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Territorio  

Perosa e quei 600mila euro che non può spendere

Perosa e quei 600mila euro che non può spendere

Le piogge dei giorni scorsi, copiose e violente, sicuramente hanno destato più di qualche cattivo pensiero nelle località colpite nel 2016 dal disastroso nubifragio novembrino.

In particolare Andrea Garavello, il sindaco di Perosa Argentina – che in Piemonte fu il comune più funestato da Giove Pluvio – sicuramente non ha dormito sonni tranquilli durante le notti tempestose di questo climaticamente anomalo inizio di primavera. «Avremmo lavori da fare per oltre 11 milioni di euro – racconta il primo cittadino -, ma purtroppo siamo sempre in attesa dei finanziamenti dagli enti superiori». Ad aggravare il dispiacere si aggiunge il fatto che Perosa, come molti comuni per altro, gode di un avanzo di amministrazione di circa 900 mila euro, dei quali però ha la possibilità di utilizzare solo una minima parte: «Una porzione dell’avanzo è bloccata giustamente per crediti di dubbia esigibilità (voci in entrata per il comune la cui riscossione difficilmente potrà avvenire, ndr), un’altra parte è ferma per garantire gli adeguamenti contrattuali dei dipendenti, ma circa 600 mila euro resteranno fermi in tesoreria senza la possibilità di spenderli». Non che manchino i lavori «dagli interventi sull’illuminazione pubblica delle strade ai lavori sulle scuole e l’asilo nido, senza contare le emergenze come il muro della strada che va al camposanto che le ultime precipitazioni stanno facendo collassare», ma una norma del 2016 sul “pareggio di bilancio” impedisce ai comuni di spendere liberamente queste risorse presenti nelle loro casse. Eppure «intervenendo subito si eviterebbe di dover spendere in seguito due volte tanto».

«È un problema – aggiunge Garavello – di cui si sono interessati l’Associazione Nazionale Comuni e l’Unione dei Comuni e Enti Montani per cercare di sbloccare quest’impasse, ma per ora senza particolari risultati». L’unica possibilità data agli enti locali per spendere questi fondi «sono gli spazi di spesa che lo Stato o la Regione possono concedere ai comuni: nel nostro caso lo Stato ci ha concesso poco e la Regione (che anch’essa è sottoposta a questi vincoli) almeno nel pinerolese nulla».

Il sindaco Andrea Garavello, insieme al suo predecessore Renzo Furlan

Per i sindaci è frustrante che questo avanzo – definito dalla Corte dei Conti “risparmio pubblico, ovvero eccedenza di risorse sottratte ai contribuenti e agli utenti, rispetto alle previsioni di spesa per i servizi da erogare” – oltre a non potersi spendere, non consente neppure di ridurre il carico fiscale: «Di fatto le tasse locali, come TARI e IMU, non sono nella disponibilità dei comuni». Inoltre il sindaco di Perosa proprio non riesce a digerire che «per poter partecipare ai bandi pubblici indetti dallo Stato o dalla Regione è necessario presentare anche i progetti definitivi, progetti che non possiamo commissionare ai professionisti poiché, non potendo mettere a bilancio le risorse – che avremmo ma non possiamo spendere –, risulterebbe impossibile pagare il lavoro dei progettisti. E non è possibile neppure assumere personale tecnico con le qualifiche necessarie». E per aggiungere il danno alla beffa «uno degli ultimi bandi per lavori pubblici aveva tra i criteri premianti per ottenere il finanziamento l’essere in dissesto economico: anziché i comuni virtuosi si premiano quelli che sono stati mal gestiti: è assurdo!» E nonostante la richiesta di ANCI e UNCEM di rivedere le graduatorie, le speranze di ottenere fondi sono poche: «Stiamo seguendo altre strade – spiega il sindaco – come le quattro richieste per interventi sul Chisone e i rii Albona, Agrevo e Combale che speriamo siano finanziati attraverso il ReNDiS (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo); per fortuna per presentare queste richieste sono sufficienti i progetti preliminari che hanno un costo chiaramente inferiore a quelli definitivi».

Andrea Garavello con la mantella regalatagli dai “gemelli” di Rutesheim-Perouse

E i sonni di Andrea Garavello non sono certo tranquilli con un territorio tutt’altro che in sicurezza e che «vede comunque la responsabilità in capo al sindaco e durante le emergenze decidere di evacuare una casa in pericolo può essere persino più rischioso per le persone costrette a viaggiare su strade che potrebbero franare: spesso le scelte si rivelano giuste o sbagliate solo col senno di poi…»

Proprio per questo l’avere dei soldi bloccati, magari pochi «ma con cui si potrebbero fare tanti piccoli interventi» grida vendetta: «È una cosa che i cittadini non riescono a capire e, a dir la verità, neppure io la capisco».

GUIDO ROSTAGNO

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