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Attualità  

Incurato (Libera Pinerolo): "Sensibilizzare i giovani per combattere la mafia"

Incurato (Libera Pinerolo):

20 aprile 2015

«Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci».

Queste parole costituiscono il testamento spirituale di Rita Atria, scritte nel suo diario il giorno dopo la strage di via D’Amelio. Rita è la ragazzina siciliana, testimone di giustizia, a cui è intitolato il presidio “Libera” di Pinerolo.

Abbiamo incontrato Arturo Francesco Incurato, che ne è il referente (con Valentino Cecca).

In merito al rapporto tra il territorio pinerolese e la malavita di stampo mafioso, Incurato non nega che ci siano relazioni: «abbiamo alcuni esempi di beni confiscati a personaggi legati al mondo della mafia (Cantalupa, Cascina Arzilla di Volvera). Il nostro è un territorio che ha registrato la presenza di personaggi legati alla mafia, residenti qui o che avevano interessi economici in zona».

Se per ora, nel pinerolese, non abbiamo atti penalmente rilevanti, nel territorio circostante, purtroppo, si sono registrate diverse dinamiche legate alla malavita. Commenta Incurato: «Basti pensare a quanto avvenuto nel 2011, con le operazioni denominate “Minotauro” e “Maglio”, condotte a termine dalle forze dell’ordine; ai tre Comuni (Chivasso, Rivarolo Canavese e Leinì) commissariati a seguito dell’Operazione Minotauro stessa; all’ancora del tutto insufficiente consapevolezza dei cittadini e delle nostre amministrazioni circa la portata della presenza mafiosa, (‘ndrangheta nel basso Piemonte in primis) nella nostra Regione».

La strategia delle organizzazioni malavitose «è semplice, utilizza sempre gli stessi meccanismi. Proprio per questo, le amministrazioni pubbliche (ma anche le aziende private, così come i singoli cittadini) devono stare all’erta, ponendo attenzione, in maniera particolare, ai casi di speculazione edilizia o finanziaria, di riciclaggio o investimento di denaro illegale. Sono questi due i principali canali attraverso cui la mafia penetra e agisce in un territorio. Lo scopo delle organizzazioni malavitose è guadagnare denaro “sporco” attraverso azioni criminali, per poi riciclarlo, impiegandolo in situazioni pulite».

Quali i possibili campanelli d’allarme di fenomeni di infiltrazione mafiosa? «Sostanzialmente due: investimenti economici abnormi o strani, sospetta provenienza di personaggi e capitali. Bisogna lavorare sul principio del pensiero mafioso, così come, del resto, ci insegna la figura di Rita Atria: la mafia siamo noi e i nostri comportamenti. Magari non penalmente rilevanti, ma in grado di preparare il terreno a possibili azioni malavitose».

«Il modo in cui viene gestita l’amministrazione pubblica di un territorio può creare situazioni favorevoli all’infiltrazione mafiosa; basti pensare al caso di Bardonecchia (primo Comune del Nord Italia sciolto per mafia nel 1995, n.d.r.), teatro di speculazione edilizia da parte dell’’ndrangheta calabrese. Per questo, le amministrazioni devono muoversi con cautela».

E il cittadino? In che misura i comportamenti dei singoli possono favorire certe dinamiche malavitose? «Pensiamo alle raccomandazioni, alle ingiustizie, ai privilegi, a tutte le volte in cui cerchiamo di ottenere ciò che non ci spetta o che non ci meritiamo (favori da imprenditori, politici…). Un esempio? Chiedere la prenotazione o l’anticipo di una visita medica all’amico di turno che lavora in ospedale: questo è un diritto che pretendiamo, a prescindere dai nostri reali meriti. I comportamenti quotidiani dei singoli cittadini spesso ricalcano esattamente il modo di pensare della mafia: questa è la cosa più difficile da contrastare. La mafia, in altre parole, siamo noi».

In che modo la società civile può sensibilizzare le giovani generazioni ai valori della legalità e della responsabilità? Con iniziative di informazione e formazione, risponde Incurato. Lo scorso 21 marzo a Pinerolo, in occasione della XX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle Vittime Innocenti delle Mafie, si è svolta l’iniziativa “La verità illumina la giustizia”.

«Alla giornata – spiega Incurato – hanno partecipato quattro istituti scolastici statali di Pinerolo (media “F. Brignone”, liceo “M. Curie”, ITI “I. Porro” e IPSSAR “A. Prever”), con i cui studenti avevamo in precedenza svolto una serie di incontri, di taglio storico, presentando loro alcuni personaggi-simbolo della lotta alla criminalità organizzata.

Il lavoro era stato pensato in prospettiva, ma ci accorgiamo che è difficile dare continuità, a causa soprattutto dei numerosi impegni scolastici dei ragazzi. Si è rivelata molto positiva la collaborazione con alcuni docenti».

«È stato importante confrontarci con gli studenti su grandi tematiche (giustizia, problemi sociali…), cercando di stimolare il dialogo: in realtà, a ben vedere, trattare il tema “mafia” è una scusa per parlare di noi stessi.

Particolarmente significativa la collaborazione con il “Prever”: è la prima volta, infatti, che proponiamo un lavoro di questo tipo in un istituto professionale».

Vincenzo Parisi

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