7 Luglio 2021
Susa. Un nuovo ambulatorio multidisciplinare per i disturbi cognitivi

Nasce un nuovo ambulatorio in più nella rete dei CDCD aziendali (Centri per i disturbi cognitivi e demenze) che fa parte della Neurologia dell’Ospedale di Rivoli diretta da Salvatore Amarù, avrà cadenza inizialmente quindicinale e, grazie a un’attività di day service, garantirà l’esecuzione di test neuropsicologici, EEG, ECG, Ematochimici, TC/RMN encefalo, Esame liquor (in casi selezionati). Eventuali altri esami saranno gestiti in collaborazione con l’ospedale di Rivoli. Soprattutto però il nuovo ambulatorio accende una luce in valle per i malati di demenza e per le loro famiglie, che fino a oggi dovevano fare riferimento a Rivoli per avere accesso all’assistenza. La struttura prenderà gradualmente in carico tutti i pazienti delle valli e i loro caregiver.
Il progetto di Susa
Il nuovo ambulatorio porta a Susa l’esperienza maturata dal 2000 presso l’Ospedale di Rivoli, che prevede una serie di attività che consentono la diagnosi precoce della malattia, interventi supportivi e riabilitativi (cognitivi e psicologici) individuali e per piccoli gruppi, rivolti ai pazienti affetti da deterioramento e interventi rivolti ai caregiver che abbiano il duplice scopo di informarli riguardo alla malattia dei loro congiunti e di offrire loro sostegno e supporto. Per garantire il necessario approccio clinico su più livelli, sono coinvolte professionalità mediche multidisciplinari, principalmente neurologi, geriatri e psichiatri, infermieri dedicati ma anche psicologi, e assistenti sociali. L’attivazione del servizio è possibile anche grazie al sostegno economico della Fondazione Magnetto e del Comune di Susa.

In Piemonte sono almeno 75mila i malati di Alzheimer, a fronte di un dato di circa un milione in Italia e 50 milioni nel resto del mondo e un nuovo caso di demenza diagnosticato ogni 4 secondi. In un paese come il nostro, che invecchia rapidamente ed è già oggi quello a più alto indice di vecchiaia in Europa dopo la Germania, le stime sono particolarmente allarmanti, perché l’età è il principale fattore di rischio associato alle demenze. Si tratta di malattie che hanno un elevato impatto sociale ed economico sui sistemi sanitari e assistenziali, in crescente aumento a livello mondiale, insieme all’incidenza della malattia. In base ai dati Censis, in Italia la spesa globale annua media per ogni singolo paziente corrisponde a circa 60mila euro.
La demenza come fenomeno familiare e sociale
In Italia la quasi totalità degli anziani colpiti da demenza vive in famiglia: la malattia di Alzheimer è stata per questo definita una malattia familiare: la letteratura internazionale evidenzia importanti conseguenze sulla salute fisica e mentale dei parenti stretti, conviventi o meno, dei pazienti che rischiano di diventare le seconde vittime della malattia, tanto che il Rapporto dell’ Organizzazione mondiale della sanità e di Alzheimer’s Disease International del 2016, definiscono la demenza, nelle sue molteplici forme “una priorità mondiale di salute pubblica”.
Si stima che più del 50% dei caregiver primari, prevalentemente donne, così come gli stessi pazienti, sia a rischio di depressione: presentano infatti ansia, insonnia, difficoltà a concentrarsi sul lavoro. Hanno quindi un rischio di ospedalizzazione più alto rispetto alla popolazione generale, usano il 70% di farmaci in più e una maggior quota di psicofarmaci.
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