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Personaggi  

Da 25 anni pastore sotto la Rocca

Da 25 anni pastore sotto la Rocca

Cavour. Intervista con don Mario Ruatta, parroco di San Lorenzo Martire

Quando un vino è buono – dicevano i nostri vecchi – per berlo con gusto non c’è bisogno di lodarne le qualità, lo si sente subito. Così capita anche per un buon prete e parroco, per accorgersi che è amato e stimato dalla sua comunità non sono necessarie molte parole, lo si sente subito. Questo è certamente il caso di don Mario Ruatta che in questi giorni, per la precisione il 6 febbraio, ha raggiunto il XXV anniversario del suo ingresso a Cavour come parroco.

Don Mario i buoni frutti che sono maturati sotto la sua guida qui a Cavour hanno certamente delle radici lontane. Ci parli della sua vocazione.

La mia vocazione è nata attraverso l’esperienza giovanile nella parrocchia di Costigliole Saluzzo. Ricordo ancora oggi con affetto e commozione la nostra guida, il viceparroco Maurizio Giorgis che allora chiamavamo “curato”. Erano molti i ragazzi e le ragazze che frequentavano la parrocchia e, oltre alla mia, fra di loro sono sorte diverse vocazioni specialmente femminili. Sette ragazze hanno scelto la vita religiosa diventando suore, tutte missionarie e tuttora in piena attività. Non ho rapporti diretti con loro ma sono in relazione con le loro famiglie.

Don Mario Ruatta

Che impressione ha avuto venticinque anni fa entrando nella sua nuova parrocchia?

Quando sono arrivato a Cavour ne ho avuto immediatamente una impressione positiva. Ho incontrato una buona la partecipazione dei fedeli e animatori volenterosi già impegnati nelle attività di oratorio…

Se dovesse riassumere sinteticamente questi venticinque anni in tre sole parole quali sceglierebbe?

Se penso alle persone che hanno conservato in modo forte il senso dell’appartenenza alla comunità ne sceglierei una sola: “crescita”, specificandola in seguito come crescita nella “partecipazione” e crescita nella “corresponsabilità”.

In venticinque anni come è cambiata la sua comunità?

Senza smentire quanto ho appena detto e guardando non solo ai fedeli ma all’intero paese, devo dire che certamente in questi anni molte cose sono cambiate, e non tutte in senso positivo. Se da una parte ho sottolineato l’aspetto della crescita, devo allo stesso tempo riconoscere che questa non è stata uguale per tutti e che, anzi, in generale è diminuita la partecipazione alla messa festiva ed è mutata la situazione morale, specialmente per l’aumento dei matrimoni civili e delle convivenze. Anche la recente situazione di crisi ha colpito e cambiato in negativo la situazione di molte persone, mentre altre mostrano un eccessivo attaccamento al denaro. Per questo ho pensato – nell’anno dedicato alla fede – di proporre una “Missione parrocchiale” dal 10 al 24 marzo prossimo (Domenica delle Palme), un tempo forte di catechesi per tutti nell’ascolto della Parola di Dio e nella preghiera, per verificare e vivificare il nostro comune cammino di fede.

Don Mario lei è amato e benvoluto non solo nell’ambito parrocchiale ma anche dai rappresentanti del Comune e di altre istituzioni del territorio. Ci dica, qual è il segreto per essere un buon pastore e quali consigli darebbe ad un giovane parroco?

Soprattutto è importante la preghiera, e poi stabilire e mantenere un dialogo autentico con tutti, credenti e non credenti, senza fermarsi di fronte alle differenze anche grandi di pensiero, di ideologia e di scelte di vita. Ad esempio non ricordo di aver mai negato il battesimo alle coppie cosiddette “irregolari” che lo chiedevano per il loro figli. Ad un giovane parroco raccomanderei in particolare di curare il suo continuo aggiornamento, per essere sempre al passo con la cultura e le conoscenze del presente. Un prete deve essere sempre pronto a rispondere alle sfide del proprio tempo.

Se guarda al futuro cosa vede?

Non sono sfiduciato. Prevale la speranza, perché ho fiducia nello Spirito Santo che opera in tutti. Certamente però ognuno di noi ha anche il dovere di dare il suo contributo per il continuo rinnovamento delle parrocchie, della Chiesa e della società tutta. Per quanto mi riguarda più da vicino confesso che in cuor mio, e non solo, auspico la nomina di un nuovo parroco, più giovane e vigoroso. Non posso dire di essere stanco ma sento con urgenza il problema dei giovani verso i quali temo di non potermi più dedicare come vorrei. Per ora tutti mi chiedono di restare, anche se io credo che un sacerdote meno anziano sarebbe più vicino al modo di essere e di sentire dei ragazzi di oggi e potrebbe intercettare in modo più efficace le loro ansie e le loro speranze.

Massimo Damiano

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