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Territorio  

Quando il bosco non brucia. L'AIB dietro le quinte

Quando il bosco non brucia. L'AIB dietro le quinte

Spesso solo nell’emergenza ci si accorge di ciò che conta davvero. Vale per medici e infermieri: eroi oggi che il coronavirus fa paura, altrimenti poco ascoltati o addirittura accusati delle disfunzioni della sanità. Allo stesso modo, del Corpo AIB (i volontari antincendi boschivi) molti si ricordano soltanto quando le pinete bruciano o le montagne franano. Quando capita mass media e politici sono i primi ad abusare dell’epiteto “eroici” e a sperticarsi di elogi. Come tutte le associazioni, però, – e gli AIB sono fieri del loro essere volontari -, anche il Corpo AIB vive una vita associativa che non è fatta solo di interventi in prima linea.

Mario Michetti, neo ispettore provinciale (è stato eletto lo scorso 7 marzo) iscritto alla Squadra di Villar Perosa, su questo punto è netto: «Le varie squadre, al di là delle attività sugli incendi o di prevenzione, sono oberate dalla burocrazia: devono produrre tantissimi documenti a cadenza, se non quotidiana, almeno settimanale». Un impegno che cozza con l’immagine tradizionale del volontario AIB come uomo d’azione. «Una delle funzioni del Direttivo provinciale – spiega Michetti – è proprio quella di sgravare il più possibile dalle incombenze burocratiche le singole squadre». Per questo chi si presta a svolgere ruoli nel provinciale «lo fa con spirito di servizio, non certo per farsi bello di una carica».

I componenti del nuovo direttivo dell’Ispettorato provinciale AIB di Torino

L’ispettorato, oltre a rappresentare le esigenze delle Aree di base ai vertici regionali del Corpo, svolge prevalentemente compiti organizzativi e gestionali: «quando c’è un incendio non tocca a noi dirigere le operazioni, ci occupiamo di programmare e coordinare i ricambi delle squadre impegnate sul fuoco, non di dare indicazioni nel merito». Anche se i componenti della neoeletta direzione provinciale – oltre a Michetti, i viceispettori Mauro Canale, Roberto Scalafiotti e Rino Tron (della squadra di Roure, paese di cui è anche sindaco) e il segretario Giuseppe Bettas -, qualche consiglio lo potrebbero dare forti di un’esperienza come quella di Mario che parte dagli albori del Corpo AIB nel 1995.

Come altre associazioni, anche gli AIB fanno un po’ fatica a trovare nuove leve pronte a rimpiazzare chi per motivi di salute o età deve farsi da parte: «Il volontariato si basa sulle persone, ma senza i volontari non può fare nulla. Oggi però i volontari sono sempre meno e hanno sempre meno tempo a disposizione». Ragion per cui «è necessario lavorare sulla formazione continua dei volontari. Sia per quel che riguarda l’applicazione delle normative di sicurezza, sia per accrescere la capacità tecnica di affrontare gli incendi». Ad esempio in tempi di coronavirus, «in caso di incendio – dove mantenere le distanze previste non è agevole – ci viene richiesto di indossare sempre una maschera FFP3».

Durante l’emergenza sanitaria, senza bisogno di spegnere fuochi, gli AIB non sono rimasti inoperosi: «Non facendo parte della struttura sanitaria, possiamo svolgere solo attività di supporto alle autorità locali come portare cibo e medicinali ad anziani o malati, avvisare la popolazione. Nel farlo, ovviamente, applichiamo tutte le indicazioni prescritte per tutelare la salute nostra e di chi assistiamo».

GUIDO ROSTAGNO

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