11 Luglio 2017
L’arte di amministrare la montagna

In tempi in cui la politica, anche quella locale, pare a volte navigare in mezzo alle nebbie della confusione e in balìa dell’emotività, forse il punto di vista di un amministratore di qualche tempo fa potrà essere utile, se non a risolvere i problemi almeno a seguire una rotta più chiara.
Piergiuseppe Daviero, amministratore in passato di Villar Perosa e Prali e, soprattutto, presidente della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca dal 1980 al 1985, è ora – come dice lui – «un po’ fuori dal giro», ma sicuramente, oltre a mantenersi informato, conserva – virtù rara negli amministratori di oggi – entusiasmo e posizioni nette su quello che la politica dovrebbe essere e fare.
Richiesto di un parere sulla litigiosità nell’Unione Valli Chisone e Germanasca, Daviero sottolinea: «Uno dei problemi del territorio è che i comuni sono tanti: è difficile mettere d’accordo tante teste. Bisogna conservare il valore della comunità, ragionando se non sia però il caso di accorpare alcuni servizi per unità territoriali più piccole e omogenee rispetto all’intera Unione». Ricorda Daviero: «Quando ero in comunità montana si prendevano come riferimento le sub-aree (in cui si divide il territorio per il piano regolatore) per la ripartizione degli assessorati: pensavamo che, ad esempio, una persona di Roure avrebbe potuto capire i problemi di Fenestrelle meglio di uno di Porte». E non risparmiando una stoccata, aggiunge: «Non ha senso, come accadeva nella Comunità Montana del Pinerolese, che a occuparsi di un territorio sia qualcuno che quel territorio non lo conosce. Proprio le sub-aree, invece, potrebbero essere una dimensione territoriale adatta per accorpare una serie di servizi e, magari, ottenere maggiori fondi dalla Regione». Continua Daviero: «Anche sulle fusioni di comuni occorre riflettere: quando in zone omogenee ci sono comuni dipendenti da altri per i servizi, sarebbe il caso di approfondire la questione e verificare il parere delle cittadinanze in merito all’ipotesi: penso a San Germano e Pramollo, Salza e Massello, al limite anche a Inverso e Pinasca».
L’ingegner Daviero ricorda: «Un tempo non è che esistessero “scuole di partito”, ma il PSI, la DC e il PCI di allora, anche a livello locale, proponevano numerosi momenti di confronto durante i quali si imparava l’uno dall’altro. Ci si trovava e si esaminavano i problemi comuni: dalla soluzione che aveva escogitato qualcun altro si traeva lo spunto per adattarla alla propria realtà; non mancavano nel corso degli incontri i toni anche forti, ma la rivalità restava sul piano politico, senza far venire meno la stima reciproca. Oggi i sindaci si conoscono poco e a volte basta una frase sbagliata a rovinare i rapporti personali; una volta magari ci si attaccava pesantemente, poi, finita la riunione si cenava insieme…».
Daviero, però, riconosce ai sindaci dei piccoli comuni che «sono una grande risorsa anche se i “grandi” politici non lo capiscono: spesso passano tante ore in comune, anche più dei dipendenti, e costano cifre ridicole».
Davanti alle tentazioni scissioniste ventilate da alcuni amministratori, il vecchio socialista invita alla cautela: «È più facile demolire che costruire; bisogna mantenere lo spirito originario della Comunità Montana, la capacità di dialogo e di comprensione. Quello spirito capace, negli anni ’80, di dare ai comuni servizi sociali invidiati da tutti, piani forestali e di sistemazione idrogeologica, di potenziare gli ospedali valdesi…». Inoltre: «Da qui a due anni ci sarà il rinnovo delle amministrazioni ed è auspicabile che nel frattempo il legislatore riveda alcune cose: una città metropolitana estesa come quella di Torino non può funzionare, bisognerebbe creare attorno all’area metropolitana vera e propria una “corona verde del torinese” capace di venire incontro alle esigenze delle realtà periferiche».
Daviero non le manda a dire neanche a PD e 5Stelle locali: «Per ottenere qualcosa bisogna mettere in campo personaggi di un certo calibro: Eugenio Buttiero, piaccia o non piaccia, era un rappresentante “di peso” nella Città Metropolitana; le attuali consigliere (ndr Monica Canalis e Anna Merlin), che non conosco, saranno bravissime, ma non credo che abbiano né il peso politico né la conoscenza del Pinerolese che sarebbero necessari a difendere un territorio come il nostro composto anche di paesi che hanno la popolazione di un condominio di Torino e che, pertanto, elettoralmente contano poco». E rincara la dose: «Se uno non prova a cambiare le cose, le cose da sole non cambiano: da vecchio “politico”, dicendo chiaro quel che penso – non sono mai stato diplomatico! –, provo a dare un contributo, sperando almeno di suscitare un dibattito nel mortorio pol
itico che sembra essere diventato il Pinerolese, altrimenti, se non cambiamo nulla, altro che paesi-dormitorio… la gente si fermerà a Torino anche a dormire!».
GUIDO ROSTAGNO

LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *