27 Novembre 2019
Quando per Pinerolo imperversavano le bande
Al giorno d’oggi, sbagliando, molti vedono nelle bande musicali solo un elemento folkloristico che accompagna qualche celebrazione ufficiale. Un tempo non era così.
«Negli anni tra fine Otto e inizio Novecento a Pinerolo c’erano tre bande musicali che, in competizione tra loro, tutti i sabati suonavano in varie parti della città», racconta Michelangelo Chiaverano, uno che di bande se ne intende. Membro del Corpo Musicale di Villar Perosa, della Filarmonica Pinerolese di Frossasco e della Banda cittadina di Ravenna (dove trascorre parte dell’anno), Chiaverano infatti sta curando per le edizioni Epoke di Novi Ligure una storia in tre volumi sulle “Bande e Filarmoniche del Pinerolese e delle sue valli”.
«Il progetto è nato nel 2014, ma pensavo di concluderlo prima – spiega, scherzando ma non troppo -, però ho trovato molti più documenti di quanto mi aspettassi». Si tratta di un lavoro unico, almeno a livello locale, «per il quale sono stato sostenuto dal presidente del Corpo Musicale di Villar, Luca Ribetto e da Michele Colombino»; l’opera avrà il patrocinio dell’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, della Società Storica Pinerolese («Paolo Cavallo ne curerà la prefazione») e del Comune di Villar Perosa. Il primo volume, dedicato alla Val Pellice, uscirà nel 2020, mentre l’anno dopo sarà la volta dei volumi “Pinerolo e Pedemontana” e “Valli Chisone e Germanasca”. Per quest’ultimo la data non è casuale perché «nel 2021 cadrà il centenario di fondazione del Corpo Musicale di Villar da parte del Senatore Agnelli e il libro sarà un po’ un omaggio a questo importante anniversario».
Conversando con Chiaverano è facile perdersi tra date e nomi, ma si vengono a scoprire numerose chicche, non solo musicali, della storia pinerolese. «Dal 1851 al 1915, quando la guerra mondiale ne disperse i componenti, a Pinerolo c’era la Banda Cittadina, che era considerata un vanto per il Comune. Si pensi che il Maestro della Banda – che dirigeva anche l’orchestra del Teatro Sociale e l’Istituto Musicale Civico – era pagato meglio dei funzionari comunali». E per scegliere chi avrebbe ricoperto questo prestigioso (e ben pagato) incarico «veniva indetto un Bando nazionale, e spesso i prescelti provenivano da fuori Piemonte: l’ultimo maestro della banda cittadina, Ugo Leonesi, ad esempio era di Recanati». Anche i musicisti ricevevano compensi «per tenerli legati alla Banda. Però onde evitare che qualcuno facesse un po’ il furbo e saltasse le prove, dovevano versare una cauzione». I gruppi di musicisti erano molto folti e capitava che sorgessero dei dissidi «che portavano talora alla nascita di altre bande» (per filiazione si potrebbe dire!). «Poiché per contratto la Banda Cittadina doveva suonare tutti i sabati in giro per Pinerolo, anche le bande “rivali” facevano lo stesso, riempiendo di musica la città!»
Nel Pinerolese erano varie le ragioni che portavano alla nascita di una banda: «In Val Pellice quasi tutte traevano origine dalla Chiesa Valdese, invece in Val Chisone spesso era qualche industriale (come Agnelli o Mazzonis) a dare loro vita». Altrove furono le istituzioni cattoliche a promuovere la formazione di bande musicali. È questo il caso del Cottolengo e della Banda dell’Orfanotrofio San Giovanni Battista «che don Lorenzo Cravero fondò nel 1925. Era composta sia da orfani sia da suonatori più esperti». Persino il vescovo Angelo Bartolomasi sul giornale diocesano sollecitò “la mai smentita generosità cittadina” a sostenerla con denaro o con l’offerta di strumenti a fiato usati. «La storia di questa banda sembrò finire nel 1945, salvo essere portata a nuova vita, dal ‘57 al ‘70, col nome di Banda degli Angeli dal maestro Agostino Garello».
E per saperne di più, basterà pazientare fino alla pubblicazione dei volumi, ma a Michelangelo piacerebbe, oltre alla storia d’archivio, raccogliere le eventuali testimonianze di chi ha fatto parte o conosciuto alcune di queste bande del territorio.
Guido Rostagno
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