Domenica 15 dicembre, ore 15. Cinquant’anni fa, nella frazione di Appendini, veniva inaugurata la chiesa intitolata alla Nostra Signora del Buon Rimedio.
Nello stesso giorno e alla stessa ora, ma a distanza di mezzo secolo, il vescovo di Pinerolo ha presieduto la messa ricordando l’evento. Con lui hanno concelebrato l’attuale parroco, Arkadiusz Pietrzac, e alcuni sacerdoti che in passato hanno prestato il proprio servizio pastorale alla piccolo comunità appendinese: don Antonio Buffa, don Orlando Aguillar Tobon e don Luciano Bertinetto.
Dopo la messa un momento di festa e la rievocazione dell’inaugurazione con gli interventi del sindaco di Buriasco, Romano Armando, e il ricordo dell’ingegnere Felice Bardelli, progettista della Chiesa. Una mostra ha illustrato le diverse fasi di costruzione dell’edificio ultimato nel 1963.
Nel dicembre del 1960 era stata dichiarata pericolante la precedente cappella della frazione e quindi ne fu sconsigliato l’utilizzo per salvaguardia dei fedeli. Inoltre fu suggerita, visto il pessimo stato dell’edifico, non una ristrutturazione ma l’edificazione di una nuova chiesa. Fu così che don Andrea Martina (1904-1964), responsabile della cappella, si rivolse all’allora vescovo di Pinerolo, Gaudenzio Binaschi, per avere la licenza a procedere alla costruzione di una nuova chiesa parrocchiale.
Questa richiesta nacque anche dalla sempre maggiore affluenza di fedeli in Appendini, che portava l’esigenza di uno spazio più consono (si pensava anche ad un possibile sviluppo urbanistico che poi non ebbe seguito). Dai documenti ufficiali firmati da Mario Freiria e da Arturo Portis, allora sindaci rispettivamente di Buriasco e Scalenghe, si può notare come i frequentanti della parrocchia fossero più di 600.
Una volta ottenuta la licenza a procedere don Martina si prodigò a lungo per cercare tutti i materiali e le forze necessarie. «Scavo delle fondamenta – scrive il sacerdote in una lettera indirizzata al vescovo – ed il trasporto dei materiali è affidato all’opera dei parrocchiani, che se ne sono assunti l’incarico».
I materiali furono richiesti a Provincia, comuni e enti locali che ne scartavano (pezzi di ferrovia che venivano cambiati, pali della luce, eccetera) o che donavano liberamente per la costruzione: unico compenso essere iscritti nell’albo d’onore della fondazione della parrocchia.
Per don Martina fu complicato completare la costruzione della chiesa. Infatti il giorno seguente alla deposizione della prima pietra, il 23 settembre 1962, il sacerdote fu ricoverato in ospedale e i lavori rimasero fermi sette mesi.
Solo nel maggio del 1963, nonostante la salute cagionevole di don Martina, furono ripresi i lavori per essere adeguatamente completati il 15 dicembre dello stesso anno. In quella data il vescovo e alcuni presbiteri proposero una processione dal vecchio edificio al nuovo che fu poi benedetto e aperto al culto.