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Quel Bianciotto salvato dalla peste…

Quel Bianciotto salvato dalla peste…

 

Rodolfo Bianciotti, o fratel Rodolfo come si fa abitualmente chiamare, è un fratello Marista argentino con origini cantalupesi. Un anno fa ha avuto l’occasione di visitare per la terza volta il suo paese originario in occasione della festa del Corpus Domini. Ad un anno di distanza, dopo l’elezione di papa Francesco, gli abbiamo chiesto una piccola intervista realizzata via internet per avere un’opinione che arriva “quasi dalla fine del mondo”.

 

Padre Rodolfo Bianciotti all'interno della chiesa di Cantalupa
Padre Rodolfo Bianciotti all’interno della chiesa di Cantalupa

Rodolfo, ci spieghi chi sono e di cosa si occupano i fratelli Maristi?

I fratelli Maristi sono una congregazione religiosa di diritto pontificio fondata da un sacerdote francese, san Marcellino Champagnat, quasi 200 anni fa. Il nostro nome “Maristi”, deriva da Maria, la nostra “Buona Madre”, come la chiamava il fondatore. I Maristi sono, innanzitutto, fratelli e si occupano dell’educazione cristiana dei bambini e dei giovani. Il nostro obiettivo è formare cittadini buoni e cristiani migliori. Oggi ci troviamo in tutti i cinque continenti, e anche in Italia abbiamo varie scuole.

Un anno fa hai visitato l’Italia e sei stato alcuni giorni a Roma; cosa ne pensi della situazione della chiesa in Italia?

Devo premettere che è un parere personale e quindi molto limitato. Ho avuto l’impressione che in Italia la religione sia vissuta in un modo piuttosto “formale”. Ma dovrei saperne di più per dare un’opinione più precisa! Io penso che in Argentina, ed in generale in America Latina, viviamo una fede forse più semplice e popolare. Si vedono molti bambini in Chiesa. Ad ogni modo anche noi soffriamo la crisi del cattolicesimo. Tuttavia dal momento dell’elezione di papa Francesco c’è maggiore affluenza nelle chiese e sempre più persone si avvicinano di più ai sacramenti.

Cosa significa per gli argentini l’elezione di papa Francesco?

È stata una sorpresa del tutto inaspettata, ma meravigliosa. La situazione politica ed economica in Argentina non è tanto buona. Penso che l´elezione di papa Francesco ci abbia portato la luce e la speranza che contribuiranno alla pace sociale.

E per gli argentini di origine italiana?

In Argentina ci sono molti discendenti di italiani, soprattutto piemontesi, e il fatto che i cardinali abbiano eletto a un figlio di immigrati piemontesi, è una gioia in più per tutti noi che siamo discendenti di italiani.

Hai conosciuto il cardinal Bergoglio prima della sua elezione? Che tipo di persona è?

Non lo conoscevo personalmente ma avevo sentito parlare molto di lui, della sua semplicità e del suo calore umano. Per esempio se un suo sacerdote era ammalato, gli faceva visita trascorrendo lunghe ore prendendosi cura di lui. Come hanno detto i giornali, era normale vederlo nella metropolitana o sull’autobus, o camminare per le strade di Buenos Aires. In realtà in Argentina è abbastanza comune vedere i vescovi per le strade. Io sono originario della diocesi di Rafaela che è una diocesi giovane. Finora abbiamo avuto solo cinque vescovi, ma posso assicurare che ognuno di loro è venuto a casa mia per chiacchierare con i miei genitori, prendere un caffè o un “mate”. Ma Bergoglio è veramente un “fuoriserie”!

Cosa ti aspetti dal suo pontificato?

Lo Spirito Santo suscita il pontefice che la Chiesa e il mondo hanno bisogno in quel momento storico. Dopo gli straordinari pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, abbiamo ora papa Francesco con la sua semplicità, la sua umiltà, la gioia, la freschezza e la profondità teologica. Penso che tutti noi possiamo sperimentare una primavera di speranza, di una Chiesa più semplice, più solidale, vicina e amica degli uomini.

Lo scorso anno hai anche visitato la piccola comunità di Cantalupa in occasione della festa del Corpus Domini; come ti sei trovato nel piccolo paesino da dove provenivano i tuoi nonni?

Conoscere Cantalupa era il sogno della mia vita perché mio nonno è nato qui. La mia prima visita è stata nel 1986, quando sono venuto in Italia per studiare. E dopo tanti anni, nel 2012 sono tornato ancora una volta per un incontro all´università Gregoriana. Devo dire che Cantalupa è rimasta nel mio cuore. Qui ci sono le mie radici. Il cognome di mio nonno è Bianciotto, ma in Argentina è diventato Bianciotti.

Lo scorso anno, per la festa del Corpus Domini, ho sperimentato qualcosa di meraviglioso che non potevo immaginare. Secondo la “Storia dell´alta Val Noce” di Remo Bianco (libro che mi è stato inviato in Argentina dai cugini cantalupesi), nel 1630, quando la peste si era scatenata “aveva risparmiato solo qualche membro delle famiglie Bianciotto, Coassolo, Druetto e Pignatelli”, e da allora, come un ringraziamento, i discendenti delle quattro famiglie portano il baldacchino o le candele nella processione del Corpus Domini. E anche io, l’anno scorso, ho potuto partecipare a questa tradizione. Mio nonno non poté mai tornare a Cantalupa. Ma io, un suo nipote, ho preso il suo posto accanto al Santissimo Sacramento. E penso che grazie a quel Bianciotto che è stato salvato dalla peste, oggi dipendano la mia vita e la mia vocazione religiosa.

 

 

Miriam Paschetta

 

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