11 Ottobre 2022
Pinasca. Il parroco orologiaio che portò l’elettricità a Gran Dubbione

Pinasca dedicherà una piazza ciascuno a don Giovanni Bessone (parroco di guerra a Gran Dubbione) e a don Giuseppe Malano, rimasto nel cuore dei grandubbionesi per gli orologi e la corrente elettrica.

Lo scorso 14 settembre la giunta comunale pinaschese ha deliberato di intitolare a don Giovanni Bessone la piazza adiacente alla chiesa di Gran Dubbione e a don Giuseppe Malano, la piazza adiacente al cimitero sempre di Gran Dubbione.
Don Bessone e il ruolo nella Resistenza
Un riconoscimento – ancora in attesa del nullaosta della prefettura – all’opera di due parroci che hanno lasciato una profonda impronta nel paese. Don Bessone prestò servizio all’ombra del campanile di Sant’Antonio dal 1937 al 1946; su di lui e sul suo eroico ruolo durante la Resistenza (pagato anche con la prigione) – a supporto dei partigiani e della popolazione – non mancano le testimonianze scritte (come nel recente libro “Memorie da salvare” di Loredana Prot).
Don Malano: l’umanità e gli “Scopas”
Di don Malano (parroco grandubbionese dal 1949 al 1984, rimanendovi in pianta stabile fino agli anni ‘70) le tracce invece si conservano soprattutto nel ricordo di chi l’ha frequentato. «Sono stato il primo bambino ad essere battezzato da don Malano – ricorda Roberto Piombino (classe 1949), appassionato cultore della memoria del luogo natio. Sono stato per anni il suo unico chierichetto: ho continuato a farlo ancora, che già ero sposato, mi ha poi sostituito mia figlia Erika… Era un uomo alto, sempre con la “vesta” (ndr la talare), di lui ricordo bene l’umanità… e anche gli “scopas” (scapaccioni) quando ne combinavo qualcuna un po’ più grossa. Per noi giovani fece molto, ad esempio organizzando delle gite a Oropa e anche a Sanremo, dove viveva uno dei suoi fratelli».
Amante degli orologi
Don Giuseppe era anche un amante degli orologi, alla cui riparazione si dedicava nei momenti liberi. E con perizia. «Venivano anche da lontano a portargli quegli orologi che nessuno sapeva più riparare, e lui li rimetteva a posto… Ha scritto anche un libro dedicato a questa sua passione (ndr “L’orologio compagno e maestro di vita”)».

L’elettricità trent’anni prima dell’Enel
Grazie a don Malano Gran Dubbione potè compiere soprattutto un vero salto nel futuro. «La rete elettrica Enel è arrivata da noi solo negli anni ‘80 – racconta Piombino – ma dal 1954 grazie a don Malano, tutte le case avevano già la corrente elettrica grazie a una turbina idroelettrica progettata da lui e realizzata, insieme alle condutture dell’acquedotto, grazie al lavoro di molti parrocchiani. Ricordo quando con mia mamma e altri siamo andati a Pian dei Travers (ndr una delle borgate di Gran Dubbione) ad aspettare i tubi di eternit, trasportati dalla teleferica che in genere serviva per i fasci di legna (la strada carrabile non c’era ancora!), per poi portarli a mano fin su dove sono stati installati».
Il contratto per la luce
«Quei tubi – ricorda Roberto – li ho poi sostituiti io negli anni ‘80, ma l’acquedotto è sempre quello pensato da don Malano e grazie al quale sempre nel 1954 tutti ebbero il loro primo rubinetto». Oltre a produrre l’energia, il dinamico parroco pensava anche a gestirla: «Chi voleva la corrente, doveva firmare un contratto con il Don: a ogni casa spettava un tot di energia, non c’erano contatori, ma un relais che interrompeva la fornitura se si usava più energia del pattuito. Mia mamma che aveva l’osteria aveva diritto a tre lampade da 25 watt più una da 15 per la stalla… Si versava una quota a don Malano, che la adoperava per la manutenzione e le spese legate all’impianto».
GR
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