24 Marzo 2013
Il nostro film d’Africa

Baudenasca. L’esperienza dei coniugi Lucy e Francesco Pagani, volontari in Madagascar
Il tempo è volato. Siamo arrivati a metà dicembre ed è già ora di tornare. Ogni momento della vita all’ospedale Vezo di Andavadoaka è stata un’emozione, ma alcuni avvenimenti hanno lasciano una traccia più profonda di altri. E si sono indelebilmente impressi nella nostra memoria. Come scene di un film neorealista. I protagonisti sono Sandro e Rosanna, i fondatori dell’ospedale, i medici e gli infermieri volontari e alcuni malati malgasci.
Prima scena. È sera, abbiamo cenato all’aperto e stiamo guardando il cielo, scuro e trapuntato di stelle incredibilmente luminose. Il custode dell’ospedale viene ad avvisare che è necessario trovare una barella per trasportare d’urgenza una mamma che deve partorire. Normalmente i parti avvengono nelle capanne, ma questa signora sta molto male. Si trova una barella e quattro uomini corrono a prendere la partoriente. La sua capanna, situata in un intrico di vicoli, non dista molto dall’ospedale, ma non può essere raggiunta da un carretto. Arriva poco dopo quando medici ed infermieri sono pronti in sala operatoria: il parto avviene rapidamente. Ma la neonata è sofferente, fatica a respirare, non piange. Come in una catena di montaggio ognuno ha il suo compito ed interviene sotto la supervisione di Sandro. È passato un tempo lunghissimo. Si sentono i primi vagiti, ci dicono che la piccola sta bene. Tra le braccia della mamma, andrà presto a conoscere i suoi sei fratellini che l’attendono a casa. Senza l’intervento dei medici e delle apparecchiature ospedaliere non avrebbe conosciuto la vita.
Seconda scena. Rosanna in ospedale non cammina. Lei sfreccia. Da un ambulatorio all’altro, in laboratorio, nelle camere di degenza ove sono ricoverati i pazienti, in sala operatoria. È ovunque, sempre indispensabile e risolutrice. È la moglie di Sandro: una presenza efficiente, serena, sorridente, all’altezza di ogni compito che deve svolgere. Oggi la vediamo sdraiata sul lettino: ha un ago nel braccio e dona il sangue per una giovane paziente ricoverata per emorragia. C’è un’urgenza, lei è emo-compatibile ed è stata immediatamente disponibile. Al termine del prelievo, sempre sorridente, cerca di trovare altre persone per le donazioni del giorno dopo. Verranno domattina due amiche della paziente ricoverata: hanno molta paura, ma lei le rassicura. Non sarà nulla e si potrà salvare una vita.
Terza scena. Arrivano in due su una camionetta militare. Vengono da Ambaikyli, circa 120 km da Andavadoaka. Hanno 10 e 12 anni, sono ragazzini dagli occhi stupendi. Entrambi hanno delle ferite da arma da fuoco. Non si riesce a capire bene cosa sia avvenuto, ma vista la reticenza degli accompagnatori nel dare spiegazioni, Sandro decide di intervenire immediatamente. Uno dei ragazzini è ferito alla mano, l’altro alla coscia. L’incidente è avvenuto il giorno prima; sono stati fasciati con degli stracci, perché perdevano molto sangue. È già un’impresa togliere le fasciature e ciò che i medici vedono non è incoraggiante. Remonoke perderà l’indice della mano destra, ma verranno conservate le altre dita; Revanaky tornerà presto a camminare. Anche a loro, scongiurato il fortissimo pericolo di infezioni, torna a sorridere la vita.
Lucy e Francesco Pagani
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