12 Giugno 2017
Roure. Trentacinque anni “a testa alta”

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in un bel paese dove il sì non suona” potrebbe scrivere un Dante redivivo e trapiantato in quel di Roure nel terzo week-end di giugno. Sabato 17 e domenica 18 giugno, non il poeta, ma invece molte persone delle valli Chisone e Germanasca converranno qui per celebrare un compleanno importante: i trentacinque anni del Gruppo Tradizioni Popolari Val Chisone e Val Germanasca “La Tèto Aut”.
«Quest’associazione culturale – racconta la presidente Manuela Ressent – nacque nel 1982 grazie alle lunghe e meticolose ricerche eseguite da Ugo Flavio Piton». Questi studi, raccolti anche nel libro “La joi de vioure de ma gent”, portarono Piton a ricercare «di casa in casa – ricorda la Ressent – le testimonianze degli anziani sulla musica e i passi di danza, le “courente”, delle nostre valli prima che venissero dimenticati». Il frutto di questi sforzi, sostenuti non certo con la tecnologia di oggi, è rappresentato dal gruppo “La Tèto Aut”, espressione patois che si può tradurre con “La testa alta”, a significare l’orgoglio con cui «esibire la nostra storia e la nostra cultura». Composto da circa quaranta elementi tra danzatori e suonatori (di fisarmonica, ghironda, clarinetto, flauto e chitarra), il gruppo nel corso degli anni «ha portato le musiche, i canti e le danze (per non parlare dei costumi tradizionali) delle valli Chisone e San Martino in giro per l’Italia e l’Europa e, nel 1990, anche in Argentina».
Alle 15 del sabato i festeggiamenti prevedono, nel Centro Sociale di Roure, da parte di studiosi come Piercarlo Pazè, Diego Priolo, Mauro Durando, Emile Gauthier ed Enrico Lantelme una serie di interventi sulle abitudini, le musiche, le danze e le feste della gente dei territori montani. A seguire la presidente del Museo Civico Etnografico del Pinerolese, Alessandra Maritano e Martino Laurenti, assessore alla cultura di Pinerolo, consegneranno a Ugo Piton il premio “I custodi del tempo” assegnatogli quest’anno dal Museo e dal Comune di Pinerolo.
Sempre nel salone del Centro Sociale sarà inoltre allestita la mostra fotografica: “Eravamo vestiti così!” al cui riguardo sottolinea Manuela Ressent: «La gente ha partecipato con entusiasmo, offrendo molte foto a testimonianza che le nostre radici non sono più considerate, come erano in passato, qualcosa di imbarazzante, ma come qualcosa di cui andare fieri».
Nella serata alle 21 «si farà una passeggiata nei boschi tra Castel del Bosco e Nouflieres, accompagnati da leggende e tradizioni raccontati in patois – ma per chi non lo capisce ci sarà la traduzione – dai bambini della Scuola di Inverso Pinasca». L’indomani mattina alle 9, confidando nel bel tempo, si terrà a partire da Piazza Poet a Castel del Bosco il “Raduno interregionale del Folklore del Nord Ovest d’Italia” a cui prenderanno parte esibendosi e sfilando fino alla chiesa di Santo Stefano numerosi gruppi in costume: «Ci saranno circa trecento figuranti» assicura la presidente della Tèto Aut.
Alle 10:15 si celebrerà la messa (con la preghiera dei fedeli in occitano) dopo la quale riprenderanno per il paese le esibizioni dei gruppi. A Castel del Bosco la pista del Gruppo Sportivo ospiterà alle 13 il pranzo e dalle 15 in poi i balli. Sempre la domenica, dalle 10 alle 12, nel Centro Sociale di Roure la fotografa Paola Mongelli proporrà un laboratorio, in italiano e in francese, sui ritratti fotografici. Dopo la parte teorica del corso, i partecipanti dovranno cimentarsi con la prova pratica per le vie di Castel del Bosco animate dalla festa.
«L’unico rammarico – racconta Manuela Ressent – è dato dal fatto che Ugo Piton (classe 1921) non è in piena forma. La festa è stata pensata soprattutto per lui che, insieme alla moglie Prosperina, tanto ha fatto per la nostra cultura, dedicando una vita alla riscoperta delle nostre tradizioni». Riassumendo il significato del lavoro di Piton (compendiato in oltre dieci libri) e dell’esperienza della Tèto Aut, conclude la presidente: «Chi rispetta la propria cultura, rispetta anche quella degli altri: solo conoscendo la nostra storia è possibile cogliere gli elementi, dalla manualità nel cucinare ai passi di danza, che ci accomunano alle altre civiltà».
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