonte ha finanziato dei corsi analoghi presso il Museo dell’Emigrazione di Frossasco. In generale, posso dire che nel pinerolese troviamo livelli di buona attenzione al fenomeno dell’immigrazione straniera (Caritas diocesana, A.R.C.I., “Stranamore”…), mentre altri enti e associazioni, da cui ci si aspetterebbe molto più impegno, sono poco coinvolti: è molto faticoso coagulare proprio le forze che dovrebbero essere le più attive. Certo, non vanno dimenticate le lodevoli iniziative di quelle tre o quattro associazioni che ho citato. Circa i sindacati, l’interesse e l’attenzione verso i problemi degli stranieri sono altalenanti. Le istituzioni? Il Comune di Frossasco non ha messo molto entusiasmo a riguardo della vicenda dei cinquanta profughi che hanno ricevuto asilo».
Raffaella Basso ha un punto di osservazione molto particolare sul fenomeno dell’immigrazione straniera a Pinerolo: «io sono professoressa di lingua italiana per stranieri (le vecchie “150 ore”, tanto per intenderci) presso il Centro Territoriale Permanente per l’istruzione degli adulti, nella sede dell’istituto “Michele Buniva” di Pinerolo. Il CTP segue circa 1600-1800 immigrati, su un raggio geografico che comprende Beinasco, Orbassano, Piossasco e Pinerolo. Al “Buniva” sono attivi, oltre ai corsi di lingua, anche quello di licenza media e alcuni altri post-diploma, di vario tipo (lingua inglese e spagnola, informatica, storia…). Molto spesso, durante o dopo le lezioni, mi capita di parlare con i miei “studenti” stranieri: la scuola e la vita non sono due cose staccate, capita sovente che mi raccontino vicende personali e familiari. Molto spesso mi chiedono se conosco qualcuno che possa aiutarli a ottenere un posto di lavoro. Trovano molto sgradevole e faticoso il rapporto con la Questura (lungaggini burocratiche, impiegati tutt’altro che simpatici e accoglienti…). Inoltre, patiscono un po’ la proverbiale freddezza piemontese (meteorologica e… caratteriale). Però una città piccola come Pinerolo ha alcune particolarità molto positive e vantaggiose rispetto a Torino, per quanto concerne l’accoglienza e l’inserimento degli immigrati stranieri: qui sono molto più integrati perché, a differenza di una grande città, è più difficile che si formino “ghetti”. Un esempio di questo viene dai papà stranieri: in una città come Torino, dove il gruppo appartiene tutto a una precisa nazionalità, essi ripetono il modello “maschilista” del loro Paese; invece a Pinerolo ai papà stranieri non fa impressione andare a prendere i figli a scuola, perché vedono i papà italiani che lo fanno senza alcun problema».
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