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Pianura  

Per loro non c'era posto nell'alloggio…

Per loro non c'era posto nell'alloggio…

Frossasco. Lunedì 31 dicembre termina il piano per l’accoglienza dei profughi africani provenienti dalla Libia Il 31 dicembre prossimo avrà termine il piano predisposto per l’accoglienza dei richiedenti asilo in fuga dalla guerra di Libia. Tale progetto, denominato “Emergenza Nord Africa” ha visto coinvolte alcune realtà della nostre zone. Complessivamente sono state accolte nella regione Piemonte poco più di 1500 persone (oltre a molti minorenni), ospitate in diversi centri nelle varie provincie. Nel pinerolese sono stati attivati alcuni centri: nella Val Pellice, nella Val Chisone e nella Val Noce. In particolare, a Frossasco sono stati accolti, dal maggio 2011, una quarantina di richiedenti asilo (tutti maggiorenni) cui si sono successivamente aggiunti una decina di nigeriani alcuni dei quali già ospitati a Prà Catinat.
In questi 18 mesi a Frossasco si è costituito un gruppo di impegno a sostegno di questi uomini che ha operato in diverse direzioni allo scopo di favorirne l’integrazione. Tra le varie iniziative, sono da ricordare i frequenti contatti con le scuole della Val Noce, la costituzione di un gruppo sportivo (che ha partecipato ad alcune manifestazioni del “Mondialito”, un particolare campionato cui hanno aderito squadre di tutta la provincia torinese composte da tutte le nazionalità presenti). Grazie al contributo del volontariato è stato realizzato un murales nella scuola primaria di Frossasco che illustra l’attraversamento del deserto ed è stato creato un gruppo musicale, i “Batticuore”, che ha perfino inciso un CD con una sintesi dei più bei ritmi e canzoni tradizionali dell’area Sub-Sahariana.
Uno sforzo particolare è stato prodotto per avviare al lavoro (peraltro loro interdetto per legge nei primi sei mesi) il maggior numero possibile di richiedenti asilo. Si è trattato di un’operazione non semplice, dati i tempi di crisi, ma che ha prodotto risultati di piena soddisfazione da parte dei datori di lavoro. Molti si sono resi disponibili per azioni di volontariato sia in occasione delle nevicate dello scorso anno, sia in occasione delle Giornate Ecologiche, sia mettendosi a disposizione del comune di Frossasco.
In ultimo, ma non per importanza, la quasi totalità ha frequentato i corsi di lingua e civiltà italiana, mentre i più bravi sono perfino riusciti a conseguire, nel giugno scorso, il titolo di licenza media.
A questo quadro, complessivamente positivo, si contrappone però un aspetto problematico legato al fatto che, in buona sostanza, queste persone sono state “scaricate” dallo Stato alle Regioni e da queste ai Comuni che, notoriamente, stanno affrontando situazioni difficilissime in relazione ai noti tagli nei trasferimenti di risorse.
A queste difficoltà oggettive se ne sovrappongono altre legate alla normativa vigente che, in mancanza di univoci e condivisi orientamenti, ha generato differenze nella gestione burocratica in diverse zone cosicché in alcune realtà è stata concessa la Carta d’Identità, mentre in altre non è stato possibile il rilascio dello stesso documento. L’importanza di questo documento è nota: senza di esso, in pratica, non si può fare alcuna pratica come, ad esempio, la registrazione di un contratto d’affitto…
Alla vigilia della data in cui è previsto l’allontanamento dalle strutture d’accoglienza siamo interpellati come cittadini, e ancor più come fedeli, sul destino di queste persone.
Essi hanno già perso ogni cosa (il lavoro, i risparmi, qualcuno perfino la casa) nella guerra subita in un paese dove erano migrati lasciandosi alle spalle fame e miseria, alla ricerca di una vita migliore per sé e per la propria famiglia. Ora molti di loro si trovano improvvisamente senza sostegno e senza prospettiva, in altre parole: senza speranza.
Penso che questo periodo natalizio sia particolarmente propizio per testimoniare il valore autentico della fede, concretizzandola in azioni di condivisione ed accoglienza, così come testimoniato da autorevoli voci che, anche nella Chiesa, ci invitano ad abbandonare ritualismi formali per riscoprire il profondo significato del Natale, della venuta del Dio-Uomo che si fa dono gratuito e che, in questo, si contrappone agli umani calcoli del dare-avere. L’invito è quello di “farsi prossimo” di metterci in gioco, di aprirci agli altri e di aprir loro le nostre case; i segni di questi difficili tempi ci chiedono risposte forti ed originali. Siamo chiamati, come Chiesa, ad inventare insieme un futuro per questi sfortunati fratelli.
Poco meno di un anno fa alcuni dei richiedenti asilo di Frossasco furono invitati alla toccante cerimonia della Messa dei Popoli: fu una festa per essi, in maggioranza mussulmani, e fu una importante premessa nel successivo, proficuo dialogo inter-religioso che ancor oggi continua. Ora siamo chiamati, come comunità ecclesiastica, a dare seguito a questo dialogo, concretizzandolo nelle opere. Con Giacomo vogliamo, infatti, ricordare che «così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa»(Gc, 2:17).

GIORGIO D’ALEO Alcuni

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