14 Ottobre 2019
Quando gli sci erano “Made in San Germano”
Lo scorso 6 ottobre un gruppo di soci dell’Associazione Amis/Amici Haut Guil – Val Germanasca ha raggiunto San Germano Chisone per far visita al “Parco comunale Villa Widemann” e al Museo SkiRochon. Se il parco non ha bisogno di grosse presentazioni – molti sposi vengono, infatti, qui apposta per ambientare i loro servizi fotografici –, del Museo (ospitato nel seminterrato del municipio), purtroppo, molti sanno poco.
«In occasione delle Olimpiadi di Torino – spiega Clara Bounous, allora sindaco, che ne fu l’artefice -, un finanziamento regionale ci permise di dare una degna accoglienza al materiale di Emilio Rochon, colui che negli anni ‘30 del secolo scorso iniziò a produrre a San Germano i primi sci».
Figlio di un’epoca di persone versatili, Emilio dapprima lavorò come operaio alla “Talco e Grafite” di Malanaggio e, solo in seguito, si dedicò alla falegnameria. La sua produzione svariava, come per gli altri artigiani, dai mobili agli armadi e, perché no, alle casse da morto «finché il senatore Agnelli non decise di lanciare Sestriere come stazione sciistica e, per risolvere il problema del costo degli sci (che venivano prodotti solo nel nord Europa), cercò qualche artigiano che li producesse in loco». Rochon accettò questa sfida, mettendosi a lavorare il legno per costruire gli “ski”, come si chiamavano al tempo. «Imparò a preparare gli sci da un libretto di un ufficiale alpino della Prima guerra mondiale, leggendone le descrizioni e guardando i disegni».
Tra i suoi clienti non ci furono solo i primi frequentatori del Sestriere: «Siccome nel pinerolese era l’unico produttore, Rochon divenne anche fornitore del 3° Alpini per cui lavorò molto (oltre a costruirli, gli sci li riparava)». Anche negli anni ’60, nonostante l’avvento dei materiali artificiali, gli sci del buon Rochon rimasero di legno «solo nella parte superiore, li rivestì di plastica per proteggerli dall’umidità». Negli anni del “boom economico”, Gianni Agnelli provò a convincere Emilio a convertire la sua produzione artigianale in una vera e propria attività industriale, «ma l’età non era più verde e il figlio – che lavorava alla RIV – non intendeva abbracciare la carriera del padre: così Rochon, che in ogni caso si sentiva solo un falegname, declinò la proposta dell’Avvocato».
Conclusa l’attività, attrezzi (a volte ideati e realizzati da Rochon stesso) e modelli restarono nella casa di famiglia, fino a quando «l’ultima erede, la nuora di Emilio, Dina Pons per evitare che andasse perduto, offrì quel materiale al comune». E da lì nacque il museo, al cui allestimento lavorò Tere Grindatto, che fu inaugurato – ospite Pierino Gros con la medaglia d’oro vinta alle olimpiadi di Innsbruck – nel 2006.
Da qualche tempo, in accordo con l’amministrazione comunale, è sorto un comitato spontaneo – le stesse Bounous e Grindatto, Dario Seglie, Carlo Frascarolo, Giorgio Tessore, Saverio Del Din e Valter Perlino – per ridare slancio al museo, facendolo conoscere al grande pubblico e riscoprire in valle. Riprendendo magari quel legame con Sestriere alla base della nascita degli sci sangermanesi, uno dei progetti è di organizzare, il prossimo gennaio in occasione della Coppa del Mondo femminile di sci alpino al Colle, una visita al museo con atleti ed ex campioni della Nazionale.
Un’amicizia transfrontaliera tra sport e cultura
«L’associazione “Amici Haut Guil-Val Germanasca” – racconta la presidente italiana Sandra Aglì – riunisce abitanti del Queyras e delle valli Germanasca e Chisone ed è nata a seguito del Gemellaggio Prali-Abries nel 2010».
Il legame tra le due aree confinanti «risale agli anni ‘80, quando il compianto Gino Baral (ndr direttore generale della Comunità Montana) organizzava incontri, camminate e gare di corsa per rinsaldare l’amicizia tra le popolazioni frontaliere». Annualmente a turno le delegazioni si trovano in uno dei due paesi per l’assemblea generale e si scambiano visite sia culturali – come quella al Museo SkiRochon o «la visita a Venezia in programma dal 13 al 16 ottobre» – sia sportive – «a febbraio andremo noi a sciare ad Abriès, mentre a marzo verranno loro a Prali» -.
GUIDO ROSTAGNO
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