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Fatti e opinioni  

Pragelato: un progetto per far ripartire Laval e Joussaud

Pragelato: un progetto per far ripartire Laval e Joussaud

L’amministrazione di Pragelato in un incontro pubblico il 18 maggio ha fatto il punto sul progetto di recupero di Laval e Joussaud, che potrebbe portare a 40 nuovi posti di lavoro stabili.

Laval nel 1905

 

Il rilancio di due borgate abbandonate a se stesse

Il 18 maggio «abbiamo illustrato in un dibattito pubblico – sottolineano Giorgio Merlo e Mauro Maurino, sindaco e vicesindaco di Pragelato – i dettagli tecnici del progetto di riqualificazione e rilancio delle borgate di Laval e Joussaud di Pragelato, da molti decenni abbandonate a se stesse e ricche solo di macerie».

 

Un investimento privato

Si tratta di «un investimento privato dove il Comune, con molti altri enti e soggetti coinvolti nel processo autorizzativo, ha solo il compito di far rispettare rigorosamente tutte le normative legislative, paesaggistiche ed ambientali, necessarie per far decollare il tutto».

40 nuovi posti di lavoro

Il progetto è stato riconosciuto e fatto proprio dall’Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea, «perché si tratta di un investimento pari solo a quello del Club Med per volume finanziario. Un progetto che, nel pieno rispetto dell’identità storica, culturale, paesaggistica ed architettonica di quelle borgate, può avere massicce ed incoraggianti ricadute per il nostro territorio. Non solo per la significativa attrattività turistica ma anche, e soprattutto, per nuovi e futuri occupati – si prevedono circa 40 posti di lavoro stabili – e per la costruzione dell’intero villaggio. Si calcola, al riguardo, oltre 110 dipendenti per circa 8/10 anni».

 

Un’occasione da non perdere per motivi ideologici

Nel rispetto di tutte le normative ambientali,«il progetto può rappresentare un autentico volano di sviluppo per l’intero comparto della Via Lattea. Sarebbe devastante se, di fronte ad un investimento del genere di un progetto con potenziali e positive ricadute per un intero territorio, dovesse saltare il tutto per ragioni riconducibili esclusivamente a motivazioni ideologiche o fondamentaliste. Ognuno, comunque sia, alla fine del processo autorizzativo si assumerà le proprie responsabilità di fronte ai pragelatesi e a quella fetta di opinione pubblica che ama la montagna e le nostre valli».

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