10 Maggio 2021
Pinerolo. Bullismo e cyberbullismo: la Polizia sale in cattedra
Bullismo e cyberbullismo sono termini ormai entrati nel linguaggio quotidiano. Soprattutto nell’era dei nativi digitali. Per supportare educatori e famiglie in ogni istituto scolastico è prevista oggi la figura del referente contro il bullismo che aiuta nella prevenzione. La professoressa Cinzia Felace, referente presso l’Istituto Comprensivo “Pinerolo2” ha organizzato per le classi prime delle Scuole Secondarie di Primo grado “Puccini” di Abbadia e “Rol” di San Secondo la visita del commissario di Polizia Loredana Cesare che, insieme all’ispettore Fabio Bertini e all’agente scelto Luigi Izzo, hanno tenuto una lezione di educazione alla legalità.
In classe con gli studenti
L’intervento in classe ha riguardato, in particolare, il concetto di reato, il rispetto che ciascuno merita a scuola e fuori, l’invito ai ragazzi a parlare dei loro disagi con i genitori e con i professori. Alcuni tipi di disagio avvertiti, ha spiegato l’ispettore rivolgendosi ai ragazzi in classe, possono essere dei veri reati di cui non si è a conoscenza. Riguardo a internet, i reati più diffusi sono l’assunzione di una identità falsa, il postare sui social network immagini o parole offensive, l’escludere qualcuno dal gruppo dei social ufficiali di gruppo. Bisogna, inoltre, fare attenzione a postare immagini che potrebbero essere oggetto di ricatto o, se rubate, essere utilizzate per usi inappropriati. Ogni immagine postata, anche se cancellata, resta per sempre sui dispositivi e può essere facilmente rintracciata. La polizia può risalire a qualunque identità, reale o fasulla, che posta o agisce in modo errato sui social, e individuare vittime e colpevoli. Per trasmettere questi messaggi i poliziotti si sono avvalsi dell’ausilio di slide e di video relativi a casi specifici realmente accaduti, permettendo ai ragazzi di acquisire maggiore consapevolezza delle conseguenze di alcuni comportamenti che, spesso, i giovani della loro età mettono in atto.
Entrare nel mondo dei nativi digitali
A margine degli incontri il commissario ha incontrato Vita diocesana Pinerolese: «Spesso i ragazzi ignorano non soltanto la loro posizione giuridica nei confronti del reato, in termini di imputabilità e punibilità, ma anche la gravità di alcuni comportamenti. Per loro tutto è un gioco e tutto uno scherzo anche nel mondo virtuale». Per questo motivo la Polizia di Stato si mette a disposizione per realizzare degli incontri di informazione e per rendere i ragazzi più consapevoli delle conseguenze di alcuni comportamenti. «Da oltre dieci anni – ha spiegato Loredana Cesare – operiamo in collaborazione con il Ministero degli Interni e il Ministero dell’Istruzione per realizzare questi incontri definiti “educazione alla legalità” rivolti ai ragazzi della fascia di età delle medie e dei primi anni delle superiori. Nel tempo c’è stato un cambiamento: agli inizi avevamo a che fare con problemi legati a famiglie difficili e ragazzini maltrattati, lasciati soli e a rischio di commettere reati quali il furto o l’aggressione. Oggi molto verte sull’uso scorretto dei social network, sul bullismo, sul cyberbullismo, sulle offese personali. I ragazzi non si rendono conto di cosa fanno, sono molto ingenui nell’uso dello strumento. Una causa può essere il loro essere nativi digitali e danno per scontato alcune conseguenze. Non si rendono conto che quello che fanno on line ha un ritorno nella vita fisica». Lo strumento digitale rischia di essere un’arma a doppio taglio se mal utilizzata. La difficoltà non è solo dei ragazzi, ma anche degli educatori, degli insegnanti e dei genitori che si trovano spiazzati di fronte a un mondo nel quale i giovanissimi sanno destreggiarsi nel bene e nel male, ma dove gli adulti non riescono ad entrare. «Noi entriamo in un mondo parallelo che non conosciamo mentre i ragazzi sono a loro agio –ha proseguito il commissario -. Per questo, compatibilmente con gli altri impegni istituzionali, facciamo anche degli incontri con i genitori, insegniamo loro quali sono gli strumenti che i ragazzi utilizzano e come comportarsi al riguardo. È una lotta impari perché il tempo, gli impegni e anche l’elasticità mentale ci portano lontano dal loro mondo, però bisogna farci attenzione. Io sono anche mamma di tre ragazzi ormai grandi e mi sento di dire ai genitori che bisogna perdere tempo con i figli, sedersi con loro fin da piccoli, imparare a parlare e anche a fidarsi di ciò che fanno on line… ma non troppo. Soprattutto quando sono piccoli non è sbagliato seguire le loro tracce su internet. Bisogna davvero perderci tempo per il loro bene».
L’impegno della scuola per informare ed educare
A conclusione degli interventi sulle classi, il Dirigente scolastico Patrizia Palagonia ha commentato: «Internet e i social sono diventati “pane quotidiano” per i giovani pertanto è fondamentale che la scuola ponga tra i suoi obiettivi e traguardi l’acquisizione di competenze di cittadinanza digitale da parte degli studenti, agendo in sinergia con le famiglie e altri “attori” del territorio. Nonostante le difficoltà connesse alla situazione epidemiologica si è riusciti a dare, anche quest’anno, questa preziosa opportunità agli studenti dell’Istituto. Colgo l’occasione per ringraziare la Polizia di Stato per la disponibilità e l’attenzione da sempre rivolte al mondo della scuola».
Il commissario Cesare ha concluso riferendo riguardo al feedback positivo negli incontri con gli studenti: «Mi accorgo che se all’inizio i ragazzi sono un po’ passivi nella partecipazione, alla fine pongono parecchie domande e chiedono consigli (… per gli amici!). Lasciamo loro anche sempre dei contatti e alcuni ci hanno poi chiamato a distanza di tempo per dei problemi concreti o per chiedere ulteriori consigli. E per noi questo è un ottimo riscontro».
Ives Coassolo
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