12 Giugno 2018
Skf Hockey Valchisone, campioni fuori e dentro il campo
A volte quando si è ben abituati, si tende a dar per scontate le belle notizie.
È il caso dell’Skf Hockey Valchisone le cui vittorie, così numerose negli anni, sono purtroppo spesso sottovalutate sugli organi di stampa.
L’ultimo successo, nel week-end del 2 e 3 giugno, ha visto protagoniste le ragazze dell’Under 21 (allenate da Rossano Laurenti) che sul sintetico di casa, a Villar Perosa, hanno conquistato il campionato italiano, dominando tutte le gare delle finali.
Ad allietare la stagione dell’hockey valligiano aveva già fatto la sua parte la squadra maschile di A2 che, sabato 26 maggio, si è guadagnata il diritto di giocare il prossimo anno nella massima serie.
Dietro le vittorie – che chi è abituato ad altri sport potrebbe credere frutto, sì, di impegno, ma soprattutto di alte disponibilità economiche – si nasconde una realtà fatta di sacrifici e anche di autotassazione. Racconta Paolo Dell’Anno – presidente della società e allenatore della prima squadra maschile -: «La partecipazione al campionato è molto onerosa: dobbiamo affrontare trasferte lontane e costose per cui dobbiamo chiedere un contributo agli atleti». Se quest’anno ci sono state partite a Cagliari, Pistoia, Reggio Emilia, il prossimo anno toccherà andare più volte a Roma e in Sardegna, e poi in Trentino, Emilia e Toscana.
E maggiori sono le soddisfazioni, più i costi salgono: «Quando una squadra si qualifica per le finali, bisogna calcolare almeno 1500 € di spesa extra per affrontare la finale. Per esempio l’Under 16 maschile a metà giugno andrà Roma per giocarsi il titolo, mentre l’Under 21 andrà in Trentino». Al di là degli oneri la speranza è che altri scudetti possano campeggiare sulla parete di quella clubhouse che per i villaresi dell’hockey rappresenta ben più di una sede: «Ce la siamo costruita noi con grandi sacrifici – ricorda il presidente –. Assistere alle partite da lì è un’esperienza unica».
Per fortuna da quest’anno è arrivata l’Skf come sponsor: «Ci dà una bella mano, ma ancora non basta per tutte le spese; se ci fossero altri sponsor sarebbero i benvenuti. La nostra infatti è un’esperienza a livello professionistico gestita però con le risorse del volontariato». All’impegno da parte di allenatori e dirigenti e al supporto delle famiglie, si affianca il lavoro poco appariscente, ma fondamentale di persone come «Gualtiero Ughetto, il nostro team manager e di Loredana Vada». Un volontariato che è riuscito a riportare l’hockey valligiano ai fasti precedenti alla chiusura nel 2001 di un’esperienza nata nel 1968. La squadra di Villar è ripartita dal 2005 – su stimolo dell’allora assessore – ed ex giocatore – Fulvio Da Rold – per merito di alcuni gloriosi ex che hanno rimesso in piedi da zero l’attività. A distanza di pochi anni i risultati, su prato e indoor, sono fioccati dapprima con le ragazze e poi coi maschi del settore giovanile.
Spesso nello sport a giorni gloriosi ne seguono altri tristi. E così Sandro Michellonet, giovane hockeista a cui è dedicato l’impianto villarese, perse la vita in un incidente stradale negli anni ‘70. Se n’è invece andato, appena dopo la promozione in A1, Ferdinando, il padre di Sandro, che era diventato una figura di riferimento per tutto l’ambiente. Un’altra persona, strappata troppo presto ai suoi cari e rimasta nel cuore degli sportivi dell’hockey, è la moglie di Paolo, Silvana Ughetto che fu tra le protagoniste della rinascita societaria.
L’Hockey su prato in Italia, come altri sport cosiddetti minori, non gode di spazi televisivi o di grandi risorse: «Ci sono realtà dalla grande tradizione, in altri casi ci sono presidenti generosi» grazie ai quali è possibile, magari, ingaggiare giocatori stranieri «a cui spesso interessa ottenere la cittadinanza italiana per poter poi andare a giocare in campionati europei più redditizi». Le realtà delle squadre universitarie spesso schierano fra le loro fila studenti Erasmus, provenienti da paesi come Olanda e Germania in cui l’hockey va per la maggiore. Non è però il caso della Valchisone: «Tutti i nostri atleti sono originari della valle – evidenzia Dell’Anno – e per lo più giovanissimi». Ad alzare l’età media della prima squadra neopromossa il solo «Luca Fossat del 1974 che, ben seguito dal preparatore atletico Lorenzo Rostagno, per stare al passo dei compagni ha fatto enormi sacrifici, diventando un esempio per gli altri. “Per voi ci saranno altre occasioni – diceva loro -, per me è l’ultima possibilità di salire in A1!”» E d’altronde ragazzi poco più che maggiorenni, anche se atleti, possono incappare in qualche distrazione: «Certe partite non le abbiamo affrontate al meglio: qualcuno aveva fatto tardi la sera prima» – la prende con filosofia Dell’Anno -.
«Il nostro sogno ora è il campo nuovo – si lascia andare il presidente -. Negli anni bui ha subito degli sfaceli e comunque la superficie è ormai sorpassata. I campi moderni permettono un gioco più spettacolare: si possono fare anche delle scivolate senza scorticarsi». Neppure l’omologazione per l’A1 è sicura, ma il preventivo per rifare il campo – 495 mila euro – è impietoso. Seppure il comune di Villar sia disponibile a partecipare alla spesa, da parte della federazione – la FIH, che non naviga nell’oro – più di un ostacolo si frappone al sogno del nuovo campo.
GUIDO ROSTAGNO
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