25 Novembre 2019
Un allenatore dell'altro mondo per l’Skf Hockey Valchisone
La ricetta dell’ottima stagione dei ragazzi dell’Skf HP Valchisone è composta di molti ingredienti.
Non manca l’ingrediente esotico: Dave Green nuovo allenatore-giocatore è infatti neozelandese, anche se non è nuovo all’Italia e al Piemonte. «Da nove anni sono in Europa – racconta – infatti ho giocato per cinque stagioni a Bra, poi due anni in Belgio e di nuovo a Bra lo scorso anno (ndr vincendo lo scudetto)». Poi l’entusiasmo di Paolo Dell’Anno, presidente del Valchisone, lo ha convinto a intraprendere una nuova avventura: «Ho potuto liberarmi dal vincolo col Bra e ho accettato volentieri – pur continuando a vivere là – di allenare e giocare qui a Villar Perosa. Certo è molto aumentato il lavoro fuori del campo, bisogna studiare le partite, programmare le sostituzioni per aiutare gli assistenti in panchina. Per fortuna l’hockey permette ai giocatori poter rientrare in campo dopo una sostituzione, così quando una partita lo richiede e devo valutare con maggiore lucidità, vado in panchina».
Dave, classe 1986, che ha già allenato squadre giovanili a Bra, è alla prima esperienza con una prima squadra, ma il cambiamento non è stato traumatico vista l’età media della rosa villarese – «tolto il capitano Fossat, classe 1974, sono tutti giovanissimi». E anche bravi avendo concluso al terzo posto il girone d’andata del campionato di A1 di Hockey Prato. Il neoallenatore conta 25 presenze nella nazionale neozelandese (che può vantare una notevole tradizione e l’oro olimpico nel 1976) con cui ha preso parte alla Coppa del Mondo 2010. Tra gli allori raccolti da Green figurano anche tre titoli neozelandesi con la selezione del North Harbour: «Prima c’è il torneo tra le varie squadre regionali, poi la selezione dei migliori giocatori disputa la fase finale: chi vince ha diritto a tenere il trofeo fino all’anno dopo». Lo sport in Nuova Zelanda è un’istituzione fin dagli anni della scuola: «Sono tanti gli sport tra cui scegliere: cricket, calcio, hockey, naturalmente rugby, netball (ndr sport simile al basket molto popolare in Oceania) e quasi tutti praticano diverse discipline, prima di specializzarsi in uno sport». E dove negli impianti sportivi si alternano prima le squadre femminili e poi quelle maschili «così a vedere l’hockey c’è sempre un pubblico molto numeroso».
In Nuova Zelanda, però, non esistono società professioniste di hockey – «ci si allena il mattino presto prima di andare a lavorare o la sera dopo il lavoro» – così molti giocatori scelgono di emigrare in Australia o, come Dave, in Europa. Di ogni esperienza della sua carriera, Dave conserva bei ricordi: «Il Belgio è piccolo e c’è il vantaggio che tutte le trasferte sono vicine (al massimo a un’ora di macchina) così la domenica sera sei sempre a casa. Qui non è così (ndr ci sono diverse trasferte in Sardegna, a Roma, in Toscana, in passato anche in Sicilia), ma la cosa bella è che giocando ho potuto girare l’Italia anche più della mia ragazza Alessandra, che è italiana». E che rappresenta anche la principale ragione per cui Dave ama il nostro Paese. Un amore ricambiato che però non gli impedisce di tornare in patria ogni tanto. «Finita la stagione in Italia, vado a giocare in Nuova Zelanda», dove Dave torna anche per lavoro – «Da metà dicembre starò là per un paio di mesi: ho diversi campi da hockey da realizzare» -. Infatti Dave ha fatto della sua passione, una professione anche quando non imbraccia la mazza. E la sua esperienza potrà senza dubbio essere utile all’Hockey Valchisone nel 2021 quando il campo di Villar verrà rimesso a nuovo.
GUIDO ROSTAGNO
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