Un ospite d’eccezione per celebrare appieno il decennale del Museo Regionale dell’Emigrazione dei Piemontesi nel Mondo: Enrico Calamai, viceconsole in Argentina nel periodo della dittatura militare. Conosciuto anche come “lo Schindler italiano”, Calamai è riuscito a mettere in salvo, grazie alla concessione di passaporti e al rimpatrio, oltre trecento perseguitati dal regime. Il suo arrivo al museo di Frossasco si deve al giavenese Fabrizio Giai Arcota, che già la scorsa primavera aveva organizzato con l’amministrazione un riuscito evento con l’ex diplomatico. «Ho il grande privilegio di conoscere un uomo grande, un eroe discreto e silenzioso che non ha avuto timore di mettere le sue capacità e il suo coraggio al servizio dell’umanità – commenta Arcota – Enrico Calamai è un gigante dei diritti umani: ieri per i perseguitati in Cile e Argentina, oggi per i migranti che fuggono da guerre e povertà e che, in troppi casi, muoiono nel mediterraneo. La sua visita a Giaveno l’anno passato la ricordano tutti, ha rappresentato un momento davvero toccante».
In Val Noce, da giovedì 29 settembre a sabato primo ottobre, saranno diversi gli appuntamenti di Calamai. Venerdì 30 settembre al mattino incontrerà gli studenti della scuola media Pinerolo V di Frossasco. Mentre la sera dalle 20:30 nella sala conferenze del Museo (piazza Donatori,1, Frossasco) si terrà un incontro aperto al pubblico con spazio anche per domande e approfondimenti. Sempre in occasione del decennale del Museo, venerdì 30 settembre, alle 20 verrà scoperta una scultura bronzea raffigurante il volto di Papa Francesco, nella sala principale del Museo.
Sabato 1 ottobre Calamai al mattino dialogherà di questioni legate alle migrazioni con gli studenti delle superiori di Pinerolo nell’auditorium del liceo scientifico Marie Curie. Non è un tema lontano da Calamai quello dei migranti. Infatti l’ex diplomatico è molto vicino al progetto italiano Carovane Migranti che si occupa di accendere l’attenzione sui “nuovi desaparecidos”, ovvero i migranti di cui si perde ogni traccia e memoria nel viaggio verso l’Europa.
«La visita di Enrico Calamai ci riempie di gioia – spiega Giorgio D’Aleo, il presidente del comitato di gestione del Museo – perché la nostra azione è “glocale”, neologismo che sta ad indicare la precisa volontà di vedere gli aspetti locali tenendo conto delle condizioni globali e viceversa. Non è soltanto da oggi che il Piemonte è diventato luogo di immigrazione: è successo nel passato dal Veneto, dalla Venezia Giulia, dal Meridione e succede tutt’ora da tutto il globo. Intendiamo il compito della nostra struttura come stimolo per i giovani alla riflessione. Per questo abbiamo voluto che Calamai incontrasse gli studenti. Riteniamo che non debba prevalere un’interpretazione riduttiva che vede la celebrazione di una festa, pure importante, come quella in occasione del decimo anniversario dell’istituzione. Il museo è un luogo della memoria, ma anche un laboratorio in cui dal ricordo deve scaturire conoscenza e sensibilità verso il tema, oggi ormai strutturale, della migrazione». Concorda con il presidente anche la conservatrice del Museo, Carlotta Colombatto: «Oltre che celebrare il decennale del Museo, intendiamo festeggiare anche un inizio, grazie al nuovo comitato di gestione. Nostro obiettivo è lavorare affinché il Museo possa radicarsi come attore culturale e sociale sul territorio».