Skip to Main Content

Appuntamenti  

Torino. Tavola rotonda "La vita prenatale: inizio di un viaggio"

Torino. Tavola rotonda

26 gennaio 2015

Non è tutto integralismo religioso “quello che luccica”. La difesa dell’embrione e del feto umano fin dal concepimento, portata avanti tipicamente dai cattolici, non è – come spesso si sente dire – ideologia fine a se stessa, partito preso a priori, paletto invalicabile e dogmatico. L’importanza delle varie fasi della vita prenatale è infatti supportata da centinaia di studi scientifici internazionali, che finalmente un gruppo di studio del Centro cattolico di Bioetica di Torino ha riunito in unico documento divulgativo.
La sintesi, frutto del lavoro congiunto di esperti in anatomia, ginecologia, psichiatria, pediatria, bioetica, giurisprudenza e teologia, verrà illustrata al pubblico martedì 3 febbraio, dalle 17 alle 18.30 circa, nell’Aula artistica della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, in via XX Settembre 83 a Torino.
Scopo dell’incontro, intitolato «La vita prenatale: inizio di un viaggio», è illustrare brevemente queste evidenze scientifiche, in un confronto onesto tra esperti laici ed esponenti del mondo cattolico. Intervengono: Giovanni Battista Ferrero (pediatra – Università di Torino), Pier Davide Guenzi (direttore Ciclo di Specializzazione in Teologia Morale, Torino), Mariella Lombardi Ricci (docente di Bioetica – Facoltà Teologica di Torino), Giorgio Palestro (già preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia a Torino e presidente del Centro Cattolico di Bioetica), Clementina Peris (medico ginecologo), Lara Reale (professionista dell’Unione giornalisti scientifici italiani), Elena Vergani (medico psichiatra). Modera Enrico Larghero, direttore scientifico Master Universitario in Bioetica Torino.
Decine di ricerche, condotte in laboratori di tutto il mondo, dimostrano che la vita prenatale è il «momento in cui si imposta la predisposizione alla salute e alle varie malattie». In pratica in questa fase «l’embrione e il feto procedono a impostare il loro futuro, avvertendo e adeguandosi all’ambiente a loro disposizione (la madre così come un “terreno di coltura”), in quel preciso momento di sviluppo, cercando di mettere in correlazione adattativa la domanda (di crescita) con l’offerta (eventualmente carente), con il fine ultimo di sopravvivere nell’immediato e nel futuro. Come se l’embrione, e a seguire il feto, assumesse che ogni condizione ambientale poco adeguata dovesse continuare anche dopo la nascita».
Altrettanto numerosi gli studi che dimostrano come «il contesto del concepimento segni lo sviluppo psico-affettivo del bambino». D’altronde è ormai noto «che le conoscenze sulla propria origine (sapere chi si è e da dove si viene) partecipano alla costruzione del sentimento di identità della persona».
A ben vedere, nel vissuto quotidiano, queste evidenze scientifiche paiono “radicate”: alzi la mano chi non sa che per tutti i nove mesi della gravidanza le future mamme devono stare attente a ciò che mangiano, alle attività che svolgono e alle emozioni che provano, proprio per tutelare il bimbo che hanno in grembo.
Eppure, «a fronte dei notevolissimi progressi nella conoscenza scientifica della realtà e dei bisogni dell’essere umano nella fase prenatale fin dal concepimento, il percorso legislativo sembra orientarsi generalmente in direzione opposta al riconoscimento giuridico dei dati di conoscenza. (…). La contrapposizione tra “libertà di scelta” e “diritto a nascere” emerge emblematicamente nelle varie legislazioni sull’aborto e sulla fecondazione artificiale e vede vincente in modo più dichiarato la prima. In altro ambito il “desiderio del figlio” è diventato nei fatti, e recentemente anche nel riconoscimento giuridico, un diritto dominante rispetto a ogni riflessione sulla dignità dovuta all’uomo nello stadio embrionale del suo sviluppo (dalla crioconservazione alla ricerca scientifica sugli embrioni umani, dall’impedimento a conoscere la propria identità con la fecondazione eterologa alla maternità surrogata, dalla diagnosi pre-impianto all’aborto selettivo, fino al risarcimento del danno da “nascita indesiderata”)».
I mass media su questi temi hanno un atteggiamento ondivago, passando continuamente (anche all’interno di una stessa testata) da una concezione di feto come oggetto/non-persona a quella opposta di feto come persona in divenire. Le ragioni sono molteplici e gli esempi si sprecano (due titoli per tutti: «Fecondazione, premiato progetto italiano: “Cerchiamo l’ovocita perfetto”» VS «Nella pancia di mamma già in cura dal pediatra», la Repubblica giugno e ottobre 2014).
«Dobbiamo chiederci», si legge al termine del documento del gruppo torinese, «che cosa significhi legittimare tutta una serie di azioni che sono essenzialmente indirizzate all’uso strumentale dell’embrione e che vanno dalla sua fecondazione in laboratorio al suo utilizzo per ottenere diversi obiettivi definiti “umanitari”, con un’etichetta che oggi appare espressione di una nuova ed emancipata cultura». È evidente che tale questione non può essere ridotta a bandiera di una parte politica o dogma di fede, ma è un dilemma profondamente antropologico che ci coinvolge tutti.
La conferenza offrirà numerosi spunti di riflessione, aprendosi al dialogo e alla riflessione con il pubblico.
Per informazioni: tel. 339.42.90.588, email: grazia.sinibaldi@tiscali.it.

vita prenatale

LASCIA UN COMMENTO  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *