15 Giugno 2017
Ritrovata a Pinerolo la reliquia di don Bosco trafugata lo scorso 2 giugno

La tenacia dei Carabinieri del Comando Compagnia di Villanova d’Asti, sotto la direzione del Sostituto Procuratore Laura Deodato, ha permesso di raggiungere il difficile risultato di ritrovare la preziosa reliquia insigne.
Le indagini, sono state espletate con metodo classico e di estrema importanza si è rivelato il primo sopralluogo ed i rilievi tecnici effettuati dal personale del Nucleo Operativo della Compagnia di Villanova d’Asti che è riuscito ad esaltare le impronte che hanno infine dato un volto all’autore del gesto attraverso i Carabinieri del RIS di Parma.
Altrettanto determinante, almeno nei momenti iniziali, è stato il corale contributo offerto dai Comandi Stazione Carabinieri presenti sul territorio che, forti della conoscenza dei cittadini e dei luoghi, hanno fornito fin da subito elementi informativi utili alle indagini.
La presenza dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, giunti a fornire supporto ai colleghi della linea territoriale, è stata importante per l’individuazione del luogo dove il ladro, C.G. 42enne italiano, già noto alle forze dell’ordine, risiedeva con la compagna, incensurata.
Il ritrovamento
Fin dai primi momenti non è stata scartata nessuna pista ed alla fine, dopo ore di osservazione, pedinamenti, attività di analisi e visione di innumerevoli filmati di sicurezza della struttura religiosa e dei Comuni vicini a Castelnuovo, si è riusciti a giungere all’intervento, in esecuzione al decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Asti, scattato alle prime luci dell’alba di oggi a Pinerolo. Nel corso della perquisizione è stata rinvenuta l’ampolla reliquiaria perfettamente conservata (con intatti i sigilli della Congregazione Salesiana) assieme ad altri elementi utili alle indagini ai fini comparativi con le ulteriori tracce lasciate sulla scena del crimine.
La reliquia era occultata in una teiera in rame posta in un armadietto della cucina dell’abitazione.
A quanto pare le ragioni del furto non risiedono né a volontà di chiedere un riscatto e neppure ad una ordinazione di qualche collezionista, ma semplicemente all’erronea convinzione che il coperchio della teca fosse di qualche valore.
L’indagato, condotto negli uffici giudiziari, dopo un serrato interrogatorio di garanzia, ha confessato ed è stato condotto nel carcere di Asti.

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