25 Febbraio 2012
L’angelo ferito
Cimitero cittadino. Una proposta per salvare l’opera di Vincenzo Vela Ligornetto L’angelo accompagna il cammino e il pensiero dell’uomo affidatogli «dalla pietà celeste», come immagine dell’essenza spirituale. Nell’arte, la rappresentazione iconografica dell’angelo risale ai primi secoli del cristianesimo. Nei Vangeli è Gabriele che annuncia a Maria l’incarnazione del Verbo e sono gli angeli a cantare nei cieli «gloria a Dio e pace agli uomini di buon volere» nella notte santa. Sarà l’angelo a destare Giuseppe e a far fuggire la famigliola dall’ira crudele di Erode e sarà ancora l’angelo ad annunciare alle donne la Resurrezione di Cristo. L’arte di ogni tempo ha letto ed interpretato a volte in modo gioioso la figura dell’angelo, (la danza degli angeli musicanti…), altre volte in modo terribilmente drammatico (Michele che caccia gli angeli ribelli..). È prevalsa la raffigurazione di una creatura spirituale dalle fattezze umane decisamente bella, giovane, delicata e forte, invitta e vittoriosa, simbolo di grazia e di purezza incontaminata. L’angelo che lo scultore Vincenzo Vela (Ligornetto, Svizzera 1820-1891) ha concepito nel marmo bianco di Carrara come “Angelo della Risurrezione”, per la tomba di Giuseppe Bertea al Camposanto di Pinerolo, incarna queste delicatissime prerogative. Egli volge lo sguardo al Cielo, seduto davanti alla porta chiusa di un sepolcro e tiene sulle ginocchia la tromba del giudizio in attesa che si spalanchino le vie del Cielo. L’opera, datata 1869, presenta l’angelo con le ali chiuse, in attesa. Il tema affrontato dallo scultore non è isolato. Già nel 1856 il Vela aveva ideato un angelo ad ali spiegate per la tomba torinese di Tito Palestrini, ora in originale custodito alla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Torino (GAM). Da tempo l’opinione pubblica pinerolese ha posato, preoccupata, gli occhi sulla scultura del nostro Camposanto. Gente comune, associazioni culturali, giornali, anche alla luce di recenti atti vandalici perpetrati, hanno denunciato la precarietà di quest’opera, cercando di suggerirne il restauro e la messa in tutela. “L’angelo ferito” è profondamente leso: la tromba è ridotta ad un “piffero”. Come intervenire? La soluzione auspicata è quella di restaurare innanzitutto la figura dell’angelo e di tutelarla affidandola in esposizione alla collezione civica di Palazzo Vittone (ex cappella), ponendo nella nicchia cimiteriale una bella copia in vetroresina.
Mario Marchiando Pacchiola
(conservatore della Collezione Civica di Palazzo Vittone, Pinerolo)
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