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Una Carta per cambiare il futuro

Una Carta per cambiare il futuro

Ad agosto il gruppo scout Abbadia 1 ha partecipato alla Route a San Rossore

«Noi, Rover e Scolte dell’Agesci, giovani cittadini italiani, riuniti a San Rossore, al termine di un anno che ci ha visti impegnati sul tema e sulle strade del coraggio, vogliamo oggi scrivere una Carta che racconti quello che abbiamo vissuto, che rappresenti i valori in cui ci riconosciamo e che dichiari il nostro impegno per l’Associazione, per il Paese e per la Chiesa a cui apparteniamo. Abbiamo attraversato il territorio con i percorsi dei nostri capitoli, abbiamo incontrato persone, conosciuto realtà, vissuto esperienze che ci hanno colpito e provocato; con le nostre azioni di coraggio abbiamo provato a realizzare il cambiamento che siamo stati capaci di sognare». Queste espressioni sono tratte dalla parte iniziale della cosiddetta “Carta del Coraggio”, una dichiarazione sottoscritta da tutti i gruppi scout cattolici italiani che, dall’1 al 10 agosto scorsi, hanno vissuto l’esperienza della X Route nazionale Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), sul tema: “Strade di coraggio… diritti al futuro!” Come descritto sullo scorso numero di “Vita” (2 agosto 2014), a San Rossore era presente anche il gruppo scout pinerolese Abbadia 1. Uno dei responsabili, Michele Filippucci, racconta: «La Route nazionale era organizzata in due fasi diverse, mobile e fissa. La prima consisteva in un’esperienza di cammino in posti diversi per ogni clan di formazione (gruppi formati da tre clan di diversa provenienza, tra i quali uno era ospitante). Il nostro gruppo questa fase l’ha vissuta come clan ospitante e ha voluto proporre una Route di servizio (volontariato) in modo da condividere con gli altri gruppi, Capaci 1 e Cognento 1 (una frazione di Modena), il nostro “capitolo” (cioè l’obiettivo che ci si pone come gruppo all’inizio di ogni anno) che, appunto, riguardava il volontariato o, più precisamente, l’informare i giovani e invitarli ad entrare in associazioni solidali in modo da acquisire un ruolo attivo nel territorio. Abbiamo prestato servizio in quattro associazioni del pinerolesi (Il Raggio, Anapaca, Anfass, la casa di riposo “Jacopo Bernardi”) e a Volvera (presidio dell’associazione Libera). La sera, divisi in gruppi di quindici persone, discutevamo su argomenti riguardanti il coraggio (nel quotidiano, nel farsi ultimi, nell’essere Chiesa…). Al termine, abbiamo eletto un “Alfiere” che avrebbe poi portato i risultati del nostro confronto in un parlamento alla Route fissa, dove poi sarebbe stata scritta la Carta del Coraggio. Inoltre abbiamo continuato il percorso di catechesi proposto dallo staff della Route per l’anno scout: un cammino sul libro biblico dell’Apocalisse». Martedì 5 agosto, l’attesa partenza per Pisa, San Rossore. «Il campo – prosegue Michele – era organizzato in cinque sotto-campi e doveva ospitare le tende di 30 – 35 mila scout tra i 16 e i 21 anni. Era fondamentale rispettare il parco naturale in cui ci trovavamo e quindi non utilizzare fiamme libere, fare la raccolta differenziata, non utilizzare detergenti non biodegradabili, non fumare se non in zone prestabilite e non fare rumore oltre una determinata ora. La corrente elettrica e l’acqua erano portate da alcuni tubi che correvano lungo la strada che percorreva tutto il campo; la prima non potevamo utilizzarla ed era impiegata solamente per illuminare gli spazi la sera e per alimentare i palchi, la seconda invece si raccoglieva in punti forniti di docce, bagni chimici e lavabi provvisori. Quando l’Agesci ottenne il permesso per organizzare la Route a San Rossore ci furono molte proteste da parte del WWF e di altri enti per l’impatto che potevano avere tante persone sull’ecosistema del parco. Per questo ed altri motivi era molto importante seguire le regole che ho appena menzionato. Durante le giornate eravamo divisi in laboratori e in tavole rotonde, ovvero in gruppi che svolgevano attività pratiche e altri che discutevano su argomenti di attualità. Io ho seguito un laboratorio in cui si costruivano modellini di canoe ed una tavola rotonda in cui si discuteva sui problemi relativi all’immigrazione in Italia. Nel frattempo gli Alfieri discutevano sulla Carta del Coraggio e ascoltavano gli interventi di alcuni personaggi, tra i quali il premier Matteo Renzi e Rita Borsellino. Il 9 agosto mattina è stata ultimata la Carta e la sera si è tenuta la veglia, cominciata tutti insieme, con alcuni ospiti (testimoni di atti di coraggio) e conclusa individualmente con la preghiera notturna e la Confessione nelle piazze dei sotto-campi, dove si erano messi a disposizione i vari assistenti ecclesiastici dei clan di formazione. Il mattino dopo abbiamo partecipato alla celebrazione eucaristica e alla cerimonia di chiusura, dove Renzi e il cardinale Angelo Bagnasco (presidente della Conferenza Episcopale Italiana, n.d.r.) hanno ricevuto la Carta del Coraggio, prendendosi l’impegno di assumerla come documento che testimonia la volontà dei giovani riguardo il futuro dello Stato e della Chiesa».

Vincenzo Parisi

scout Abbadia

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