18 Marzo 2011
Seguire Cristo per sempre, sulle orme di Francesco
Pinerolo. Il 20 marzo a San Maurizio la professione perpetua di fra Marco Costa Marco Costa, 30 anni, nativo di Moncalieri, dal settembre 2009 fa parte della comunità dei frati cappuccini di Pinerolo. Domenica 20 marzo, alle ore 16, presso la basilica di “San Maurizio”, diventerà frate per sempre, pronunciando
i voti perpetui.
Iniziamo con una domanda a bruciapelo. Perché frate?
“Beh, inizio col dire che la mia famiglia è credente, ma non troppo praticante. Da ragazzo, frequentavo saltuariamente la parrocchia e partecipavo agli incontri di un movimento ecclesiale. Poi, verso i diciannove anni, la svolta. Stavo attraversando un periodo molto difficile della mia vita (dal punto di vista degli affetti, delle amicizie, della famiglia…); a questo, si aggiunse la diagnosi di tumore osseo al femore. Quest’ultimo fatto spezzò la frenesia e l’entusiasmo tipici di un ventenne. Allora mi fermai, ponendomi alcune importanti domande: che senso ha la vita? Tutto finisce qui su questa terra? Che cosa sarebbe rimasto di tutto ciò che avevo fatto? Per la prima volta, mi sono interrogato su Dio. Da qui, l’esigenza di confrontarmi con qualcuno, perché da solo non sarei riuscito a cavare un ragno dal buco. Intanto, iniziai gli studi universitari (prima Lettere, poi mi trasferii a Filosofia). Tramite un’amica, conobbi il convento torinese del Monte dei Cappuccini. Gradualmente, iniziai a frequentare quel luogo e le persone che vi risiedevano. I frati mi presentarono la figura di Gesù e poi il modo singolare in cui san Francesco lo seguì. In quel contesto trovai qualcosa che mi interessava e mi aiutava ad orientarmi nella vocazione basilare di ogni persona, quella alla vita: per la prima volta, mi veniva fatta una proposta di felicità. Cominciai a frequentare il convento per alcuni weekend, poi per settimane, poi per mesi interi, fino alla decisione di iniziare l’iter formativo per diventare frate cappuccino. Fu così che trascorsi cinque anni fuori dal Piemonte, in Emilia Romagna: postulantato, noviziato (al termine del quale pronunciai i voti temporanei), triennio filosofico. Poi tornai nella mia “provincia” piemontese, risiedendo nella comunità formativa di Fossano e frequentando lo Studio Teologico Interdiocesano presente in città (ho conseguito il baccalaureato in Teologia lo scorso 21 gennaio). Desidero aggiungere una cosa: quando stavo vivendo quel periodo di grande crisi e sentivo il bisogno di colmare il vuoto che il dolore fisico stava creando, un versetto della Scrittura mi ha illuminato ed è entrato dentro di me come un dardo infuocato: «C’è qualcuno che brama la vita e desidera lunghi giorni felici?» (Sal 33). E poi, chiaramente, il cammino non è stato facile, e devo ammettere di aver trovato una realtà molto diversa da quella che immaginavo, ma appunto si trattava del
necessario passaggio dall’illusione alla realtà e la cosa bella è
stata poter arrivare a dire il Signore non mi ha deluso. E qui voglio citare la frase biblica che sarà riportata sugli inviti alla mia professione perpetua: «…di ogni cosa perfetta ho visto il limite, solo la tua legge non ha confini. Pienezza della legge è l’amore» (Sal 118,9; Gal 5,14)”.
Il prossimo 20 marzo sarà il giorno della tua professione religiosa perpetua. Che cosa significa questo passo?
“In maniera molto semplice, dirò il mio “sì” definitivo a Dio nell’ordine religioso dei Frati Francescani Minori Cappuccini, nelle mani di padre Mario Durando, ministro provinciale. M’impegnerò così a vivere per sempre i tre “voti” tipici della vita consacrata, cioè obbedienza (alla volontà del Signore, attraverso le indicazioni dei superiori), castità (amore universale per i fratelli) e povertà (non avere nulla di proprio). Questi tre elementi sono molto intrecciati e si implicano vicendevolmente. Non c’è una differenza netta tra loro. Fanno parte di un unico stile di vita, quello di Cristo, vissuto, nel mio caso, attraverso il carisma di un suo discepolo, Francesco d’Assisi”.
Da circa un anno e mezzo i tuoi superiori ti hanno destinato a Pinerolo. Puoi descriverci le attività del convento? Di che cosa ti occupi in particolare?
“Il convento cappuccino di Pinerolo è annesso all’infermeria provinciale dell’ordine. Attualmente siamo nove confratelli. In genere i frati, oltre che all’ospitalità e all’accoglienza, si dedicano al servizio di confessione e di celebrazione eucaristica, anche in aiuto ad alcune parrocchie. Io, in questo periodo, mi sono concentrato prevalentemente sulla conclusione degli studi di teologia. Oltre a ciò, ho provato in prima persona l’inserimento continuativo in una fraternità di persone adulte, ben diversa dalla giovane comunità formativa di Fossano. Mi occupo anche, insieme ai confratelli, della manutenzione ordinaria del convento (giardino, orto, cucina, telefono, portineria, pulizie, ecc.) e aiuto padre Donato nella sua opera di assistenza ai frati anziani e malati”.
Quali sono i tuoi rapporti con la diocesi?
“Grazie a don Massimo Lovera, nostro “vicino di casa”, ho conosciuto la realtà ecclesiale pinerolese, collaborando in maniera continuativa con la parrocchia di “San Maurizio” (animazione liturgica) e con la Pastorale Giovanile diocesana (incontri e catechesi). Qui in convento è nato in questi anni un piccolo gruppo di giovani, interessati alla figura di Francesco, con i quali porto avanti un cammino di preghiera e formazione. Inoltre, seguo il gruppo locale dei “terziari” francescani”.
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