15 Marzo 2017
Pmt. Parlano i lavoratori
Davanti alla ex-Pmt di Pinerolo, i lavoratori restano a vegliare perché la loro situazione venga ascoltata e si trovi una soluzione. Un piccolo gruppo in rappresentanza di tutti incontra Vita Diocesana. Bruno Bonetto di Frossasco e Michele Dimitri di Pinerolo sono i delegati dei lavoratori. Insieme a loro Andrea Azarin di San Pietro, Giuseppe Trimarchi e Vito Perna di Pinerolo. C’è anche un pensionato, Mauro Dellasette, il cui figlio Bruno è rimasto disoccupato dopo 32 anni di lavoro presso la fabbrica.
Bonetto riassume la situazione: «Adesso stiamo aspettando una soluzione dal governo. Noi siamo sospesi dal 31 gennaio. Sospesi, non licenziati. Quindi senza ammortizzatori sociali, senza contributi, senza niente. Ci sono stati due incontri in Regione Piemonte per vedere se era possibile ricevere degli ammortizzatori; la risposta è stata negativa. Primo perché la Regione non ha fondi, e poi la nuova legge nazionale sugli ammortizzatori sociali non prevede la nostra situazione. Si è creato quello che si chiama un “vuoto legislativo”. Dopo di che c’è stata l’interrogazione parlamentare alla quale il governo ha risposto proponendo due percorsi che si sono rivelati vicoli ciechi. Martedì 7 marzo siamo stati a Roma. Siamo usciti dall’incontro solo con delle “promesse di impegno” da parte del direttore generale del Ministero del Lavoro che studierà una soluzione ad hoc per noi di Pmt».
E mentre al Ministero si studia, i lavoratori è da gennaio che sono senza stipendio.
Ad oggi c’è solo l’offerta della Papcell, azienda della Repubblica Ceca, che propone la riassunzione di 72 lavoratori e 6.3 milioni di investimento. Ma non bastano: sono 170 i lavoratori da riassorbire. Alcuni hanno avuto la possibilità di un nuovo impiego e si sono licenziati. Ma gli altri?
È naturale che i lavoratori siano determinati e arrabbiati. Anche nei confronti della famiglia Nugo, ex proprietaria della Pmt, che ha dichiarato fallimento. «Talvolta “passa per buona” ma ci ha lasciati qui. Negli ultimi tempi abbiamo rinunciato alle ferie per riuscire a svolgere il lavoro e abbiamo fatto straordinari e in ringraziamento il 31 gennaio è arrivato il fallimento. Ora rischiamo di non ricevere neanche quanto ci è dovuto. Si è comportata male». E citano scorrettezze che riguardano ferie maturate e non corrisposte e fondi pensione andati perduti.
Ci sono le famiglie da mantenere, le bollette da pagare, i buoni pasto dei bambini a scuola, tasse universitarie… tutto costa!
«Io non posso dire ai miei figli non andare a scuola perché papà non può più spendere», afferma Michele. E Bruno gli fa chiosa: «Come fai a spiegare a tuo figlio che sei “sospeso”, che non puoi avere questo e non puoi avere quello perché non ci sono soldi?»
È necessaria ora una azione di solidarietà per far fronte all’immediato. «Domenica apriamo la sfilata del carnevale di Pinerolo – prosegue Bonetto -. Per noi sarà un momento di stacco e di divertimento con i nostri figli. Ma anche una opportunità per farci sentire».
Il Comune di Pinerolo si sta attivando per una sospensione dell’Imu, della Tari e della Tasi e si è impegnato a contattare gli altri comuni dove sono residenti i lavoratori.
Il bar “Il Chiosco” ha proposto una iniziativa di solidarietà davvero da imitare, raccogliendo fondi per le famiglie.
Il presidio, intanto, resta davanti all’ingresso della PMT. Un container, tante bandiere sindacali e striscioni. Sedie spaiate e una bella stufa a legna per la notte. Ma soprattutto loro, i lavoratori.
Chi ha delle disponibilità e vuole fare una donazione in favore delle famiglie, può recarsi direttamente al presidio. «Saremo qui fino all’intera risoluzione della faccenda, 24 ore su 24», dichiarano con decisione i presidianti.
Sullo sfondo restano le storie personali.
«Un nostro collega – racconta Michele – si è ammalato e si è risvegliato dal coma dopo 45 giorni di ospedale. Si è addormentato lavoratore e si è risvegliato “sospeso”».
«Per me – spiega Vito – è più difficile rimanere a casa che stare qui al presidio».
Mauro, pensionato da molti anni, ci ha commosso: « Mio figlio Bruno è separato e deve versare 450 euro al mese alla moglie. Dopo 32 anni di lavoro, si ritrova senza occupazione. Ora viviamo con la mia pensione che deve bastare per tutti».
Mentre si conclude l’intervista un’auto si accosta al presidio. Una mamma con due ragazzi scende e consegna una bottiglia e una torta. «Vi ho portato la merenda», dice. E poi se ne va. Anche questa è solidarietà.
Scattiamo una foto di gruppo e i lavoratori scherzano: «Siamo più incazzati che belli!»
Ives Coassolo
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