7 Ottobre 2011
L'arte bianca ha perso un suo maestro
Pinasca. Con Mario Alisio se ne va un pezzo di storia È deceduto Mario (Maggio) Alisio, per tutti i pinaschesi e non, semplicemente “Maggi ’l panaté”. L’arte bianca ha perso un suo maestro. L’abc dell’impasto tradizionale di una volta con farina, lievito, sale e acqua l’aveva imparato da giovane con i suoi fratelli più piccoli Stefano e Roberto in via Ugo Paolasso. Nel “pastin”, lo stanzino per far lievitare la pasta, sotto la guida paziente di papà Erminio poco lontano dal grande forno, mentre mamma Letizia dietro al bancone del negozio serviva i clienti anche i più esigenti. La levataccia alle due del mattino per accendere il forno. Un paio d’ore dopo la prima infornata quando si apriva la grande bocca e usciva il profumo di pane ancora caldo, ma fresco per i primi acquirenti. Erano gli operai della “notte” o del primo turno che arrivavano o partivano con il tram Gibuti a fare la loro giornata di lavoro ai cuscinetti della RIV a Villar Perosa. Quintali di micche e pagnotte ogni giorno, ma soprattutto i “grissini stirati”, rigorosamente a mano con i semplici ingredienti: farina, acqua, sale, lievito, malto. La “pasta reale” sovrana regina nel brodo del bollito dei giorni di festa. Pane sì, ma con il benessere del boom degli anni ’60 prendeva consistenza anche la pasticceria. Le “brioches” a forma di treccia con la spruzzata di zucchero per la merenda soprattutto nel periodo della scuola e del catechismo. La “fogassa” ovvero la focaccia al burro dell’Epifania con il fagiolo e pagava pegno chi lo trovava. Le “bignole” con la crosta e il dolce ripieno per le liete ricorrenze famigliari, ma il cavallo di battaglia della panetteria-pasticceria Alisio erano i famosi “canestrei” quei dolcetti semplici fatti sempre a mano con: fumetto (farina di granoturco), burro, rossi d’uovo, zucchero. In quegli anni per le grandi occasioni, sia per “bagné i cop” ovvero per inaugurare il tetto della nuova o ristrutturata casa, sia per le “barriere” ossia i rinfreschi in onore degli sposi, in casa oppure all’osteria prima del fatidico “sì” in chiesa, non potevano mancare il buon bicchiere di vino e “i canestrei d’ Alisio”. Intanto “Maggi” aveva messo su famiglia sposando Elvira, per cinquantacinque anni al suo fianco a condividere le gioie per la nascita di Lucia e Massimo e quindi i nipoti Beatrice e Stefano e anche i dolori per i lutti. La panetteria con grande rimpianto dei pinaschesi ha chiuso bottega il 31 dicembre del 1996. Nel “pastin” a infornare erano rimasti soltanto più “Maggi” e Roberto a portare avanti “l’arte bianca”. Così oggi Roberto ricorda con affetto la dipartita di una persona cara: “Per me non era solo un grande fratello, ma soprattutto era come un padre”.
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