22 Novembre 2013
Scuole di montagna: parla di sindaco di Angrogna Mario Malan
La scuola è importante. Attraverso questa istituzione passano l’istruzione e la formazione dei bambini. Ma ha anche un altro ruolo fondamentale, soprattutto nei piccoli paesi di montagna: creare aggregazione tra i cittadini.
Ne è convinto Mario Malan, sindaco di Angrogna, piccolo comune della Val Pellice in cui gli abitanti (circa 900) sono sparpagliati su un territorio di 40 chilometri quadrati divisi in 13 frazioni. «In generale – spiega – per i piccoli comuni è molto importante avere una scuola; nel caso di Angrogna è estremamente importante: rispetto ad altri paesi simili per numero di abitanti e altitudine come Villar Pellice e Bobbio Pellice, ad Angrogna non esiste il “centro”.
La scuola tiene unite le anime del paese, è l’unico luogo in cui cittadini situati ai capi opposti del paese, che altrimenti non si conoscerebbero, possono ritrovarsi. Un altro esercizio che potrebbe avere questo ruolo è la posta, ma molti angrognini usano quella di Torre Pellice e quindi viene a mancare la sua funzione di “ritrovo”».
Le difficoltà comunque ci sono: «Negli anni scorsi – continua Malan – a causa dello scarso numero di iscritti, la scuola elementare è passata “a modulo”, con la conseguenza che non si può più garantire la copertura di tutti i pomeriggi come nel tempo pieno.
L’associazione dei genitori ha messo in opera dei progetti educativi per compensare almeno un pomeriggio: il giovedì i genitori possono lasciare i bambini a scuola per non farli sentire “di serie B” rispetto a quelli del tempo pieno. Questo progetto, per altro, prosegue sulla falsariga del discorso sull’aggregazione affrontato prima».
I bambini di Angrogna posso usufruire di un servizio autobus – due pullman che raggiungono le due estremità del paese – che grava sulle casse del comune per 50.000 euro all’anno, integrati da un contributo delle famiglie di 180 euro a bambino.
Le scuole di Angrogna, in ogni caso, non rischiano la chiusura: «A meno che non sconvolgano decisamente il sistema – conclude Malan – al momento non esiste questo rischio; ci sono stati momenti critici anni fa (quando la scuola elementare è passata “a modulo”) a causa del basso numero di iscritti, negli ultimi anni c’è stata una ripresa grazie all’aumento del numero aumento di abitanti e alcuni bambini iscritti dai paesi limitrofi».
Diverso destino, invece, per un’altra scuola di montagna, quella di Rorà, che è stata chiusa due anni fa.
La chiusura è stata disposta in seguito al calo di iscritti, e i bambini sono stati trasferiti a Luserna, con il comune che ha messo a disposizione un servizio di trasporto.
«La chiusura della scuola di Rorà era inevitabile – spiega il dirigente scolastico Marco Armand Hugon – ma sicuramente crea dei disagi ai bambini e alle loro famiglie. È chiaro che i comuni isolati dovrebbero fare in modo di avere il maggior numero di servizi indipendenti, tra cui la scuola, per evitare un esodo verso la città.
Le possibilità che la scuola venga in futuro riaperta è bassa, quasi nulla: questo è un processo irreversibile, ci vorrebbe un altissimo numero di iscritti e la cosa è quantomeno improbabile».
Nicolò Mosca
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