21 Febbraio 2013
The “panatè” kid

Dal Giappone a Frossasco per imparare l’arte del pane

Yukiko, 23 anni, dopo aver frequentato una selettiva scuola di arte bianca in Giappone, arriva a Frossasco per imparare a fare il pane. «Ero in Italia e ho assaggiato una colomba… Era la cosa più buona che avessi mai mangiato!» Perché proprio a Frossasco? «La cosa è successa per caso -ci spiega Riccardo Liccione, titolare della panetteria “L’angolo del pane” – Conosco una signora giapponese che vive a Roma e mette in contatto gli stagisti del Sol levante con le aziende italiane. Questi tipi di contatti sono consueti, gli studenti giapponesi delle scuole alberghiere vengono in Italia per fare anche un anno di stage nei ristoranti mentre, di solito, in Francia si recano coloro che si dedicano all’arte bianca». In Giappone i corsi in questo campo sono molto seri oltre che costosi; lo studente paga all’anno una cifra equivalente a 10.000 euro ma in cambio ha ottime attrezzature e maestri di fama mondiale. Lo scorso anno proprio il Giappone ha vinto il campionato mondiale di panetteria. Ma per loro il pane non è un alimento quotidiano, è considerato un dolce, vengono prodotti pezzi piccoli, uguali, perfetti che ricordano le mini porzioni del sushi.
Riccardo e Manuela, sua moglie, hanno accolto volentieri Yukiko: conoscevano il modo di lavorare dei giapponesi e sapevano che la giovane apprendista non sarebbe stata una sprovveduta nel loro laboratorio. L’unica difficoltà poteva essere la lingua… «Ho iniziato a imparare l’italiano prima di partire, anche con un corso via internet» afferma Yukiko.
La ragazza ovviamente si è dimostrata all’altezza della situazione. «L’unica cosa che non conosceva – prosegue Riccardo – era il lievito madre che in Giappone non è usato: un sapore troppo acidulo per loro». Yukiko dimostra, come tutti i giapponesi, molto rispetto per il suo lavoro e il suo “superiore”. «Trovo molto divertente che qui, in Italia, si parli durante il lavoro e si rida – commenta la giovane stagista – Da noi, se non è necessario, non si parla. Si lavora solo!». Ma non è questa la sola differenza culturale. Yukiko si è stupita di come alcuni bambini italiani si rivolgano, in modo a dir poco disinvolto, ai propri genitori. Lei verso suo padre manifesta il massimo rispetto e si rivolge a lui in modo formale.
Un giorno Riccardo entra con Yukiko in macelleria. Appena entrata la ragazza si mette a urlare: era la prima volta che vedeva un coniglio senza pelle pronto per la vendita. «In Giappone – spiega Riccardo – i conigli sono animali da compagnia come i nostri cani o gatti». Ma alcuni giorni dopo anche Yukiko ha assaggiato… E apprezzato.
Le prospettive? «Devo molto a Riccardo e a Manuela. È stata una bella esperienza. Non ho conosciuto molta gente qui e non ho visto tanti posti, ma non sono venuta per scopo turistico quanto per imparare. In Giappone non potrò aprire una mia attività perché costa molto, ma ho già alcune offerte di lavoro». Riccardo ribatte «Noi siamo stai fortunati, ci ha aiutato anche molto, ora non ho tempo per ricambiare la visita ma mi piacerebbe andare a trovarla in Giappone».
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