18 Agosto 2018
[Photogallery] L'ultimo saluto ai pinerolesi uccisi dal crollo del ponte "Morandi"
Non poteva essere un funerale normale. Non lo è stato.
Non per il gran numero di presenti che han riempito sia il Duomo sia piazza San Donato appena dopo il Ferragosto. Non per il dolore, inevitabile compagno quando a morire tragicamente è tutta una giovane famiglia (come accaduto il 14 agosto a Genova ai quattro pinerolesi e a tanti altri). Nel pomeriggio di sabato 18 agosto a ricordare che non si trattava di un funerale normale a chi era lì per pregare, a chi magari per curiosità e a chi conosceva Claudia, Andrea, Manuele e Camilla bastava uno sguardo ai fotografi e agli operatori intenti a riprendere la cerimonia.
E d’altronde per lo stesso vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, è stata un’occasione particolare: è difficile diffondere speranza e amore per la bellezza del mondo – leitmotiv del suo primo anno di episcopato – davanti a chi ha perso in modo così assurdo i propri cari. E nell’omelia, di fronte a molti ventagli sventolanti, ha sottolineato «in questa tragedia ci siamo dentro» – non come quando si assiste a un evento davanti alla TV – e il dolore «ci rende impotenti». E questo dolore chiede conto di quanto è avvenuto: «siamo qui anche perché siamo arrabbiati… nonostante tutta la tecnologia del 2018 le vite di Claudia, Andrea, Camilla e Manuele, insieme a tutti i sogni e le promesse, sono crollate insieme a quel ponte e la rabbia ci fa toccare con mano queste quattro bare».
A dolore e rabbia, si affianca però anche l’affetto per queste persone e la certezza che «non deve finire così… e grazie a Dio la vita non finisce così». E nel rievocare le passioni dei quattro, monsignor Olivero li ha affidati – e insieme a loro l’assemblea – al Signore. «Al Dio della bellezza», vista la passione di Claudia per cinema e musei. «Al Dio che non dimentica», ricordando Andrea e il suo amore per la fotografia che conserva gli istanti. E se Camilla, ragazza tenace e amante della danza, è stata affidata «al Dio che non molla mai» – con l’augurio di una «vita leggera» come una danzatrice che si libra in aria -, in memoria di Manuele, che con la mountain-bike si cimentava in discese che sembravano impossibili, il vescovo ha voluto affidare tutti i presenti a cui «oggi sembra impossibile potercela fare» al Signore che tutto può. La predica si è chiusa con la citazione dell’ultima lettera di Bonhoeffer alla fidanzata, quando consapevole del poco tempo rimastogli, il Pastore luterano scriveva «Il signore è con noi la sera ed il mattino, ogni nuovo giorno».
Al termine della celebrazione – che è stata accompagnata dai canti del coro “Amici di Giò” -, anche la famiglia, per voce di una sorella di Claudia, ha parlato sia per ringraziare le Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco e «le persone di Genova dal cuore grande», sia per affermare: «non ci arrenderemo mai, chiederemo chiarezza sui fatti».
Anche i compagni di classe di Manuele sono intervenuti per dirgli che avrebbero continuato, per amor suo, a fare le cose che facevano insieme.
Il vescovo, prima di aspergere con l’incenso e con l’acqua benedetta i quattro feretri, ha ricordato il significato profondo di questi semplici gesti: esprimere «la stima per i defunti» e proclamare «la nostra fede nello spirito di Dio che è creatore e da cui la vita rinasce». E facendo proprio il ritornello del brano di Elisa “Ti vorrei sollevare”, ha augurato, soprattutto ai familiari, di trovare consolazione e sollievo «e la forza di reagire e di tornare alla vita».
Dopo la funzione, tra gli applausi e sulle strofe de “La cura” di Franco Battiato, le quattro bare sono uscite lentamente dalla chiesa per raggiungere poi i cimiteri di Riva di Pinerolo (Andrea e Claudia) e di Torre Pellice (Camilla e Manuele).
GUIDO ROSTAGNO
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